DOMENICA |
"Giuseppe non temere di prendere con te Maria, tua sposa,
perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo".
(Mt 1, 20)
Come Maria, così Giuseppe è chiamato ad accogliere un sorprendente piano divino. Egli si fa obbediente a ciò che è frutto dello Spirito e, proprio in forza di questa sua obbedienza, diviene collaboratore di Dio nella storia della salvezza. Egli sarà il padre legale di Gesù; ma il fatto di non aver partecipato al suo concepimento, non gli attribuirà tuttavia una paternità "di minor grado". Agostino insiste a chiare lettere: Giuseppe è padre non per virtù della carne, ma della carità. Non è un padre ritenuto tale per opinione comune: Giuseppe è padre e lo è realmente.
Dai "Discorsi" di Sant’Agostino Vescovo (Serm. 51, 16.26; 20.30)
La dignità verginale ebbe origine dalla Madre del Signore, quando cioè nacque il re di tutti i popoli; fu lei a meritare non solo d’avere il figlio ma anche di non soggiacere alla corruzione. Come dunque quello era vero matrimonio e matrimonio senza corruzione, così quel che la moglie partorì castamente, perché il marito non avrebbe dovuto accoglierlo castamente? Come infatti era casta la moglie, così era casto il marito; e come era casta la madre, così era casto il padre. Colui dunque che dice: "Giuseppe non doveva essere chiamato padre, perché non aveva generato il figlio", nel procreare i figli cerca la libidine, non l’affetto ispirato dalla carità. Giuseppe con l’animo compiva meglio ciò che altri desidera compiere con la carne. Così, per esempio, anche coloro che adottano dei figli, non li generano forse col cuore più castamente, non potendoli generare carnalmente? Vedete, fratelli, i diritti dell’adozione, per cui un uomo diventa figlio di uno dal quale non è nato, in modo che ha maggior diritto nei suoi riguardi la volontà dell’adottante che non la natura del generante.
Allo stesso modo che è casto marito, così [Giuseppe] è pure casto padre. Ciò che lo Spirito Santo effettuò, lo effettuò per ambedue. È detto: Essendo un uomo giusto (Mt 1, 19). Giusto dunque l’uomo, giusta la donna. Lo Spirito Santo, che riposava nella giustizia di ambedue, diede un figlio ad entrambi. (…) L’Evangelista dice anche: E gli partorì un figlio (Lc 2, 7), parole con cui senza dubbio si afferma che Giuseppe è padre non per virtù della carne, ma della carità. Così dunque egli è padre e lo è realmente. (…) E perché è padre? Perché tanto più sicuramente padre, quanto più castamente padre. In realtà si credeva ch’egli fosse padre di nostro Signore Gesù Cristo in modo diverso; lo fosse cioè come tutti gli altri padri che generano carnalmente, non come quelli che accolgono i figli con il solo affetto spirituale. Difatti anche Luca dice: Era opinione comune che Giuseppe fosse il padre di Gesù (Lc 3, 23). Perché era opinione comune? Perché l’opinione e il giudizio della gente era portato verso ciò che di solito fanno gli uomini. Il Signore dunque non è discendente di Giuseppe per via carnale, sebbene fosse ritenuto tale. Tuttavia alla pietà e alla carità di Giuseppe nacque dalla vergine Maria un figlio, e proprio il Figlio di Dio.
LUNEDÌ - 24 DICEMBRE |
"Verrà a visitarci dall’alto un sole che sorge
per dirigere i nostri passi sulla via della pace".
(Lc 1, 78-79)
Dal "Commento al Vangelo di Giovanni" di Sant’Agostino Vescovo (In Io. Ev. tr. 2, 5-8)
Ci fu un uomo. E come poteva quest’uomo dire la verità parlando di Dio? Fu mandato da Dio. Come si chiamava? Il suo nome era Giovanni. A quale scopo egli venne? Egli venne come testimone, per rendere testimonianza alla luce, affinché tutti credessero per mezzo suo (Gv 1, 7). Perché dunque è venuto? Per rendere testimonianza alla luce. Perché occorreva questa testimonianza? Affinché per mezzo suo tutti credessero. E a quale luce egli è venuto a rendere testimonianza? C’era la luce vera. Perché l’evangelista aggiunge vera? Perché anche l’uomo che è illuminato può essere chiamato luce, ma la vera luce è quella che illumina.
Egli veniva in soccorso degli spiriti deboli, dei cuori feriti, per curare la vista malata dell’anima. Per questo veniva. (…) Se l’uomo non si fosse allontanato da Dio, non avrebbe avuto bisogno d’essere illuminato: dovette esserlo, perché si era allontanato da chi poteva sempre illuminarlo.
Ma allora se è venuto, dove era? In questo mondo era. C’era e c’è venuto: c’era in quanto Dio, c’è venuto in quanto uomo; perché, pur essendo qui in quanto Dio, non poteva essere visto dagli stolti, dai ciechi, dagli iniqui. Gli iniqui sono le tenebre di cui è stato detto: La luce risplende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno compresa. Ecco, egli è qui anche adesso, c’era, e ci sarà sempre: mai si allontana da nessun posto. Affinché tu possa vedere colui che mai si è allontanato da te, è necessario che tu non ti allontani mai da chi è presente dovunque: non abbandonarlo mai e non sarai abbandonato. Cerca di non cadere e per te la luce non tramonterà mai. Se cadi, egli per te tramonta: ma se rimani in piedi, egli sta di fronte a te. Tu, però, non sei rimasto in piedi: ricordati da dove sei caduto, da quale altezza ti ha precipitato chi cadde prima di te. Ti ha fatto precipitare, non con la forza o con l’istigazione, ma col tuo consenso. Se infatti tu non avessi consentito al male, saresti rimasto in piedi, saresti ancora nella luce. Ora però, poiché sei caduto e sei ferito al cuore, che solo è capace di vedere quella luce, essa è venuta a te quale tu potevi vederla.