CAPITOLO QUARTO

GRADI DELLA VITA SPIRITUALE

Ne ho parlato sopra descrivendo alcune opere agostiniane tra le più attinenti al nostro argomento: nella Grandezza dell'anima le quattro attività dell'anima - la purificazione o fortezza (virtus), la costanza o serenità (tranquillitas), l'avvio alla contemplazione (ingressio), la contemplazione (mansio); in Natura e grazia i quattro gradi della carità: incipiente, progredita, intensa, perfetta; nel Discorso del Signore sul monte e nella Dottrina cristiana i sette doni dello Spirito Santo comparati alle beatitudini, ridotte a sette, le sette petizioni del "Padre nostro"; e, infine, nella Verginità consacrata gli esempi di Cristo, raccolti anch'essi nel numero di sette.

Ne diamo a parte un prospetto sinottico.

Questo il prospetto. Ma il commento ad esso è un'altra cosa: richiederebbe un lungo trattato, che, sulla scia del vescovo d'Ippona, è possibile e utile scrivere, ma non qui. Qui basti qualche breve rilievo. Il prospetto agostiniano delle ascensioni spirituali ha avuto molta fortuna nella storia della spiritualità occidentale. Penso che le ragioni siano state molte, tra le altre queste: la sua ampiezza, la sua solidità, la sua aderenza alla psicologia umana, il suo fondamento nella teologia della grazia, il suo cardine cristologico, il suo movimento palese verso la Gerusalemme celeste, " cui sospira - dice Agostino a Dio - il tuo popolo durante il suo pellegrinaggio dalla partenza al ritorno " 1.

Agostino parte dal centro stesso della psicologia umana e della vita cristiana: l'amore; e osserva che quanto esso, domate le passioni, diventa intenso, si volge spontaneamente verso la contemplazione della Gerusalemme celeste e, crescendo ancora, fissa in essa la sua dimora: i doni dello Spirito Santo gli servono di stimolo, le beatitudini di clima, la preghiera di alimento, gli esempi di Cristo di modello.

Si può osservare inoltre che, se i primi due gradi della carità appartengono ancora alla vita ascetica, gli ultimi due appartengono decisamente alla vita mistica; corrispondono infatti ai doni dell'intelletto e della sapienza, due doni che avviano lo spirito alla contemplazione, e, facendogliene gustare la dolcezza, ve lo fissano come nella sua dimora; corrispondono alle beatitudini dei puri di cuore e dei pacifici, due condizioni essenziali perché l'occhio del cuore possa dirigersi verso Dio, e non solo - come si è detto sopra con le stesse parole di Agostino - sopportarne la luce ma anche provarne ineffabile gaudio; corrispondono alle due petizioni del "Padre nostro", le quali, benché a prima vista possono sembrare lontane dalla vita contemplativa, ne assicurano, nella interpretazione agostiniana, il fondamento, in quanto implorano la grazia di non cadere nel peccato e quella, finale, di esser liberati dal male, incluso il male della morte, poiché solo dopo la risurrezione tutto l'essere umano, anima e corpo, si volgerà a Dio e sarà stabilizzato in Dio; corrispondono infine, nel riassunto che Agostino ne offre, agli esempi più alti che Cristo, nostro modello, ci ha lasciato: l'assoluta purezza (senza alcun peccato) e l'assoluta carità (preghiera per i crocifissori), due esempi che, se non sono raggiungibili, sono però imitabili; ad essi, come a proprio ideale, deve guardar l'uomo se vuole orientarsi verso la visione di Dio e gustarne, qui in terra, il preludio.

Se dunque il grande quadro dei gradi della vita spirituale, che il vescovo d'Ippona ci propone ripetutamente, è tutto orientato verso la contemplazione, è di questa che dobbiamo parlare. Abbiamo visto sopra l'esperienza, vediamo ora la dottrina. Questa non è difforme da quella.