LIBRO QUINTO

 

 

Cipriano dimostra la consuetudine antica.

1. 1. Che sia un'antica consuetudine della Chiesa cattolica, quella che noi oggi osserviamo, quando non ribattezziamo quelli che vengono dagli scismatici o dagli eretici, se già hanno ricevuto il battesimo consacrato dalle parole del Vangelo, lo proviamo avvalendoci delle testimonianze di Cipriano. Egli si pone questa questione raccogliendola certamente dalle labbra dei fratelli che cercavano la verità o lottavano per essa. Nelle sue discussioni con cui cercava di dimostrare che gli eretici andavano ribattezzati e di cui abbiamo a lungo parlato a suo tempo nei libri precedenti, dice: Mi si dirà: Che ne sarà, dunque, di coloro che, in passato, venendo dall'eresia alla Chiesa, sono stati accolti senza battesimo? 1. Qui, tutta la causa dei Donatisti, con i quali abbiamo dibattuto questa questione, è pienamente naufragata. Se infatti non avevano veramente il battesimo quelli che, venendo dall'eresia, erano accolti in questo modo, e se quindi su di essi gravavano ancora i peccati 2, dato che con questi peccatori erano stati in comunione, sia quelli che sono vissuti prima di Cipriano 3, e sia Cipriano stesso, delle due una: o la Chiesa era finita già da allora, macchiata dalla comunione con costoro, o i peccati di altri, anche se notori, non danneggiano chi rimane nell'unità. Ma essi non possono dire che la Chiesa era scomparsa già da allora, contagiata dalla comunione con coloro che erano stati ammessi in essa, senza battesimo, come sostiene Cipriano. In questo caso, infatti, se la Chiesa fosse veramente scomparsa, i Donatisti non possono dimostrare neanche la loro origine: passarono più di quaranta anni tra il martirio di Cipriano e la distruzione dei Libri sacri, cioè dall'episodio nel quale i Donatisti, diffondendo il fumo delle loro calunnie, trovarono un pretesto per creare lo scisma, come proclama la lista dei Consoli. Quindi non resta che ammettere che l'unità di Cristo non può essere contaminata da simile comunione con i cattivi, anche se notori. Ammesso questo, non troveranno un motivo per sostenere che dovevano separarsi dalle Chiese del mondo che, come entrambi leggiamo, erano state fondate dagli Apostoli. E poiché queste Chiese non poterono perire a causa della mescolanza con i malvagi, ecco che i Donatisti, che non sarebbero periti se fossero rimasti con esse nell'unità, separandosene e rompendo il vincolo della pace, sono sicuramente periti nello scisma. Risulta molto chiaro il sacrilegio dello scisma, se non c'è stato alcun motivo di separazione. E che non c'è stato alcun motivo di separazione appare chiaro se i malvagi, anche notori, non macchiano i buoni nell'unità. Ora, che nell'unità i buoni non vengono macchiati dai cattivi, anche se notori, lo dimostriamo con la testimonianza di Cipriano, il quale dichiara che, in passato, quanti venivano dall'eresia alla Chiesa, erano ammessi senza battesimo 4. Tuttavia, se i nefandi sacrilegi che gravavano su di loro, in quanto non rimessi dal battesimo, non hanno potuto insozzare e distruggere la santità della Chiesa, nessun contatto coi malvagi può farla perire. Perciò, se essi ammettono che Cipriano ha detto il vero, la sua testimonianza li convince del crimine dello scisma; se sostengono che Cipriano ha detto il falso, non usino più la sua testimonianza nella questione del battesimo.

Continua l'argomento sui testi di Cipriano.

2. 2. Ma ora che abbiamo avviato un discorso col beato Cipriano, un uomo pacifico, proseguiamolo. Facendo propria l'obiezione che sentiva dai fratelli: Che ne sarà, dunque, di coloro che in passato sono venuti dall'eresia alla Chiesa e sono stati accolti senza battesimo? Dichiara: Il Signore può concedere il perdono con la sua misericordia, e non escludere dai benefici della Chiesa, quelli che, accolti nella Chiesa senza sacramento, sono morti nella Chiesa 5. Egli fece bene a credere che la carità dell'unità poteva coprire la moltitudine dei peccati. Se poi essi avevano il battesimo, e quelli che ritenevano necessario ribattezzarli erano in errore, la carità dell'unità 6 copriva questo errore per tutta la durata di questa, non diabolica divisione, ma umana fragilità; finché, se in qualche cosa pensavano diversamente, come dice l'Apostolo, il Signore li avesse illuminati 7. Guai perciò ai Donatisti che, dopo essersi separati dall'unità con una rottura sacrilega, ribattezzano, se è vero che il battesimo si trova da noi e da loro! Se invece esso si trova solo nella Cattolica, non battezzano affatto. Dunque o che ribattezzino o che non battezzino, non sono nel vincolo della pace, dal quale poter prendere un rimedio per qualunque loro ferita. Quanto a noi, se li ammettiamo nella Chiesa senza battesimo, ci troviamo nel numero di coloro che possono essere perdonati, come Cipriano ha creduto, per avere custodito l'unità. Se invece - come io credo che risulti chiaro da quanto si è detto nei libri precedenti - anche nella perversità degli eretici, può esserci l'integrità del battesimo cristiano; se a quell'epoca alcuni hanno ribattezzato e tuttavia non si sono separati dall'organismo dell'unità, costoro hanno potuto ottenere il perdono per lo stesso amore della pace, grazie al quale, come attesta Cipriano, poterono non essere esclusi dai benefici della Chiesa, quanti vi erano stati ammessi senza battesimo. Del resto, se è vero che tra gli eretici e gli scismatici non c'è il battesimo di Cristo, quanto meno sarebbero dannosi i peccati altrui per coloro che vivono nell'unità, visto che a coloro che venivano all'unità ed erano accolti senza battesimo, si perdonavano anche i propri!. In effetti se, come attesta Cipriano, il vincolo dell'unità può tanto, come potrebbero essere colpiti dai peccati altrui quanti non vogliono allontanarsi dall'unità se, per i propri peccati non morivano neppure i non battezzati che volevano venire ad essa dall'eresia?

L'autorità di Cipriano è contro i Donatisti.

3. 3. Ciò che Cipriano aggiunge dicendo: Non perché si è sbagliato una volta, bisogna sbagliare sempre, dato che agli uomini saggi e timorati di Dio conviene più aderire di buon animo e con prontezza alla verità svelata e chiarita, che lottare con tenacia e ostinazione contro i fratelli e i colleghi sacerdoti in favore degli eretici 8 è molto vero: resistere all'evidenza della verità 9, non è andare contro gli altri, ma piuttosto contro se stessi. Ma dalle molte cose dette, appare chiaro e certo, io credo, che neppure la perversità degli eretici può violare il battesimo di Cristo, quando viene dato e ricevuto presso di loro. Ma se questo non è ancora certo, è almeno dubbio; e chiunque ricorda le cose dette e vi riflette, deve ammetterlo. Non è quindi ad una verità evidentissima che noi ci opponiamo ma, o lottiamo per una verità chiara, come io penso, o, come possono certamente credere quanti ritengono questa questione non ancora risolta, cerchiamo la verità. Perciò se la realtà è diversa da quella che diciamo noi, accogliamo le persone battezzate dagli eretici, con la stessa semplicità con cui le accoglievano quelli che, come Cipriano ha creduto, ottenevano il perdono grazie all'unità. Se invece il battesimo di Cristo, come dimostrano le molte cose già dette, può restare integro anche quando non è integra la vita e la fede né di quelli che sembrano dentro, ma non appartengono alle membra dell'unica colomba 10, né di quelli che non vi appartengono tanto chiaramente da esserne anche apertamente fuori, ne consegue che tutti quelli che allora lo ripetevano, meritavano, grazie alla carità dell'unità, lo stesso perdono che, secondo Cipriano, avevano meritato, grazie alla stessa carità, quelli che erano stati accolti, a suo dire, senza battesimo. Ma ora i Donatisti che si sono staccati dalla carità di questa unità senza alcun motivo - visto che i cattivi nell'unità non possono nuocere ai buoni, come mostra Cipriano - hanno perso ogni possibilità di perdono. Ed essi, che si sarebbero perduti per colpa del solo crimine dello scisma, anche se non avessero ribattezzato dopo la Cattolica di che grande supplizio si sono resi degni, o perché cercano di dare ai Cattolici, che lo hanno, ciò che, a detta di Cipriano, essi non hanno, o perché, come i fatti dimostrano, accusano la Cattolica di non avere ciò che anch'essi hanno.

L'autorità di Cipriano non autorizza la separazione.

4. 4. Ma poiché ora, come si diceva, abbiamo avviato un discorso con una lettera di Cipriano, ritengo che se egli fosse presente, non sarei considerato anche da lui, come uno che lotta con tenacia e con ostinazione contro i fratelli e i colleghi sacerdoti, e a favore degli eretici 11, quando comprendesse le molte e grandi ragioni che ci muovono a credere che anche negli eretici pervertiti nel loro maligno errore, può esservi il battesimo di Cristo che, in se stesso, è molto degno e santo. E poiché egli stesso dichiara - per noi la sua testimonianza ha un grande peso - che era questo il modo con cui, in passato, si usava ammetterli, ne consegue che chiunque, colpito dalle sue parole, non dubita che gli eretici vadano battezzati, quanti non sono ancora persuasi, per i molti argomenti contrari, egli li consideri tali e quali a quelli che, in passato, hanno accolto, semplicemente, i battezzati nell'eresia, correggendone solo l'errore, e con essi poterono essere salvati per il vincolo dell'unità. Chiunque, invece, persuaso dall'antica consuetudine della Chiesa, dalla successiva conferma del concilio plenario, dai tanti e autorevoli testi delle sante Scritture, dalle molte prove prese da Cipriano, e dalle limpide ragioni della verità, capisce che il battesimo di Cristo, consacrato dalle parole del Vangelo, non diventa perverso a causa della perversità dell'uomo, comprenda anche che, per lo stesso vincolo dell'unità, poterono salvarsi coloro che, fatta salva la carità, credettero diversamente. E perciò bisogna anche capire che nessuna paglia e nessuna zizzania avrebbe potuto macchiarli, se essi avessero voluto essere grano nella società della Chiesa diffusa in tutta la terra; e che quindi non c'era alcun motivo di separarsi dal vincolo dell'unità, quale che sia, delle due opinioni, quella vera: o quella di Cipriano o quella seguita da tutta la Cattolica, dalla quale egli non si separò: che quanti sono apertamente fuori nel pubblico sacrilegio dello scisma non possono salvarsi, e che tutto ciò che ricevono dai divini sacramenti e dalla generosità dell'unico legittimo Sposo, fin quando sono perversi, serve più per la loro confusione che per la loro salvezza.

Il battesimo non va mai ripetuto.

5. 5. Perciò anche se gli eretici, emendatisi dall'errore, volessero venire alla Chiesa, proprio perché credono di non avere il battesimo, se non ricevendolo nella Cattolica, neppure in questo caso dovremmo accondiscendere alla ripetizione del battesimo, ma piuttosto insegnare loro che se non vogliono emendarsi, né l'integrità del battesimo giova alla loro perversità, né il battesimo integro è stato profanato dalla loro perversità nel periodo in cui essi non hanno voluto emendarsi; e né, dato che vogliono correggersi, il battesimo diventa in essi migliore, ma che essi si allontanano dalla malignità, mentre incomincia a giovare per la salvezza, ciò che prima c'era per la rovina. Imparando queste cose, infatti, desidereranno la salvezza nell'unità cattolica, non considereranno come proprio ciò che è di Cristo, e il sacramento della verità, benché presente in loro, non lo mescoleranno con il proprio errore.

Alcuni Donatisti hanno il terrore di essere ribattezzati.

5. 6. A ciò si aggiunga che la gente, per una non so quale segreta ispirazione divina, tanto odia chi riceve per la seconda volta il battesimo già ricevuto altrove, che gli stessi eretici, nel discuterne, si passano la mano sulla fronte; e quasi tutti i loro fedeli, che sono invecchiati nella loro comunione e hanno concepito un'ostinata avversione per la Cattolica, ammettono che questa è l'unica cosa che presso di loro li amareggia. E molti che, per ottenere dei vantaggi terreni o evitare inconvenienti, desiderano passare da loro, brigano in segreto perché si conceda loro, quasi per un favore speciale e personale, di non essere ribattezzati; e alcuni, che pure credono a tutti gli altri loro sciocchi errori e alle false accuse contro la Chiesa cattolica, non si vogliono unire a loro, perché ne sono trattenuti unicamente dal timore di essere costretti a ribattezzarsi. Ora, proprio per paura di questo sentimento che invade pienamente quasi tutti gli spiriti, i Donatisti preferirono accettare il battesimo, dato dai Massimianisti che essi avevano condannato, e così tagliarsi piuttosto la lingua e otturarsi la bocca, anziché ribattezzare tanti uomini di Musti, di Assuri e di altre popolazioni che essi accolsero con Feliciano, Pretestato e con altri, da essi condannati e ad essi ritornati.

C'è grande orrore per la ripetizione del battesimo.

6. 7. In realtà, poiché questo avviene di rado e riguarda singoli casi distanti tra loro nello spazio e nel tempo, non se ne avverte tutto l'orrore. Ma se all'improvviso si riunissero tutti quelli che per lunghissimo tempo i Massimianisti hanno battezzato in imminente pericolo di morte o nelle solennità pasquali, e si dicesse loro di farsi ribattezzare perché il battesimo ricevuto nel sacrilegio dello scisma era nullo, certamente si direbbe ciò che l'ostinazione nell'errore li costringerebbe a dire, per poter coprire sotto un'ombra qualsiasi di falsa coerenza, il gelo e il ghiaccio della propria durezza, riparandoli dal calore della verità. Ma poiché essi non avrebbero potuto tollerarlo, e, ciò che avessero fatto a tanta gente non avrebbero potuto tollerarlo neppure gli autori, soprattutto perché avrebbero dovuto ribattezzare nel partito di Primiano, quelli stessi che avevano già battezzato nel partito di Massimiano, fu accettato il battesimo dei Massimianisti e distrutto l'orgoglio dei Donatisti. Ma essi non avrebbero mai scelto di far questo, se non avessero ritenuto che l'orrore della gente per la ripetizione del battesimo era maggiore della considerazione della difesa persa. Questo lo dico, non perché dobbiamo temere l'opinione della gente, se la verità ci obbligasse a ribattezzare quanti vengono dagli eretici, ma perché secondo san Cipriano gli eretici avrebbero potuto essere maggiormente costretti alla necessità di venire alla Cattolica, se fossero stati in essa ribattezzati 12. ecco perché ha voluto ricordare quanto sia grande l'orrore che la ripetizione del battesimo suscita in quasi tutti gli spiriti. Un orrore che oso credere ve lo abbia infuso per proteggere la Chiesa.

Gli eretici posseggono il battesimo ma non rettamente né legittimamente.

7. 8. Certamente, quando io esamino le parole di Cipriano, sono sollecitato a dire molte cose necessarie per dirimere questa questione. Egli ha detto: In effetti, se essi vedono che noi decidiamo e stabiliamo, secondo un nostro giudizio e una nostra opinione, di considerare giusto e legittimo il loro battesimo, crederanno di possedere giustamente e legittimamente anche la Chiesa e tutti gli altri suoi doni 13. Egli non dice: Crederanno di possedere i doni della Chiesa, ma di possederli giustamente e legittimamente. Ora che non posseggono il battesimo in modo giusto e legittimo, noi lo concediamo, ma che non lo posseggano affatto, non possiamo dirlo, poiché riconosciamo il sacramento del Signore consacrato con le parole del Vangelo. Dunque hanno il battesimo legittimo, ma non legittimamente. Chiunque infatti ha il battesimo nell'unità cattolica e vive in maniera degna di esso, lo ha legittimo e legittimante. Chiunque, invece, o lo ha nella Cattolica come paglia mischiata al frumento, o lo ha fuori di essa, come paglia sollevata dal vento, questi ha, sì, il battesimo legittimo, ma non in modo legittimo. Ciascuno infatti lo ha come lo usa. Ma non lo usa in modo legittimo, chi lo usa contro la legge come fa ogni battezzato che vive da malvagio, sia dentro che fuori la Chiesa.

Anche del battesimo si può dire che è buono.

8. 9. Perciò, come l'Apostolo ha detto della Legge: La Legge è buona se uno la usa in modo legittimo 14, così noi possiamo giustamente dire del battesimo: Il battesimo è buono se lo si usa in modo legittimo. E come allora non rendevano buona, o rendevano addirittura inesistente la Legge, quanti non ne facevano un uso legittimo, così non rende assolutamente il battesimo invalido o non lo rende inesistente chiunque non ne fa un uso legittimo, solo perché vive nell'eresia o perché ha una condotta pessima. Ecco perché, quando si converte all'unità cattolica o ad una vita degna di un sacramento tanto grande, egli non comincia ad avere un secondo battesimo, quello legittimo, ma ha lo stesso in modo legittimo. E né al battesimo segue l'irrevocabile remissione dei peccati, se oltre che legittimo, non lo si ha anche legittimamente. Tuttavia, se non lo si ha legittimamente, e se i peccati non sono rimessi o, una volta rimessi, ritornano non per questo nel battezzato il sacramento del battesimo è cattivo o inesistente. Come Giuda, infatti, al quale il Signore porse il boccone, fece spazio dentro di sé al diavolo 15, non perché riceveva una cosa malvagia, ma perché la riceveva da malvagio, così chiunque riceve indegnamente il sacramento del Signore, non fa sì che, essendo egli cattivo, esso è cattivo, oppure, che non riceve niente, perché non lo riceve per la salvezza. Era Corpo e Sangue del Signore, infatti, malgrado tutto, anche per quelli ai quali l'Apostolo diceva: Chi mangia e beve indegnamente, mangia e beve la propria condanna 16. Gli eretici, dunque, non cerchino nella Cattolica ciò che hanno, ma ciò che non hanno, cioè il fine della Legge, senza il quale si possono avere molti doni santi, ma non possono giovare. Ora, il fine della Legge è la carità che deriva da un cuore puro e da una coscienza monda e da una fede non falsa 17. Quanto al sacramento del lavacro, non per averlo se già ne sono stati lavati, sia pure nell'eresia, ma per averlo in modo salutare, si affrettino a venire all'unità e alla verità della Cattolica.

Il battesimo di Giovanni.

9. 10. È ormai ora di vedere ciò che Cipriano dice sul battesimo di Giovanni Battista 18. Negli Atti degli Apostoli leggiamo 19 che l'unico motivo per cui Paolo ha battezzato quelli che erano già stati battezzati col battesimo di Giovanni è perché il battesimo di Giovanni non era il battesimo di Cristo, ma un battesimo concesso da Cristo a Giovanni, che sarebbe stato propriamente detto di Giovanni, come lo stesso Giovanni dice: L'uomo non può ricevere alcunché che non gli sia dato dal cielo 20. Ma affinché non si credesse che egli lo aveva ricevuto solo dal Padre e non anche dal Figlio, parlando di Cristo stesso egli dice: E dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto 21. Ora Giovanni lo ha ricevuto in vista di un disegno prestabilito, e non perché durasse a lungo, ma solo il tempo sufficiente a preparare la via del Signore, del quale egli doveva essere il precursore. Preparandosi ad entrare con umiltà in questa via e a condurre alla perfezione quanti lo seguono con umiltà, il Signore come lavò i piedi ai suoi servi 22, così volle essere lavato con il battesimo di un suo servo 23. Come infatti si inginocchiò ai piedi di quelli di cui era maestro, così si sottomise al dono che egli stesso aveva dato a Giovanni, perché tutti capissero che grande sacrilegio di superbia avrebbe commesso chi avesse disprezzato il battesimo che doveva ricevere dal Signore, visto che proprio il Signore aveva ricevuto dal servo ciò che gli aveva dato lui, perché questi potesse darlo come proprio. E poiché Giovanni, di cui, tra i nati di donna 24, non è sorto nessuno più grande, aveva reso a Cristo una testimonianza così autorevole, da riconoscersi indegno di scioglierli i legacci dei suoi calzari 25, Cristo, ricevendo il suo battesimo, sarebbe stato considerato il più umile tra gli uomini, e abolendo il suo battesimo sarebbe stato creduto come il Dio Altissimo: nello stesso tempo dottore di umiltà e datore di grandezza.

Ancora sul battesimo di Giovanni.

9. 11. A nessun profeta, infatti, a nessun uomo è stato mai concesso, stando alle Scritture divine, di battezzare nell'acqua della penitenza per la remissione dei peccati 26. Questo è stato concesso a Giovanni, perché, attirando su di sé, con questo grande dono, gli animi dei popoli, potesse preparare in essi la via 27 a Colui che egli annunciava come molto più grande di sé. Ma mentre il Signore Gesù Cristo purifica la Chiesa con un battesimo tale che, una volta ricevuto, non ne richiede un altro, Giovanni battezzava con un battesimo tale che, una volta ricevuto, avrebbe necessariamente richiesto anche il battesimo del Signore e non certo per ripetere quello di Giovanni, ma perché, a quanti avevano ricevuto il battesimo di Giovanni, fosse dato anche il battesimo di Cristo, di cui Giovanni preparava la via. Se infatti non ci fosse stato bisogno di raccomandare l'umiltà di Cristo, non ci sarebbe stato neppure bisogno del battesimo di Giovanni. Inoltre, se Giovanni fosse stato il fine della legge, non c'era bisogno, dopo il battesimo di Giovanni, del battesimo di Cristo. Ma poiché il fine della Legge è Cristo, perché sia data la giustizia ad ogni credente 28, egli indicò che si doveva andare da lui e che, quando si è arrivati a lui, si resta con lui. E così Giovanni ha proclamato sia la sublimità del Signore, poiché lo ha di gran lunga anteposto a sé, sia la sua umiltà, perché lo ha battezzato come fosse l'ultimo. Ma se Giovanni avesse battezzato Cristo soltanto, lo si sarebbe considerato dispensatore di un battesimo migliore - dato che con esso era stato battezzato solo Cristo - di quello di Cristo stesso, con il quale vengono battezzati i cristiani. E ancora: se fosse necessario battezzare tutti prima col battesimo di Giovanni e poi con quello di Cristo, si potrebbe credere, a buon diritto, che il battesimo di Cristo è meno completo e meno perfetto e che esso non basterebbe alla salvezza. Ecco perché, il Signore, da una parte è stato battezzato col battesimo di Giovanni, per piegare le orgogliose cervici degli uomini al suo battesimo salutare e, dall'altra, non è stato il solo ad essere battezzato con quel battesimo, per non far vedere che questo battesimo era superiore, proprio perché egli era stato l'unico degno di essere battezzato. E d'altra parte, egli non permise che esso restasse a lungo, perché non si pensasse questo unico unico con cui egli battezza, richiedesse l'altro che lo aveva preceduto.

Se il battesimo di Giovanni rimette i peccati.

10. 12. Pongo, pertanto, una questione: se con il battesimo di Giovanni si rimettevano i peccati, che cosa ha potuto donare in più il battesimo di Cristo a quelli che l'apostolo Paolo ha imposto di farsi battezzare col battesimo di Cristo, dopo il battesimo di Giovanni 29? Se invece con il battesimo di Giovanni i peccati non si rimettevano, erano forse migliori di Giovanni, al tempo di Cipriano, quelli che rapivano i fondi con astuta frode, come egli dice, che, raddoppiando le usure 30, accrescevano il capitale, e che tuttavia, se battezzavano, operavano la remissione dei peccati? Oppure si operava perché li abbracciava l'unità della Chiesa? E che? Non era nell'unità Giovanni, questo amico dello Sposo 31, precursore della via del Signore e battezzatore del Signore in persona? Chi è così pazzo da dirlo? Di conseguenza, benché io creda che Giovanni abbia battezzato nell'acqua della penitenza 32 per la remissione dei peccati, in modo che ai suoi battezzati erano rimessi i peccati nella speranza, di fatto è nel battesimo del Signore che essa avveniva; come la resurrezione che si attende alla fine è avvenuta in noi nella speranza. L'Apostolo lo dice: Egli ci ha risuscitati con lui e ci ha fatto sedere nei cieli con lui 33; e ancora: È nella speranza che siamo stati salvati 34. In effetti, sebbene Giovanni stesso dica: Io vi battezzo con l'acqua della penitenza per la remissione dei peccati 35, vedendo il Signore dice: Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo 36. Tuttavia, perché nessuno sostenga che anche col battesimo di Giovanni si rimettevano i peccati, e che è solo una santificazione più completa che è stata concessa, col battesimo di Cristo, a quelli ai quali Paolo ordinò di farsi ribattezzare, contro questa opinione non mi accanisco.

Perché dopo Giovanni si è battezzato e perché...

11. 13. Dobbiamo infatti esaminare un problema che riguarda in modo particolare la nostra questione: quale che sia la natura del battesimo di Giovanni, poiché è evidente che esso appartiene all'unità di Cristo, perché dopo Giovanni, che era santo, si dovette battezzare e dopo i vescovi avari, no? Di sicuro nessuno nega che nel campo del Signore Giovanni era il buon grano e, se non si può dire di più, quello che produce il cento per uno; così nessuno dubita che l'avarizia, che è idolatria 37, nella messe del Signore è considerata paglia. Perché, allora, dopo il frumento si battezza e dopo la paglia non si battezza? Ora, se Paolo ha battezzato dopo Giovanni, perché era migliore di Giovanni, perché Cipriano non ha battezzato dopo i suoi colleghi usurai, dei quali era incomparabilmente migliore? E se Cipriano non ha battezzato dopo tali colleghi, in quanto essi erano con lui nell'unità, neppure Paolo avrebbe dovuto battezzare dopo Giovanni, perché stavano nella stessa unità. Oppure gli ingannatori e i rapaci appartengono all'unica colomba 38, mentre non vi appartiene colui al quale si manifestò la potenza del Signore Gesù Cristo mediante lo Spirito Santo disceso in forma di colomba 39? Tutt'altro: Giovanni vi appartiene intimamente, questi malvagi, invece, che dovranno essere separati dal frumento in occasione di qualche scandalo o nell'ultima vagliatura, non vi appartengono affatto. Eppure dopo Giovanni si è battezzato e dopo costoro non si battezza. E per qual motivo, se non perché il battesimo, che Paolo ordinò loro di ricevere non era quello dato da Giovanni? Ne consegue che anche nell'unità della Chiesa, il battesimo di Cristo, sia pure dato da un ministro usuraio, non si può ripetere; quanto al battesimo di Giovanni, anche quelli che lo ricevevano da Giovanni in persona, dovevano poi battezzarsi col battesimo di Cristo.

...dopo Cristo non si battezza.

12. 14. Del resto, anche io potrei, prendendo sempre le parole del beato Cipriano, volgere l'attenzione degli ascoltatori ad una specie di miracolo, se dicessi: Giovanni, ritenuto il più grande dei profeti; Giovanni, ripieno della grazia di Dio fin dal seno materno; Giovanni, sorretto dallo spirito e dalla virtù di Elia; che non è stato avversario del Signore, ma suo precursore e annunciatore; che ha annunciato il Signore non solo con le parole, ma lo ha mostrato allo sguardo; che ha battezzato quel Cristo, nel cui nome vengono battezzati gli altri 40, non ha meritato di battezzare in modo che non fosse necessario battezzare nuovamente, dopo di lui, quanti erano stati battezzati da lui, e dopo gli avari, gli ingannatori, i rapaci e gli usurai, nessuno penserà che bisogna battezzare qualcuno nella Chiesa? Non è forse vero che, quando io faccio questa osservazione cattiva, mi si risponde: Perché la credi una cosa indegna, come se Giovanni è stato disonorato e l'avaro onorato? Del resto non c'era da ripetere il battesimo di Colui del quale proprio Giovanni dice: Questi è Colui che battezza nello Spirito Santo 41. Infatti, qualunque ministro lo impartisca, il battesimo è sempre di Colui del quale è stato detto: Questi è Colui che battezza. Ma neppure il battesimo di Giovanni è stato ripetuto, quando l'apostolo Paolo ha ordinato a quanti erano stati battezzati da Giovanni, di farsi battezzare in Cristo. In realtà, essi dovettero ricevere dallo Sposo stesso, ciò che non avevano ricevuto dall'amico dello Sposo 42, di cui il suo amico aveva detto: Questi è Colui che battezza nello Spirito Santo.

Sul battesimo di Cristo.

13. 15. In realtà, se il Signore Gesù avesse voluto, avrebbe potuto dare il potere sul suo battesimo a uno o ad alcuni dei suoi servi più autorevoli, che già aveva resi suoi amici e ai quali ha detto: Non vi chiamerò più servi, ma amici 43, di modo che, come Aronne era stato indicato sacerdote 44 con una verga fiorita, così nella sua Chiesa, dove sono avvenuti molti e più grandi miracoli, sarebbero stati indicati, per mezzo di un segno, i ministri dotati di più eccelsa santità e i dispensatori dei misteri; e questi soltanto avrebbero dovuto battezzare. Ma se lo avesse fatto, benché conferitogli dal Signore, il battesimo sarebbe stato considerato di quei servi, come l'altro di Giovanni. Perciò, Paolo ringrazia il Signore di non avere battezzato nessuno di quelli che, avendo dimenticato, diciamo così, il nome nel quale erano stati battezzati, si dividevano sui nomi degli uomini 45. In effetti, poiché il battesimo dato da un ministro spregevole, vale tanto quanto quello dato da un apostolo, si ammette, di conseguenza, che esso non è né dell'uno e né dell'altro, ma di Cristo. questo, Giovanni attesta di averlo appreso, per quanto riguarda il Signore, per mezzo dell'apparizione della colomba. In effetti io non vedo proprio in quale altro senso egli ha detto: E io non lo conoscevo 46. Se infatti non lo avesse mai conosciuto, non gli avrebbe detto, vedendolo venire al suo battesimo: Sono io che devo essere battezzato da te 47. Che senso ha, allora, questo suo discorso: Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui. E io non lo conoscevo, ma chi mi ha mandato a battezzare nell'acqua, mi disse: Colui sul quale vedrai discendere dal cielo lo Spirito e fermarsi su di lui, quegli è colui che battezza nello Spirito Santo 48? Certamente la colomba era discesa sul battezzato. Ora, mentre egli veniva a farsi battezzare, Giovanni gli aveva detto: Sono io che devo essere battezzato da te 49. Dunque, già lo conosceva. Che cosa vuol dire, allora: Io non lo conoscevo, ma Colui che mi mandò a battezzare in acqua, mi disse: Colui sul quale vedrai scendere lo Spirito dal cielo e posarsi su di lui, questi è Colui che battezza nello Spirito Santo 50, dato che è successo dopo che è stato battezzato se non che, in un senso lo conosceva e nell'altro non lo conosceva? Egli conosceva, è evidente, lo Sposo, il Figlio di Dio, dalla cui pienezza tutti avrebbero ricevuto 51; ma poiché da questa pienezza egli aveva ricevuto il potere di battezzare, tanto che il suo si sarebbe chiamato battesimo di Giovanni, egli non sapeva se poi il Signore lo avrebbe dato anche agli altri, oppure ne avrebbe avuto uno tutto suo, ma tale che chiunque lo avesse dato, o un ministro di grazia più elevata o uno di grazia meno elevata, o un ministro che produce il centuplo o il sessanta o il trenta; o il frumento o la paglia, riconoscessero tutti che esso non era altro che di Cristo. Questo, Giovanni lo ha appreso dallo Spirito disceso nella forma di una colomba e posatosi su Cristo.

Se si può battezzare dopo gli eretici.

14. 16. Quindi, noi troviamo che gli Apostoli hanno detto: La mia gloria 52, naturalmente, nel Signore, e: Il mio ministero 53, la mia prudenza 54, il mio Vangelo 55, naturalmente conferito e donato dal Signore, mentre non troviamo che un Apostolo abbia mai detto: Il mio battesimo. La gloria, infatti, non è uguale in tutti, e non tutti amministrano in modo uguale e non tutti sono dotati di uguale prudenza. Ma anche nell'evangelizzare c'è chi opera bene e chi meno bene, e quindi si può dire che, anche nella dottrina della salvezza, c'è chi è più dotto e chi lo è meno. Viceversa non si può dire che uno sia battezzato di più e un altro di meno, non importa se egli è stato battezzato da uno inferiore o da uno superiore. Inoltre, poiché sono ben note le opere della carne, cioè: le fornicazioni, le immondezze, le lussurie, le idolatrie, i venefici, le inimicizie, le contese, le emulazioni, le animosità, i dissensi, le eresie, le invidie, le ubriachezze, le ingordigie ed altre simili 56, se ci stupiamo a sentir dire: Dopo Giovanni si è battezzato e dopo gli eretici non si è battezzato, perché non stupirsi a sentir dire: Dopo Giovanni si è battezzato e dopo gli invidiosi no, se è vero che proprio Cipriano, nella lettera Sulla gelosia e l'invidia, attesta che gli invidiosi sono partigiani del diavolo? E che nella Chiesa gli invidiosi sono stati annunciatori di Cristo fin dal tempo degli Apostoli, non lo rivela proprio Cipriano, citando l'apostolo Paolo, come noi abbiamo già dimostrato 57?

Sul battesimo di Giovanni.

15. 17. Che dunque il battesimo di Giovanni non era uguale al battesimo di Cristo, credo di averlo chiarito abbastanza. Ne consegue che non è possibile trarre da esso nessuna prova per sostenere che dopo gli eretici bisogna battezzare, poiché dopo Giovanni si è battezzato, dato che Giovanni non era un eretico e che se ha potuto avere un battesimo che, datogli da Cristo, anche se non era quello di Cristo, è perché aveva la carità di Cristo. Ma neppure si può trarre la prova per sostenere che l'eretico può avere il battesimo di Cristo e la perversità del diavolo, così come, nella Chiesa, si può avere il battesimo di Cristo e la gelosia del diavolo.

Segue l'argomentazione di Agostino.

15. 18. " A più forte ragione infatti bisogna battezzare l'eretico, dato che Giovanni non era un eretico, eppure dopo di lui si è battezzato " 58. " Già - potrebbe dire un altro - a maggior ragione dopo l'ubriaco bisogna battezzare, visto che Giovanni era sobrio, eppure dopo di lui si è battezzato " 59. E che risposta gli daremo? Non l'abbiamo. Salvo a dire che ai battezzati da Giovanni è stato dato il battesimo di Cristo, che essi non avevano; in quelli, invece, in cui c'è il battesimo di Cristo, quali che siano le loro perversità, non si può fare in modo che non vi sia il battesimo di Cristo.

Giovanni ricevette da Cristo ciò che donò.

15. 19. Non è vero, quindi, che l'eretico ha potuto ottenere un diritto sul battesimo, perché ha battezzato per primo 60, ma perché ha battezzato con un battesimo non suo. Ma anche se non ha avuto il diritto di battezzare, tuttavia ciò che ha dato è di Cristo e ciò che ha ricevuto è di Cristo. Molte cose, infatti, si danno contro il diritto, ma non per questo si considerano o nulle o non date. In effetti, neanche chi rinuncia al secolo a parole e non a fatti riceve legittimamente il battesimo, eppure lo riceve. E che questa gente sia anche nella Chiesa, Cipriano lo ricorda per i suoi tempi e noi lo esperimentiamo e ne gemiamo.

Può il battesimo essere separato dalla Chiesa?

15. 20. Sorprende poi sentir dire che battesimo e Chiesa non possono assolutamente trovarsi separati e divisi tra di loro 61. Se infatti il battesimo rimane nel battezzato, senza che possa separarsene, perché un battezzato si può separare dalla Chiesa e il battesimo no? Ora, che nel battezzato il battesimo rimane per quanto l'abisso della sua cattiveria e la voragine dei peccati, in cui precipita, possano essere profondi, fino alla rovina dell'apostasia, egli non è senza battesimo, e per questo a chi fa penitenza e ritorna, esso non viene ridato perché si giudica che non poteva esserne privo. Ora, che un battezzato possa separarsi dalla Chiesa, chi può dubitarne? Veramente è da qui che sono uscite tutte le eresie che, sotto l'appellativo cristiano, ingannano la gente.

Risposta alla domanda.

16. 20. Quindi, se è evidente che nel battezzato c'è il battesimo, quando un battezzato si separa dalla Chiesa, è certo che il battesimo che è in lui si separa con lui. Di conseguenza, non tutti quelli che hanno il battesimo, hanno anche la Chiesa, come non tutti quelli che hanno la Chiesa, hanno anche la vita eterna. Ora, se noi diciamo che non hanno la Chiesa se non quelli che osservano i comandamenti di Dio, ammettiamo che vi sono molti, che hanno il battesimo e non hanno la Chiesa.

L'eretico non possiede la primogenitura sul battesimo.

16. 21. Perciò non è l'eretico il primo a possedere il battesimo 62; egli infatti lo ha ricevuto dalla Chiesa e non ha potuto perderlo separandosene e benché noi diciamo che egli non ha più la Chiesa, ammettiamo, tuttavia che ha il battesimo. Così, non rinuncia alla primogenitura 63, per attribuirla all'eretico, chi dice che l'eretico ha portato con sé ciò che non darà legittimamente, anche se ciò che dà è legittimo, e ciò che non ha legittimamente, anche se ciò che ha è legittimo. Ora, la primogenitura consiste solo nella condotta santa e nella vita buona, e ne partecipano tutti quelli dai quali è formata, come da membra, la Sposa senza macchia né ruga 64, cioè la colomba 65 che geme la malvagità in mezzo a molti corvi. A meno che, visto che Esaù perse la primogenitura per la voglia di lenticchie 66, non si debbano considerare possessori della primogenitura gli ingannatori, i rapaci, gli usurai, i gelosi, gli ubriaconi ed altri malvagi come quelli che erano nella Chiesa di allora, e che Cipriano deplorò nei suoi scritti 67. Di conseguenza, o avere la Chiesa non equivale a possedere la primogenitura nelle cose divine o, se chiunque ha la Chiesa possiede anche la primogenitura non hanno la Chiesa tutti gli iniqui che sembrano dentro e che, come nessuno di noi nega, hanno e danno il battesimo. In effetti, chi oserebbe dire che essi hanno la primogenitura sui misteri divini, se non chi non ha nessun senso del divino?.

La finale della lettera di Cipriano.

17. 22. Dopo avere esaminati e discussi tutti gli aspetti della lettera di Cipriano, siamo ormai arrivati alle pacifiche parole poste come conclusione. Parole che non mi sazio di leggere e di ripetere spesso, tanta è la piacevolezza dell'amore fraterno che ne esala e la dolcezza della loro esuberante carità! Egli dice: Eccoti la nostra breve risposta, fratello carissimo, secondo la nostra piccolezza: noi non ci opponiamo a nessuno, né vogliamo impedire pregiudizialmente a ciascun vescovo di fare ciò che crede, in quanto ciascuno dispone della piena libertà di decisione. Noi, per quanto possiamo, per colpa degli eretici non intendiamo litigare coi nostri colleghi vescovi, con i quali desideriamo mantenere la concordia e la pace del Signore, soprattutto perché l'Apostolo dice: " Se poi qualcuno pensa di essere litigioso, noi questa abitudine non l'abbiamo, e neanche la Chiesa di Dio " 68. Conserviamo, quindi, con pazienza e dolcezza, la carità dei cuori, la dignità del collegio, il vincolo della fede, la concordia del sacerdozio. Proprio per questo abbiamo scritto anche un opuscolo su Il bene della pazienza, nei limiti della nostra mediocrità e col beneplacito e ispirazione del Signore. Te lo inviamo come segno di reciproco affetto 69.

Elogi a Cipriano.

17. 23. Ci sono molte considerazioni da fare su queste parole, nelle quali risplende il fulgore della cristiana carità di un uomo che ha amato la bellezza della casa del Signore e il luogo del suo santuario 70!. Primo, che egli non ha nascosto il suo pensiero; poi, che ha usato espressioni molto miti e pacifiche; che ha mantenuto la pace della Chiesa con quanti divergevano dalle sue idee; che ha capito che nel vincolo dell'unità c'è tanta salute; che ha amato e custodito con saggezza solo l'unità; che ha visto e capito che anche i sostenitori dell'idea contraria possono, salvando la carità, dissentire: in effetti, non avrebbe detto di voler conservare la concordia divina e la pace del Signore con i malvagi. In verità, un uomo buono può avere uno spirito di pace verso i cattivi, ma non può mantenere con essi la pace che essi stessi non mantengono. E infine, che non ostacolando e non impedendo a ciascun vescovo di agire come credeva, in quanto ciascuno ha piena libertà di decisione, ha dato anche a noi tutti la possibilità di discutere serenamente questi argomenti con lui. Egli infatti è tra di noi non solo con i suoi scritti, ma anche con quella virtù che in lui ebbe il massimo vigore e non poté mai morire, la carità. Ora io, desiderando unirmi a lui ed essere con lui una sola cosa, se non ne sarò ostacolato dall'incoerenza dei miei peccati; sostenuto dalle sue preghiere, imparerò dai suoi scritti, se ci riesco, con quanta pace e conforto il Signore ha retto, per mezzo di lui, la sua Chiesa; e, rivestito di sentimenti di umiltà per la commozione suscitata in me dal suo discorso, anche se insieme al mondo so che la mia idea è più vera, non anteporrò il mio cuore al suo neppure sulla questione in cui egli, pur avendo una opinione diversa, non si è separato dal mondo. Più spiccata certamente fu in lui la forza della virtù - visto che questa questione, non ancora discussa, restava ancora sospesa -, e che egli, che pure aveva un'opinione diversa da molti colleghi, conservò tanto equilibrio da non rompere con il crimine di uno scisma la santa società della Chiesa di Dio. Certo, molto più grande che se egli avesse avuto tutte le idee, non solo vere, ma anche uguali agli altri, senza la carità. E né io gli farei piacere se, il suo ingegno, la potenza della sua parola e la ricchezza della sua dottrina, cercassi di anteporli al santo concilio di tutte le nazioni, al quale egli ha senz'altro partecipato nell'unità spirituale, soprattutto ora che vive in quella luce di verità, dove contempla con tutta certezza la verità che quaggiù cercava con grande pace. Dall'abbondanza di questa luce, infatti, egli sorride di questi, che a noi sembrano discorsi, come di balbettii di bambini. Là vede di quale regola di pietà ha avuto bisogno quaggiù, perché niente gli fosse più caro dell'unità nella Chiesa. Là contempla con indicibile diletto, quanto sia provvidenziale e misericordioso il disegno con cui il Signore ha scelto le cose stolte del mondo, per guarire le nostre ferite, per confondere i sapienti 71; e per collocare negli ordini della sua Chiesa tutti i membri con grande sapienza, così che gli uomini non potessero dire che è stato per il loro ingegno e per la loro scienza, che ancora non sapevano da chi l'avevano avuta in dono, che sono stati scelti come collaboratori al suo Vangelo, e quindi non si gonfiassero di pestifera superbia. Oh! come gioisce Cipriano, con quanta più serenità egli contempla in quella luce, che per la piena salvezza dell'umanità è stato stabilito che vi siano degli errori che si possono giustamente criticare; anche se essi si trovano negli scritti pii e cristiani degli oratori, ma non in quelli dei pescatori!. Io, della gioia di quest'anima santa, ho la totale certezza; e non oso assolutamente pensare né dire che i miei scritti siano esenti da ogni errore. E né al suo parere, per cui credette che quanti venivano dagli eretici dovessero essere accolti in modo diverso da come si accoglievano in passato, come egli attesta, o da come si accolgono ora, secondo la ragionevole consuetudine, confermata da un concilio plenario di tutto il mondo cristiano 72, io antepongo un mio parere, ma quello della santa Chiesa cattolica, che egli tanto amò e predilesse; nella quale portò con pazienza una grande quantità di frutti; della quale non seguì la consuetudine universale, ma rimase nella sua universalità; di cui non abbandonò mai la radice, ma, pur essendo già fruttuoso, fu potato dal celeste agricoltore perché lo fosse di più 73; per la cui pace e salvezza, onde evitare che con la zizzania si sradicasse anche il frumento, da una parte redarguì con la libertà della verità i molti mali di quelli che stavano con lui nell'unità, e dall'altra li sopportò con la virtù della carità 74.

Morti all'esterno e all'interno.

18. 24. Perciò egli stesso ci insegna, con grande eloquenza, che molti uomini, morti nei loro delitti e nei loro peccati, benché non appartenenti alla società di Cristo, né alle membra dell'unica colomba 75 innocente e semplice - che se fosse solo essa a battezzare, gli altri certamente non potrebbero battezzare - in apparenza sembrano dentro, vi si battezzano e battezzano; e che in loro, benché morti, vive però il battesimo di Colui che più non muore e che la morte più non dominerà 76. Ora, visto che anche nella Chiesa vi sono dei morti, e non nascosti - in effetti Cipriano non ne avrebbe parlato tanto -, e che essi non fanno parte della colomba viva o non vi fanno ancora parte; e visto che fuori vi sono dei morti che ancora più chiaramente non vi appartengono o ancora non vi appartengono, e che nessun uomo può ricevere la vita da uno che non l'ha 77, è evidente che quanti, nella Chiesa, si fanno battezzare da questi morti, se si accostano al battesimo con una sincera conversione del cuore, ricevono la vita da colui al quale appartiene il battesimo. Se invece rinunciano al mondo a parole e non a fatti 78 come quelli che, testimone Cipriano, sono anche nella Chiesa, non ricevono la vita neppure loro, se non si convertono. Eppure hanno il vero battesimo, anche se non si convertono. Quindi anche i morti che si trovano fuori della Chiesa, benché non abbiano né diano la vita, hanno però il battesimo vivo, che giova alla loro vita solo se si convertono alla pace. Anche questo è evidente.

Se le antiche eresie ribattezzevano.

19. 25. Perciò, quelli che allora accoglievano gli eretici provenienti dalle eresie con lo stesso battesimo di Cristo che avevano ricevuto fuori, e che dicevano di seguire l'antica consuetudine, la stessa che segue oggi la Chiesa, era inutile contraddirli dicendo loro che nell'antichità, le eresie e scismi erano ancora agli inizi, e quindi non si trovavano quelli che si allontanavano dalla Chiesa, dove erano stati prima battezzati, per cui, una volta tornati e fatta penitenza, ci fosse bisogno di battezzarli 79. Appena infatti nasceva un'eresia e usciva dalla società della comunione cattolica, non dico il giorno dopo, ma addirittura lo stesso giorno, poteva battezzare quanti ad essa accorrevano. Quindi, se anticamente si usava accogliere in questo modo (e non sono riusciti a negarlo neanche i suoi oppositori), nessun osservatore un po' più attento potrà dubitare che così siano stati accolti anche i battezzati fuori nelle eresie.

Chi è una pecora smarrita.

19. 26. Io non vedo per quale motivo non si considera ancora pecora smarrita 80, chi, in cerca della cristiana salvezza, ha avuto la disavventura di imbattersi nell'errore degli eretici e vi è stato battezzato, e si considera pecora adulta, nella Cattolica, chi ha rinunciato al mondo solo a parole e non a fatti 81 e, con animo falso, vi ha ricevuto il battesimo. Ora egli non diventa pecora, se non quando si converte a Dio con cuore sincero; e come questi non diventa pecora quando si fa battezzare, se già era battezzato, ma ancora non era pecora, così anche uno che viene dagli eretici per diventare pecora, non lo si deve battezzare, se già aveva ricevuto, presso di loro, lo stesso battesimo, benché non fosse ancora una pecora. Perciò, se tutti i malvagi, gli avari, i gelosi, gli ubriaconi che sono anche nella Chiesa, e tutti quelli che conducono una vita contraria alla disciplina cristiana, li possiamo giustamente chiamare menzogneri, tenebrosi, morti e anticristi, è forse vero che essi non battezzano poiché non può esserci niente in comune tra la menzogna e la verità 82, le tenebre e la luce, la morte e l'immortalità, l'anticristo e Cristo 83?

Nessun peccato rende perverso il sacramento.

19. 27. Quindi, non si fonda solo sulla consuetudine, ma anche sulle ragioni della verità, chi dice che il sacramento di Dio, riconosciuto anche nei perversi, non lo rende perverso nessuna umana perversità. Chiarissimo l'apostolo Giovanni: Chi odia il proprio fratello è ancora nelle tenebre 84, e anche: Chi odia il proprio fratello è un omicida 85. Perché battezza, nella Chiesa, questa gente piena di odio maligno, come ci ricorda Cipriano 86?

20. 27. Come può purificare e santificare l'acqua, un omicida? Come possono benedire l'olio, le tenebre? Se invece Dio è presente nei suoi sacramenti e nelle sue parole, indipendentemente da chi li amministra, i sacramenti di Dio sono ovunque legittimi; i malvagi, invece, ai quali essi non giovano a niente, sono ovunque perversi.

Se l'eretico battezzato appartiene alla Chiesa.

20. 28. Ma che razza di idea è quella di credere che l'eretico non ha il battesimo, perché non ha la Chiesa 87? Si sa che quando lo si battezza, gli si fanno domande anche sulla santa Chiesa 88. Come se il cristiano, che nella Chiesa rinuncia al secolo, non con i fatti ma con le parole 89, nel battesimo non venisse interrogato anche su questo. Ora, come la sua falsa risposta non rende inesistente il battesimo che riceve, cosi la falsa risposta dell'eretico sulla santa Chiesa, non invalida il battesimo che riceve. E come al primo, se in seguito mette in pratica ciò di cui ha dato una risposta sbagliata, non si ripete il battesimo, ma gli si corregge la vita; così al secondo, se in seguito viene alla Chiesa, sulla quale era stato interrogato e aveva dato una risposta errata, poiché credeva di averla, mentre non l'aveva, gli si dà la Chiesa che non aveva, ma non si ripete il battesimo che aveva. Come mai poi al suono delle parole pronunciate da un omicida 90 Dio può santificare l'olio, mentre i doni che gli eretici hanno deposto sull'altare non li può santificare, io non lo so 91. A meno che, ciò che nella Chiesa il cuore di un falso convertito non impedisce, lo impedisce una tavola posta fuori della Chiesa con inganno e cioè, che Dio si degni essere presente nei suoi sacramenti, in quanto non glielo impedisce nessuna umana falsità. Se dunque questo testo del Vangelo: Dio non ascolta il peccatore 92, vuol dire che un peccatore non può celebrare i sacramenti, come può Dio, esaudire le invocazioni di un omicida sull'acqua del battesimo, sull'olio, sull'Eucarestia o sulle teste di quelli ai quali impone le mani? Eppure tutto ciò si fa ed è valido, anche se lo fanno degli omicidi, cioè quelli che odiano i fratelli, anche dentro la Chiesa stessa. Ora, se nessuno può dare ciò che non ha 93 come può un omicida dare lo Spirito Santo 94? Eppure anche lui, nella Chiesa, battezza. È Dio, dunque, che dona lo Spirito Santo, anche se battezza un omicida.

Il caso di chi, per errore, riceve il battesimo da un eretico.

21. 29. Cipriano poi dice: Va battezzato e rinnovato chi viene alla Chiesa, perché vi sia santificato mediante i suoi santi 95. Ma che farà costui, se anche in essa si imbatte in persone non sante? O forse è santo l'omicida? E se egli si fa battezzare nella Chiesa proprio per deporre il peccato di un uomo che, mentre viene a Dio e cerca un sacerdote, ingannato dall'errore si imbatte in un sacrilego, dove andrà poi a deporlo, se anche nella Chiesa stessa gli capita che, mentre cerca un uomo di Dio, ingannato dall'errore, s'imbatté in un omicida 96? Se nell'uomo non possono esservi cose valide e non valide, perché in un omicida può esservi un sacramento santo e un cuore non santo? Se chi non può dare lo Spirito Santo, non può neppure battezzare 97, perché battezza, nella Chiesa, l'omicida? E come può, un omicida, avere lo Spirito Santo, se chiunque ha lo Spirito Santo è nella luce, mentre chi odia il suo fratello è ancora nelle tenebre 98? E se c'è un solo battesimo e un solo spirito 99, e quindi non possono avere quest'unico battesimo quelli che non hanno il solo Spirito, perché, nella Chiesa, l'innocente e l'omicida hanno l'unico battesimo e non hanno l'unico Spirito? Di conseguenza: l'eretico e il cattolico possono avere l'unico battesimo e non avere l'unica Chiesa, così come, nella Cattolica, l'innocente e l'omicida possono avere l'unico battesimo e non avere l'unico Spirito, poiché come vi è un solo battesimo, così vi è un solo Spirito e una sola Chiesa. Pertanto, in ciascun uomo va riconosciuto ciò che ha, e gli va dato ciò che non ha 100. Ora, se davanti al Signore non può essere valido e sicuro niente di ciò che fanno quelli che il Signore considera suoi nemici e avversari, come può essere sicuro il battesimo che danno gli omicidi? Oppure i nemici e gli avversari del Signore non li consideriamo omicidi? Ma chi odia il proprio fratello è omicida 101. E allora come potevano battezzare quelli che odiavano Paolo, servo di Gesù Cristo e che, di riflesso, odiavano anche Gesù, poiché fu lui a dire a Paolo: Perché mi perseguiti? 102, quando questi perseguitava i suoi servi, e alla fine egli stesso dice: Quello che non avete fatto ad uno solo di questi più piccoli, non lo avete fatto a me 103? Sì, è vero che tutti quelli che escono da noi non sono dei nostri, ma non tutti quelli che restano con noi sono dei nostri. Proprio come l'aia durante la trebbiatura: tutto ciò che se ne vola via non è frumento, ma non tutto ciò che vi resta è frumento. Ecco perché Giovanni dice: Sono usciti via da noi, ma non erano dei nostri; se infatti fossero stati dei nostri, sarebbero certamente rimasti con noi 104. Perciò, mentre il sacramento della grazia Dio lo dà anche mediante i malvagi, la grazia la dà solo di persona o mediante i suoi santi, e quindi, la remissione dei peccati la dona o di persona o mediante quelle membra della colomba, alle quali ha detto: A chi li rimetterete, saranno rimessi, e a chi li riterrete, saranno ritenuti 105. Quanto al battesimo, che è un sacramento della remissione dei peccati, non c'è nessun dubbio che possono averlo anche gli omicidi che sono ancora nelle tenebre, in quanto nel loro cuore non è stato espulso l'odio fraterno, sia che i loro peccati non siano stati rimessi, poiché essi si sono fatti battezzare senza avere rinnovato il cuore, sia che, rimessi, siano subito ritornati, noi riconosciamo che esso è santo in sé, perché è di Dio; e sia che lo danno o lo ricevono i perversi, nessuna loro perversità può violarlo, né dentro né fuori la Chiesa.

Gli eretici possono battezzare, ma non rimettere i peccati.

22. 30. Siamo inoltre d'accordo con Cipriano che gli eretici non possono dare la remissione dei peccati, ma possono dare il battesimo; e che esso serve alla rovina di quanti lo danno e di quanti lo ricevono, perché usano male un grande dono di Dio. Così pure i maligni e i gelosi che sono nella Chiesa, come attesta Cipriano: essi non possono dare la remissione dei peccati, mentre, che possono dare il battesimo, tutti lo ammettiamo. Se infatti di coloro che peccano contro di noi è stato detto: Se non perdonerete agli uomini i loro peccati, neanche il Padre vostro vi perdonerà i vostri peccati 106, quanto più non potranno essere rimessi i peccati a quelli che odiano i fratelli, dai quali sono amati e che si fanno battezzare con l'odio nel cuore? Ad essi, tuttavia, se in seguito si correggono, non si ridà il battesimo, ma, dopo una sincera conversione, si concede il perdono che prima non furono degni di ricevere! Per questo motivo, sia la lettera di Cipriano a Quinto, come quella scritta insieme ai suoi colleghi Liberale, Caldonio, Giunio e altri, e inviata a Saturnino, Massimo e ad altri, esaminate bene, non vanno assolutamente citate come testi contrari al consenso di tutta la Chiesa cattolica, di cui essi si rallegravano di essere membra, e da cui non si separarono loro e non tollerarono che ne fossero recisi i dissenzienti, fino a che un concilio plenario, per volontà del Signore, facesse risplendere, sia pure dopo molti anni, la soluzione più giusta, non per avere istituita una novità, ma rafforzata la consuetudine antica.

Il comportamento del papa Stefano.

23. 31. Su questa faccenda, Cipriano ha scritto una lettera anche a Pompeo 107, dove rivela apertamente che Stefano il quale, come sappiamo, era allora vescovo della Chiesa di Roma, non solo non condivise la sua opinione, ma che scrisse e ordinò tutto il contrario. Certo non si può dire che Stefano è stato complice degli eretici 108, perché non ha osato disapprovare in essi il battesimo di Cristo ed ha riconosciuto che, pur nella loro perversità, esso era rimasto integro. In effetti, se quanti hanno un concetto distorto di Dio non hanno il battesimo, e che questa situazione si può incontrare anche nella Chiesa io credo di averne parlato già abbastanza. Ora, su questo gli Apostoli non hanno dato ordini 109, è vero, ma c'è da credere che la consuetudine, che veniva opposta a Cipriano, abbia avuto inizio dalla loro tradizione, come molte altre, del resto, che la Chiesa universale conserva e che, per questo, si ha motivo di credere che siano stati gli Apostoli ad ordinarle, sebbene non si trovino scritte.

Gli eretici si condannano da loro stessi.

23. 32. Ma degli eretici è stato scritto che si sono condannati da se stessi 110. E allora? E non si sono condannati da se stessi, coloro ai quali l'Apostolo ha detto: In ciò che tu giudichi un altro, condanni te stesso 111? Ed ha aggiunto: Tu che predichi di non rubare, rubi 112 ecc. E tali certamente erano quelli che, pur essendo vescovi e pur trovandosi con Cipriano nell'unità cattolica, rapivano i terreni con insidiosi raggiri 113, mentre predicavano al popolo con le parole dell'Apostolo: Né i rapaci possederanno il regno di Dio 114.

Il battesimo è comune ai falsi e veri cristiani. Non così la carità.

23. 33. Perciò le altre dichiarazioni di questa lettera a Pompeio non esiterò a ripercorrerle brevemente, seguendo gli stessi criteri. Che sia contro un comandamento di Dio non battezzare quanti vengono dagli eretici, se già vi hanno ricevuto il battesimo di Cristo, in quale autorità delle sante Scritture si dimostra? Ma certamente vi si dimostra chiaramente che molti pseudocristiani, pur non avendo la carità dei santi, senza la quale a nulla giovano tutte le cose sante che si possono avere, hanno il battesimo in comune con i santi e lo abbiamo già dimostrato molto ampiamente. Chiesa, Spirito e battesimo, egli ha detto, non possono dividersi tra di loro, e quindi quelli che si sono separati dalla Chiesa e dallo Spirito Santo, si devono considerare secondo lui separati anche dal battesimo. Ma se è così, quando uno ha ricevuto il battesimo nella Chiesa cattolica, esso resta in lui fino a che egli stesso rimane nella Chiesa; ma se se ne separa si separa anche dal battesimo 115. Il che non è vero. In effetti, se esso non si ridà a chi ritorna, è perché, andandosene, non lo ha perso. Ora, come lo Spirito Santo lo hanno i figli prediletti e non lo hanno i figli cattivi, i quali, tuttavia, hanno il battesimo, così la Chiesa l'hanno i Cattolici e non l'hanno gli eretici i quali, tuttavia, hanno il battesimo. In effetti, lo Spirito Santo che ammaestra fuggirà colui che è falso 116, e tuttavia non lo fuggirà il battesimo. Quindi, come il battesimo può stare anche là, da dove lo Spirito Santo si allontana, così il battesimo può stare anche là dove non c'è la Chiesa. Quanto invece all'imposizione della mano 117, se non si praticasse a chi viene dall'eresia, lo si giudicherebbe come se fosse immune da ogni colpa. Ora, per creare l'unione della carità, che è il dono più grande dello Spirito Santo, senza il quale tutti gli altri santi doni presenti nell'uomo non sono efficaci per la salvezza, sugli eretici convertiti si impone la mano.

I peccatori hanno il battesimo, ma non lo Spirito Santo.

24. 34. Sul tempio di Dio 118, e sul modo di interpretare il testo: Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo 119, mi ricordo di avere già discusso a lungo 120. Gli avari non sono tempio di Dio, poiché sta scritto: Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? 121 E per sostenere che l'avarizia è una idolatria, Cipriano cita il testo di Paolo 122. Ora gli uomini si rivestono di Cristo in due modi: talora giungendo fino a ricevere il sacramento, talora fino alla santità della vita. Ma mentre il primo modo può essere comune ai buoni e ai cattivi, il secondo è proprio dei buoni e dei pii. Perciò, se il battesimo non può esserci senza lo Spirito, lo Spirito lo hanno anche gli eretici, ma per la rovina e non per la salvezza, come lo ebbe Saul 123. In effetti, è in virtù del nome di Cristo e nello Spirito Santo 124, che si scacciano i demoni e poteva farlo anche quel tale che stava fuori della Chiesa e di cui i discepoli riferirono al Signore 125, e possono farlo anche come lo hanno gli avari, che però non sono tempio di Dio. Infatti: Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli? 126 Ma se gli avari non hanno lo Spirito di Dio, e ciò non ostante hanno il battesimo, il battesimo può esserci senza lo Spirito.

Se l'eresia può generare figli di Dio.

24. 35. Se l'eresia non può generare figli a Dio per mezzo di Cristo, perché essa non è la Sposa di Cristo 127, non può farlo neppure la folla di cattivi che stanno nella Chiesa, poiché neppure essa è la Sposa di Cristo. La Sposa di Cristo, infatti, viene dipinta senza macchia, né ruga 128. Dunque, o non tutti i battezzati sono figli di Dio, oppure, anche colei che non è la Sposa può generare figli di Dio. Ora, come si cerca di sapere se è nato spiritualmente colui che ha ricevuto il battesimo di Cristo presso gli eretici 129, così si può cercare di sapere se è nato spiritualmente colui che ha ricevuto il battesimo di Cristo nella Cattolica, senza essersi convertito a Dio con cuore sincero; però, non per questo non ha ricevuto il battesimo.

Nella disputa con Stefano prevalse la pace di Cristo.

25. 36. Sulle parole che Cipriano, irritato, rivolse contro Stefano, non voglio più tornare, perché non è necessario. Si finisce col dire cose già trattate ampiamente, per cui è preferibile passar sopra a ciò che ha rischiato di creare uno scisma rovinoso. Stefano, infatti, aveva anche pensato di scomunicare coloro che cercavano di sradicare l'antica consuetudine sull'accoglienza degli eretici; Cipriano, invece, spinto dalla difficoltà della questione, e tutto ricolmo di santi sentimenti di carità, aveva creduto di dover restare nell'unità con coloro che divergevano dalle sue idee. Così, benché si fosse indignato profondamente, ma fraternamente, nei loro cuori prevalse la pace di Cristo, perché questa disputa non facesse sorgere tra di loro nessun malvagio scisma. Ora, non è da qui che crebbero tanto le eresie e gli scismi 130: che negli eretici si approva ciò che è di Cristo e si riprova ciò che è loro. In effetti, sono stati piuttosto quelli che osservavano la legge della ripetizione del battesimo a dividersi in molti pezzi.

Bisogna sempre obbedire alla dottrina degli Apostoli.

26. 37. In realtà quando dice: Un vescovo deve essere docile 131 e aggiunge: È docile chi è mite e dolce nella costanza di imparare. I vescovi, infatti, hanno il dovere non solo di insegnare, ma anche di imparare, perché il vescovo che insegna meglio è quello che cresce e progredisce ogni giorno imparando cose migliori 132, con queste parole, questo uomo santo e pieno di santa carità, ci mostra chiaramente che non dobbiamo temere di leggere i suoi scritti, senza mettere in dubbio ciò che la Chiesa ha trovato più tardi, dopo numerose e frequenti ricerche, ed ha confermato. Se infatti erano molte le verità che il dotto Cipriano insegnava, ve n'era qualcuna che il docile Cipriano imparava. Quanto poi alla sua esortazione di ricorrere alla fonte, cioè alla tradizione Apostolica, e da qui, tracciando un solco, arrivare fino ai nostri giorni 133, è ottima e da seguire senza esitazione. Ci è stato trasmesso, dagli Apostoli, egli precisa, che vi è un solo Dio, un solo Cristo, una sola speranza, una sola fede, una sola Chiesa e un solo battesimo 134. Ora, poiché troviamo che fin dai tempi degli Apostoli, alcuni non avevano una sola speranza, ma avevano un solo battesimo, da questa sorgente è derivata fino a noi la verità, e così ci appare che è possibile che, pur essendovi una sola Chiesa, come una sola speranza e un solo battesimo, quest'unico battesimo lo abbiano anche quelli che non hanno una sola Chiesa, allo stesso modo poté succedere, allora, che avessero un solo battesimo, anche quelli che non avevano una sola speranza. Come potevano avere, infatti, una sola speranza con i santi e con i giusti, quelli che dicevano: Mangiamo e beviamo, domani moriamo 135, e sostenevano che non c'era resurrezione dei morti? Eppure, tra essi c'erano quelli ai quali l'Apostolo dice: È stato forse crocifisso per voi Paolo? O è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 136 È ad essi, infatti, che egli scrive molto esplicitamente: Come possono dire alcuni tra voi che non esiste la resurrezione dei morti? 137

La Chiesa nel Cantico dei Cantici.

27. 38. Quanto troviamo scritto nel Cantico dei Cantici in questi termini: Giardino chiuso tu sei, sorella mia sposa, fontana sigillata, pozzo d'acqua viva, paradiso con frutti dei suoi alberi 138, io non oso pensarlo se non nei santi e nei giusti; e non certo negli avari, negli ingannatori, nei rapaci, negli usurai, negli ubriachi e nei gelosi, che pure avevano il battesimo in comune con i giusti, ma senza avere in comune la carità: lo impariamo con grande eloquenza dagli scritti 139 di Cipriano e lo insegniamo. Mi si dica, in effetti, come si sono introdotti nel giardino chiuso e nella fontana sigillata, quelli che rinunciavano al mondo solo a parole e non a fatti e che, come attesta Cipriano 140, stavano dentro? Se anch'essi, infatti, sono dentro, anche essi sono Sposa di Cristo. Ma è proprio questa, la Sposa senza macchia e senza ruga 141, e la bella colomba 142 è forse deturpata da questa porzione dei suoi membri? Oppure queste sono le spine, tra le quali essa si eleva come un giglio, come si dice nel Cantico 143? Intanto essa è giglio in quanto è giardino chiuso e fontana sigillata: naturalmente in quei giusti che sono Giudei nell'intimo per la circoncisione del cuore 144 - tutta la bellezza della figlia del re, infatti, è dentro 145 -, e che formano il numero definito di santi, predestinato prima della creazione del mondo. La moltitudine delle spine invece, formata dagli scismi nascosti e palesi, risiede fuori, in sovrannumero. Sta scritto infatti: L'ho annunciato e l'ho proclamato: si sono moltiplicati in sovrannumero 146. Ora, questo numero dei giusti, che Dio ha chiamati secondo il suo disegno 147, e dei quali è stato detto: Il Signore sa chi sono i suoi 148, è esso il giardino chiuso, la fontana sigillata, il pozzo d'acqua viva, il paradiso con frutti dei propri alberi 149. E di questo numero, alcuni vivono la vita dello Spirito e percorrono la via sovraeminente della carità 150 e, mentre istruiscono con spirito di dolcezza un uomo sorpreso nella colpa, stanno attenti a non cadere essi stessi nella tentazione 151; e se per caso anche essi vengono sorpresi, in loro il sentimento della carità si attenua un poco, ma non si estingue; anzi, ravvivandosi e infiammandosi di nuovo, riprende l'antico ritmo. Sanno infatti dire: La mia anima si è addormentata nel disgusto: fortificami nelle tue parole 152. E quando hanno qualche idea discorde, poiché perseverano nell'ardore della carità e non rompono il vincolo della pace, Dio li illuminerà 153. Alcuni poi, ancora carnali e naturali, si impegnano con forza nei loro progressi e, per diventare idonei a ricevere il cibo degli spirituali, si nutrono del latte dei santi misteri, evitano, per timore di Dio, quei comportamenti che il giudizio comune ritiene corrotti, e stanno molto attenti ad essere sempre meno attratti dai piaceri terreni e temporali; e dopo aver cercato con cura la regola della fede, la osservano con grande fermezza; e se in qualche punto se ne allontanano, l'autorità cattolica li corregge immediatamente, anche se nei loro discorsi, a causa della sensibilità della carne, fluttuano ancora vari incontri di fantasmi. Vi sono alcuni, in questo numero, che vivono ancora nell'iniquità o giacciono nelle eresie e nelle superstizioni dei Gentili; e tuttavia anche tra essi il Signore sa chi sono i suoi. In effetti, nella ineffabile prescienza di Dio, molti, che sembrano fuori, sono dentro, e molti, che sembrano dentro, sono fuori. Ora, è di tutti questi che stanno nella Chiesa, diciamo così, nel loro intimo e in segreto, che è formato il giardino chiuso, la fontana sigillata, il pozzo d'acqua viva, il paradiso coi frutti dei propri alberi 154. Questi, dei doni concessi loro da Dio, una parte ne hanno in esclusiva, come l'instancabile carità nel presente e la vita eterna in futuro, e una parte ne hanno in comune con i cattivi e i perversi, come tutti gli altri doni, tra i quali i sacrosanti misteri.

L'arca di Noè simbolo del battesimo.

28. 39. Ora, tutto questo ci propone una riflessione più facile e più agevole su quell'arca, di cui Noè fu costruttore e nocchiere 155. Dice infatti Pietro: Nell'arca di Noè, poche persone, otto in tutto, furono salvate per mezzo dell'acqua. Così anche voi, è il battesimo, di cui l'arca è figura, che vi salva; esso non è rimozione delle sporcizie della carne, ma invocazione della buona coscienza 156. Perciò se, nell'unità cattolica si trovano battezzati che rinunciano al mondo solo a parole e non a fatti 157, come possono appartenere al mistero di questa arca, essi che non hanno l'invocazione della buona coscienza? O, come possono essere fatti salvi, per mezzo dell'acqua, quelli che, usando male il santo battesimo, anche se sembrano dentro, perseverano fino alla fine della vita in una condotta scandalosa e corrotta? O, come vengono salvati per mezzo dell'acqua, quelli che in passato sono stati accolti nella Chiesa, semplicemente, con il battesimo ricevuto nell'eresia, come lo stesso Cipriano ricorda? Certamente a salvarli è stata quella stessa unità dell'arca, nella quale nessuno si è salvato, se non per mezzo dell'acqua. Cipriano infatti dice: Il Signore può, nella sua misericordia, concedere il perdono e non escludere dai benefici della sua Chiesa, quelli che sono stati semplicemente ammessi alla Chiesa e sono morti nella Chiesa 158. Ma se non per mezzo dell'acqua, come nell'arca? E se non nell'arca, come nella Chiesa? E se nella Chiesa, certamente nell'arca; e se nell'arca, certamente per mezzo dell'acqua. Può succedere, quindi, che alcuni, battezzati fuori la Chiesa, grazie alla prescienza di Dio, siano considerati con più verità battezzati dentro, perché è qui che l'acqua comincia a giovare loro per la salvezza - non possono dire, infatti, di essere stati salvati nell'arca, se non per mezzo dell'acqua - e che altri, che sembravano battezzati dentro, dalla stessa prescienza di Dio siano considerati, con più verità, battezzati fuori: usando male del battesimo, infatti, muoiono a causa dell'acqua. Il che, nel diluvio, capitò solo a chi rimase fuori dell'arca. Una cosa, certo, è evidente: la frase dentro e fuori la Chiesa va intesa con il cuore e non con il corpo, visto che tutti quelli che sono dentro con il cuore, sono salvati nell'unità dell'Arca per mezzo della stessa acqua; tutti quelli che sono fuori con il cuore, siano essi fuori anche col corpo oppure no, in quanto nemici dell'unità muiono. Quindi, come non è stata un'acqua diversa, ma la stessa acqua, a salvare quelli che erano nell'arca e a far perire quelli che erano fuori, così, non con un altro battesimo ma con lo stesso, sono salvati i buoni cattolici e fatti perire i cattivi cattolici o gli eretici. Quale sia il pensiero del beatissimo Cipriano sulla Cattolica, e come la sua autorità annienti totalmente gli eretici, benché ne abbia parlato a lungo, ho deciso di trattarne un po' più diffusamente ed esplicitamente a parte, se il Signore vuole, quando avrò prima detto del suo concilio, ciò che io penso di dover dire. Ma questo, se Dio vuole, lo intraprenderò nel libro seguente.