Discorso di sant'Agostino vescovo
sull'elemosina da farsi anche ai peccatori
1. Qualcuno pensa che le elemosine si debbano concedere solo ai giusti e che, invece, non sia opportuno dare ai peccatori niente del genere. Nel commettere questo errore i Manichei sono al primo posto nella scelleratezza; essi credono che in ogni alimento si trovino, mescolate e congiunte, delle membra di Dio e pensano che di queste si debba avere riguardo, in modo che non siano contaminate dai peccatori e imprigionate con nodi ancor più miserevoli. Questa pazzia forse non merita neppure di essere respinta, tanto offende l'intelligenza di chi è sano di mente, solo a essere proposta. Alcuni però, pur non pensandola così, ritengono che non si debba dare cibo ai peccatori per non agire contro Dio, in quanto è espressamente dichiarata la sua ira nei loro confronti, quasi che, se noi volessimo recare soccorso a quelli che egli vuole punire, potesse adirarsi anche contro di noi. Portano a sostegno anche una citazione delle Sante Scritture, dove leggiamo: Usa misericordia e non accogliere il peccatore e l'empio; castiga gli empi e i peccatori; fa' del bene all'umile e non dare all'empio, perché l'Altissimo ha in odio i peccatori e castiga gli empi 1. Non comprendendo come si devono intendere queste parole, sono trascinati verso una crudeltà veramente odiosa. Proprio per questo, fratelli, è opportuno che diciamo alla vostra carità poche cose su questo tema, in modo che, a causa di un malinteso e non avendo compreso nei divini libri la volontà divina, non acconsentiate alla malvagità umana.
2. L'apostolo Paolo insegna con tutta chiarezza che bisogna usare misericordia verso tutti e dice: Facciamo del bene a tutti, senza stancarci, adesso che ne abbiamo il tempo, e soprattutto a chi è a noi congiunto per la fede 2. Effettivamente da questo brano emerge abbastanza bene che in queste opere i giusti devono essere preferiti. Come potremmo altrimenti interpretare i fratelli nella fede, quando altrove è scritto apertamente: Il giusto vive di fede 3? Tuttavia le viscere di misericordia non si devono chiudere verso gli altri uomini, anche peccatori, neppure se hanno un animo a noi ostile, come dice e ammonisce il nostro Salvatore: Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odian 4. Questo nei libri antichi non è tenuto sotto silenzio; in questi infatti si legge: Se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere 5, citazione di cui si è servito anche l'Apostolo 6. Tuttavia non è falso quello che abbiamo affermato precedentemente, perché anche quello è un comando di Dio: Usa misericordia e non accogliere il peccatore 7. Ciò è stato detto perché tu non faccia del bene ad alcun peccatore in quanto è peccatore, ma faccia comunque del bene a chi ti odia non perché è un peccatore, ma perché è un uomo. In questo modo osserverai entrambi i precetti, senza essere debole nel castigare né disumano nel non soccorrere. In effetti chi rimprovera a buon diritto un peccatore, cos'altro desidera se non che egli non sia peccatore? Odia in lui quello che anche Dio odia, perché sia eliminato ciò che l'uomo ha fatto e liberato quel che ha fatto Dio. Il peccato l'ha fatto l'uomo, l'uomo l'ha fatto Dio. Non abbiamo certo usato senza ragione queste due parole, "uomo" e "peccatore": in quanto peccatore, correggilo; in quanto uomo, abbi pietà, e certamente non potrai liberare l'uomo se non avrai punito il peccatore.
3. Ogni regola di condotta si propone questo compito, ed essa è adatta e appropriata per chiunque svolge una funzione direttiva, non solo per il vescovo che dirige il suo popolo, ma anche per il povero che dirige la sua casa, per il ricco che dirige la sua servitù, per il marito che dirige sua moglie, per il padre che dirige i figli, per il giudice che dirige la sua provincia e per il re che dirige il suo popolo. Tutti costoro, quando sono buoni, vogliono certamente il bene di quanti dirigono e con il potere conferito dal Signore di tutti, che dirige anche chi dirige, si danno da fare perché quelli che essi dirigono restino uomini e smettano al contempo di essere peccatori 8. In tal modo danno compimento a quel che è scritto: Usa misericordia e non accogliere i peccatori, perché non permettano che in essi persista l'essere peccatore, e castiga empi e peccatori, perché sia eliminato in loro l'essere empi e peccatori; fa' del bene all'umile, perché è umile, e non darai all'empio, in quanto empio, perché il Signore ha in odio i peccatori e castiga gli empi 9; poiché però non sono solo peccatori ed empi, ma anche uomini, fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti 10. Dunque non si deve negare la misericordia a nessun uomo, e non si deve concedere l'impunità a nessun peccatore.
4. Infatti che cosa facciamo quando rimproveriamo qualcuno, se non punire i peccati e che cos'altro fa uno che, pentendosi, si rivolge a Dio, se non rimproverare e punire se stesso? Non ti allontani in nessun modo dall'esercizio della misericordia quando punisci in qualcuno ciò che tu stesso desideri che sia punito in te. Osserva quello che il profeta dice ai predicatori del regno dei cieli che verrà: I giusti esulteranno nella gloria, si rallegreranno nei loro giacigli, le lodi di Dio nelle loro bocche e la spada a due tagli nelle loro mani, per punire le nazioni 11. E perché nessuno ritenga che con questa spada si versi sangue o si faccia strage di corpi, quasi anticipando pensieri del genere con la sua spiegazione, dopo aver detto: per punire le nazioni, aggiunge quale sia la punizione: Rimproveri per i popoli. Questo fanno le spade nelle loro mani, date cioè con la facoltà di usarle. Sono a due tagli in relazione al dolore per il presente e al timore per il futuro. L'Apostolo dice: Chi mi rallegrerà, se non chi è da me rattristato? 12Ecco il dolore per il presente! Quando verrò non avrò riguardo. O volete fare esperienza di colui che parla in me, Cristo? 13 Ecco il timore per le cose future. Ancora una volta, in un altro brano, parla così del governo dello stesso Signore sugli uomini: Se noi giudicassimo noi stessi, non saremmo giudicati; quando siamo giudicati, veniamo rimproverati dal Signore per non essere condannati insieme al mondo 14. Nella sferzata del rimprovero c'è il dolore per il presente, nella minaccia della condanna il timore per il futuro: queste sono le spade a due tagli; questo è il castigo che si deve riservare al peccatore, in modo che all'uomo non sia negata la misericordia.
5. Può sembrare strano e forse incredibile, per chi è poco attento, che il peccatore sia accolto e nutrito, proprio per il fatto che egli è peccatore. In effetti una cosa è quando uno dà da mangiare a un uomo di cui sa o crede che sia giusto, avendo in mente quel che è detto: Chi accoglie un uomo giusto perché è giusto, avrà la ricompensa del giusto5, è un'altra cosa è quando dà da mangiare a un uomo qualunque, come un uomo che presta servizio a un altro uomo, obbedendo a quel comandamento generale in cui il Signore dice: Qualunque cosa buona volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatela a loro 16. In realtà ci sono alcuni che nei peccatori amano gli stessi peccati e per questi peccati spendono quanto con larghezza danno loro, in modo che tu non possa del tutto vedere che quest'opera è contraria a quella che si compie nei riguardi dei giusti perché sono giusti. Come infatti i giusti e quelli dotati di una lodevole devozione si affrettano nel soccorrere con benevolenza i servi di Dio dai quali essi stessi sono in seguito accolti nelle dimore eterne 17, così, al contrario, i sacrileghi e gli empi cercano negli uomini quel genere di iniquità per il cui acquisto, in un certo senso, possano dissipare tutti i loro beni temporali e andare in seguito nei tormenti eterni. Tra queste due condotte occupa un posto intermedio quella benevolenza che viene esercitata da un uomo nei confronti di un altro uomo non per la giustizia o il peccato, ma perché entrambi condividono la stessa natura. Secondo questa condotta intermedia agiscono consapevolmente i buoni e talvolta anche i malvagi ne sono coinvolti.
6. Una cosa è offrire a chi dispensa il regno dei cieli il necessario, come Onesiforo a Paolo 18, un'altra è il porgere una moneta a un mendicante, come la riceveva quello che sedeva presso la porta "Bella" 19, un'altra ancora è assegnare premi alle azioni sconce, come vengono arricchiti dai folli gli attori, gli aurighi e i gladiatori. La Chiesa pratica spesso la prima e la seconda forma di beneficenza, condanna invece, rimprovera e corregge quella contraria alla prima, che è in assoluto la migliore. In verità proprio da questa prassi contraria devono essere scossi i nostri pigroni che con grande fatica spezzano il pane per Cristo affamato, mentre i benefattori del teatro a stento lasciano il pane per i loro figli. A motivo di quella forma intermedia per cui a un uomo è dovuta la benevolenza da parte di un altro uomo, può avvenire che un figlio della Geenna, mosso da una qualche pietà, nutra il dispensatore di Dio e un figlio della chiesa nutra un gladiatore, se lo incontra sfinito dalla fame. Il primo, in effetti, non ha amato la giustizia ma non ha potuto in nessun modo non far conto della comune condizione umana, né il secondo ha accolto un peccatore, bensì non ha negato la sua misericordia a un uomo.
7. Il Signore parla in questi termini della prima forma di beneficenza: Chi accoglie un giusto perché è giusto, riceverà la ricompensa del giusto; e chi accoglie un profeta perché è profeta, riceverà la ricompensa del profeta; e chi darà un bicchiere d'acqua fresca a uno solo di questi piccoli unicamente perché è mio discepolo, vi dico in verità che non perderà la sua ricompensa 20, e anche quel brano che ho ricordato poco sopra: Fatevi amici con la mammona di iniquità, perché vi accolgano nelle dimore eterne 21, e riguardo al quale c'è anche quell'invito: Venite benedetti del Padre mio, ricevete il regno preparato per voi dall'origine del mondo; infatti ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, e tutto il resto. A queste parole quelli diranno: Quando ti abbiamo visto affamato? E lui a loro: Quando lo avete fatto a uno di questi piccoli, l'avete fatto a me 22. Riguardo a questo genere di misericordia per la quale non si deve trascurare la condizione miserevole di nessun uomo, anche se peccatore, benché al peccatore non sia dovuta nessuna misericordia, ci ha ammonito in questi termini quella volta in cui disse a uno che lo aveva invitato insieme ad altri: Quando fai un banchetto, non invitare i tuoi amici, dai quali puoi essere invitato, ma invita gli zoppi, i ciechi, gli storpi e i mendicanti che non hanno modo di contraccambiarti; allora ti sarà dato il contraccambio nella risurrezione dei giusti 23. Possiamo rilevare questo anche osservando che, secondo la prassi consueta dello stesso Signore, i discepoli pensavano che egli avesse ordinato a Giuda, il suo traditore, di preparare qualcosa da dare ai poveri nel giorno della festa, dato che proprio lui teneva la cassa, quando gli disse: Quello che devi fare, fallo presto 24. Come avrebbero potuto sospettare questo, se il Signore non lo avesse mai insegnato facendo lui stesso elemosine di tal genere? Infatti riguardo alla prima forma di beneficenza, in cui qualcuno rende omaggio ai giusti che lo meritano per la loro giustizia, piuttosto dagli altri tali omaggi venivano offerti a lui stesso. Da dove raccoglievano, infatti, i soldi per quella cassa se non dalle offerte di quelli che gli rendevano omaggio? Nel Vangelo si parla apertamente di alcune donne piene di spirito religioso che, raccolte intorno a lui da una devozione operosa, lo rifornivano con le loro ricchezze.
8. Pertanto si deve comprendere soprattutto questo: l'elemosina che si elargisce per benevolenza a un povero qualunque non va considerata di poco conto, dal momento che il Signore arrecava sollievo all'indigenza dei poveri con quella cassa che riempiva con le ricchezze di altri. E se qualcuno dirà che quegli storpi e mendicanti che il Signore ha ordinato di invitare non erano peccatori, e non lo erano nemmeno quelli ai quali era solito dare ciò che era nella cassa, e quindi non consegue che, alla luce di quanto il Vangelo attesta, venga ordinato che i peccatori debbano essere accolti e nutriti da chi prova misericordia, costui ponga mente a quanto è stato già ricordato in precedenza, che cioè sono peccatori e scellerati in sommo grado quelli che odiano e perseguitano la Chiesa, riguardo ai quali tuttavia si dice: Fate del bene a quelli che vi odiano, e questo viene confermato con l'esempio di Dio Padre che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti 25. Non accogliamo dunque i peccatori perché sono peccatori, ma li trattiamo con umana benevolenza perché sono anche uomini; in loro puniamo l'iniquità che gli è propria, e abbiamo pietà della condizione che ci è comune, e in tal modo facciamo del bene a tutti, senza stancarci, adesso che ne abbiamo il tempo, e soprattutto a chi è a noi congiunto nella fede 26.