DISCORSO SULLA PROVVIDENZA DI DIO

L’apostolo Paolo condanna i negatori della divina Provvidenza.

1. Fratelli, prendiamo lo spunto dal testo dell'Apostolo che ora avete ascoltato mentre lo si proclamava. In esso il beatissimo apostolo Paolo diceva: O uomo, tu che giudichi coloro che compiono tali azioni mentre tu stesso fai altrettanto, credi forse che sfuggirai al giudizio di Dio? 1, con quel che segue sul medesimo argomento. Con tali parole il Signore ci esorta a presentarvi qualcosa riguardo alla Provvidenza con cui egli nella sua benignità si prende cura delle vicende umane. Egli stesso ci vorrà concedere l'aiuto. Sono molti infatti coloro che negano questa Provvidenza, specialmente quando considerano il gran numero di fatti importanti della vita e convivenza umana che sembrano accadere per un cieco destino. Non riuscendo, questi negatori, a scoprire le cause e l'ordine di tali eventi, pensano che essi non possono rientrare nel piano di un Dio che governa l'universo ma accadono per una tal quale volubilità del caso. Pensiero comune di costoro - e sono tanti! - è quello che ricorda il santo Apostolo nella parola da noi letta, dove egli si fa incontro al modo di pensare di certi uomini, cioè di coloro che dicono: " Se Dio s'interessasse della vita dell'uomo, non farebbe vivere i delinquenti e gli empi ". In tal modo costoro, mentre dicono di dispiacersi perché son lasciati vivere gli empi, proferiscono essi stessi parole empie contro Dio 2. A questi tali risponde l'insegnamento dell'Apostolo, che dice: O uomo, tu che giudichi coloro che compiono tali azioni, mentre tu stesso fai altrettanto, credi forse che sfuggirai al giudizio di Dio? Ma vuoi proprio disprezzare la ricchezza della sua bontà e pazienza e longanimità, senza pensare che questa bontà di Dio ti spinge al ravvedimento? Tu invece con la tua durezza e l'impenitenza del tuo cuore accumuli sopra di te l'ira per il giorno dell'ira e della manifestazione del giusto giudizio di Dio, il quale ripagherà ciascuno secondo le sue opere 3. Come si fa dunque a dire che Dio non si prende cura delle vicende umane, se è vero che egli ripagherà ciascuno secondo le sue opere 4?

Le obiezioni degli increduli.

2. Purtroppo quelli che si rifiutano di credere che Dio si prende cura delle cose umane non credono nemmeno agli apostoli né a qualsiasi parola o scritto di Dio che inculchi con vigore e insistenza questa verità. Quindi bisogna domandare a loro stessi quale sia il motivo per cui ritengono la Provvidenza di Dio estranea alle vicende umane. Rispondono: " Il motivo è che le cose regolate dalla Provvidenza debbono essere tutte ordinate e ben disposte. Orbene - continuano - cosa c'è di più disordinato e sconvolto delle cose umane, se è vero che non di rado fra gli uomini i cattivi traboccano di prosperità, al segno che riescono perfino a spadroneggiare sui buoni, mentre i buoni sono oppressi da guai al segno che debbono sottostare per forza alle angherie dei cattivi? ". Ma se non ammettono la Provvidenza di Dio per questo motivo, dovrebbero ammetterla quando vedono che i buoni sono in auge per la ricchezza, le onorificenze e il potere, mentre i cattivi sono tenuti a freno dalle loro leggi e dal loro governo. In tal caso infatti l'ordine delle vicende umane appare integro e buono. Rispondono: " Non così precisamente. Noi ammetteremmo che le cose umane sono in perfetto ordine solo nel caso che questo si verificasse in maniera totale e per sempre. Parimenti, se constatassimo che tutti i cattivi godono della prosperità e viceversa che tutti i buoni, asserviti ai cattivi, sono immersi nei dolori e privi di ogni successo, potremmo, anche in questo caso, essere colpiti dalla continuità di un certo qual ordine. Sarebbe come un richiamo a credere che i cattivi godono della prosperità terrena perché sono privati della ricchezza molto più grande e più stabile che risiede nell'anima, mentre i buoni non godono della felicità apparente perché sono felici nel loro intimo, che è cosa molto superiore, e sanno che la loro gioia, tenuta ora desta dalla speranza dell'immortalità, sarà completa quando saranno passate le asperità e i travagli del tempo presente ". E continuano: " Ma oggi come oggi nella vita presente ecco alla rinfusa e in piena mescolanza persone ottime che stanno meglio di quelle pessime e insieme persone pessime che stanno meglio di quelle ottime. Questa variabile alternanza esclude ogni ordine e mostra che da parte di Dio non c'è cura alcuna per le vicende umane.

Agostino invita l’incredulo a scrutare se stesso.

3. A costoro vogliamo rispondere, dando ad essi un suggerimento, ammesso che abbiano la pazienza per ascoltare cose che contrastano con la loro presunzione. Essi dunque debbono per prima cosa ovviare alla debolezza del loro pensiero nutrendosi di pietà, con la quale, aiutati dallo Spirito Santo, possano diventar capaci di penetrare nei disegni di Dio, nonostante le limitate risorse della loro mente. Debbono ammettere anche che rientra nel piano provvidenziale di Dio che essi esistano come uomini; e poi da qui, come da un gradino, vogliano elevarsi ad altezze maggiori. Raggiunta questa meta, potranno, per quanto è possibile agli uomini, comprendere che, se spettava a Dio farci esistere, spetta parimenti a lui decidere come debba essere la nostra esistenza. È naturale che se il vedere le vicende umane prive di ordine e in certo qual modo caotiche li turba così profondamente da indurli a negare che siano dirette dalla Provvidenza divina, non debbono sorvolare sull'uomo stesso né lasciarlo inconsiderato o metterselo sotto i piedi. Non debbono dimenticare loro stessi, ma fermarsi un pochino sopra di sé e non disdegnare di volgere uno sguardo più attento a se stessi. Potranno constatare certamente come, nonostante il grave sfacelo causato da vizi, sia in loro grande l'ordine della natura.

Ordine stupendo nei rapporti fra anima e corpo.

4. In primo luogo constateranno che l'uomo è composto di anima e di corpo e che con quell'elemento invisibile, superiore all'altro, egli muove l'elemento visibile e dipendente; noteranno cioè un naturale presiedere proprio dell'anima, con il quale essa governa la carne, e una naturale attitudine esecutiva, che è propria della carne suddita dell'anima. Tutto questo mostra la bellezza d'un ordine stupendo. Quanto poi all'anima in se stessa, per nobiltà di natura una nettissima superiorità spetta alla ragione, che è superiore a tutte le altre componenti. Orbene, da questo dato che cosa si evidenzia se non l'esistenza dell'ordine? Non c'è infatti nessuno che, per quanto immerso nelle sfrenatezze, possa aver dubbi sulla risposta da dare a chi gli domandasse se sia meglio ardere di desideri incontrollati o essere tenuti in regola dalla ragione e dalla saggezza. Di conseguenza anche uno che vive da dissennato e non seguendo i dettami della ragione indovina quale delle due scelte sia la migliore e, anche se non viene cambiato in meglio nella condotta, rimane certamente ben impressionato dalla domanda. Si può concludere pertanto che nemmeno nell'uomo che conduce una vita sregolata è assente la nozione di ordine quando interviene la natura a rimproverarlo dei vizi.

Nel corpo si può osservare un ordine meraviglioso.

5. E anche limitandoci al corpo, chi è in grado di scandagliare adeguatamente come nel complesso della sua struttura le diverse membra siano disposte in un ordine mirabile? Chi saprà trovare parole per esaltare con giusta lode il fatto che la testa sia collocata tra una spalla e l'altra ed essendo la parte del corpo più nobile e da onorarsi da tutte le membra, sia posta più in alto del resto del corpo, che le fa come da veicolo? Nella testa poi sono in bella evidenza i cinque sensi, sistemati ciascuno nel suo posto e nella sua sede. Collocati in alto, essi come in degli osservatorii vegliano per la tutela della salute, e tutte le cose che avvengono al di fuori, tanto se sono liete quanto se sono tristi, essi, da servi diligenti e solleciti, le riferiscono alla mente, che ha sede all'interno in un suo appartamento privato - chiamiamolo pure così - da dove giudica tutto. Gli occhi sono al suo servizio in quanto le annunziano le forme e i colori, gli orecchi i suoni e le voci, le narici gli odori, la gola i sapori. Quanto al tatto, siccome è un senso, per così dire, universale, è diffuso in tutto il corpo ma prende inizio, anch'esso, dalla testa. Dopo vengono le mani, che, collocate più in basso rispetto alla testa, sono in grado di compiere le azioni necessarie, di avvicinare le cose utili e respingere quelle contrarie. Ancora più in basso sono il petto e la pancia, appesi alla colonna vertebrale che sta dietro a loro: essi formano una specie di contenitore dove son racchiusi organi vitali che sarebbe pericoloso toccare. Al posto più basso sono sistemati piedi, che hanno l'incarico di reggere tutte le membra e che si muovono quando debbono trasferirle da un posto all'altro.

La disposizione meravigliosa dei singoli organi del corpo.

6. Or dunque, chi, volendo trarre dalle opere un'ammirazione sempre crescente per il loro autore, non proverà gusto nel considerare come egli abbia voluto provvedere non solo all'incolumità e alla funzionalità [delle varie membra] ma anche alla loro dignità e bellezza? Le membra abbinate si corrispondono a due a due: così gli occhi, gli orecchi, gli zigomi, le spalle, le mani, i fianchi, i piedi e infine le stesse dita delle mani e dei piedi. Da una parte e dall'altra alle singole membra corrispondono le singole, e alle membra tutte insieme corrisponde il loro insieme con dovuta e ben accordata rispondenza. E perché si riconosca indubitatamente che si è tenuto presente non solo il motivo dell'incolumità ma anche quello della bellezza, ecco che viene fornito di due mammelle simmetricamente disposte anche il petto di chi non dovrà mai allattare. Quanto poi alle membra che furono create per essere singole, sono collocate nel mezzo, perché non succeda che, collocate da un lato, privassero l'altro della sua grazia naturale. Tali la testa e il collo e, sulla testa, il naso e la bocca, nella panica l'ombelico e le membra del basso ventre che, come Dio nel crearle sistemò con provvidenziale sapienza, così l'uomo avrebbe dovuto parlarne con accenti di lode se con il peccato non le avesse rese oggetto di vergogna. E se ci si pensa, chi vorrà passare sotto silenzio gli organi interni dell'uomo, ai quali, sebbene ordinati secondo una disposizione stupenda, è più conveniente pensare con la mente che guardarli con gli occhi, e per questo il Creatore li ha coperti con il manto della pelle? Siccome infatti la mente resta ammirata al pensarli mentre all'occhio il vederli ripugna, perché esplicassero la loro funzione e conservassero il loro decoro si provvide a nasconderli; e così l'acume della mente si esercita nel pensarli e non è contrariato l'occhio nel vederli.

Il disegno della Provvidenza sfugge alla nostra meschinità.

7. Si osservi la configurazione dell'animale ragionevole, si osservi l'ordine che vige tra l'anima che domina e la carne che è al suo servizio, tra la mente e lo spirito, tra il capo e il corpo e la sostanza invisibile, tra la conoscenza e l'azione. Ebbene, l'intelletto, i sensi, i movimenti, lo scrigno della memoria, le nozioni del sapere, l'arbitrio della volontà, l'uso e l'armonica disposizione delle membra e tutto ciò per cui l'uomo è uomo, chi altri se non Dio potrebbero avere come artefice? È vero inoltre che, se si toglie l'anima razionale e la statura eretta del corpo, con cui si ricorda agli uomini che debbono tenere il cuore rivolto al cielo, una configurazione bene ordinata si riscontra anche nell'anima e nel corpo dell'animale. Ebbene, sarà questo un motivo valido per negare che Dio è il creatore dell'uomo? Tutt'altro! Anche per questo motivo si dovrà anzi riconoscere che lo stesso e identico Dio è il creatore dell'uomo e dell'animale. Sarebbe infatti impossibile che da una qualche parte esista una qualsivoglia vita creata se non l'avesse creata un vivente increato. Osserviamo inoltre quanto avviene nella riproduzione del corpo di tutti gli animali, compresi i più piccoli e insignificanti, e così pure nei semi delle innumerevoli piante ed erbe, nelle radici, nel tronco, nei rami, foglie, fiori, frutti. Come sarebbe possibile che dagli oscuri meandri della natura uscisse fuori un ordine così perfetto se non l'avesse creato Uno che possiede una sapienza meravigliosa e, se la si può chiamare così, una sapienza " tuttofare "? Una sapienza che racchiude in sé - nascondendole come nel progetto di un artista - le cause immutabili e invisibili di tutte le cose mutevoli e visibili; una sapienza che, come dice la Scrittura, raggiunge con forza tutte le cose da un estremo all'altro [dell'universo] e le dispone tutte con soavità! 5 Ciò ammesso e ben sapendo che fra tutte le realtà terrestri le più elevate son quelle che riguardano l'uomo, come del resto l'uomo stesso, come mai tanta stoltezza da negare una Provvidenza divina nelle cose grandi, mentre la ammiriamo nelle cose piccole? A meno che non ci mettiamo in testa che senza alcun criterio possa lasciare nell'abbandono la vita degli uomini Uno che con tanta cura crea e dispone il numero di quell'oggetto così trascurabile che sono i capelli 6! Dobbiamo pertanto ritenere senza dubbio di sorta che quanto fra le cose umane sembra perturbato e in disordine non solo non accade senza alcun disegno ma rientra in un disegno più elevato, cioè nell'ordine stabilito da Dio, che è superiore a quanto può comprendere la nostra meschinità.

La prosperità dei cattivi e la sofferenza dei buoni.

8. In vista di ciò si rende più che mai necessario credere a quanto insegna la religione, e cioè che ci sarà un giudizio dove tutto sarà rivelato. Al presente infatti vediamo che la prosperità e la sventura sono comuni ai buoni e ai cattivi, senza differenze, senza alcuna regola fissa, mentre di per se la giustizia di Dio, da cui deriva la provvidenza che rifulge anche nelle cose più piccole, in nessun modo tollera che gli esseri più ragguardevoli siano sbattuti qua e là senza regola fissa. Ebbene, che cosa c'è, non solo fra gli uomini ma anche fra quelle creature sublimi che sono gli angeli, che valga più della giustizia per la quale i cattivi sono puniti con la sventura che si sono meritata, mentre i buoni raggiungono la beatitudine? Se dunque al presente il cattivo è nel benessere, o quasi, ciò è una punizione occulta, una felicità illusoria; e se a chi è buono le cose vanno male, non significa che gli viene negato il premio ma attraverso l'esercizio della pazienza e della fiducia in Dio lo si dispone a ricevere premi più grandi. E se a volte capita che il cattivo debba soffrire anche in questa vita, è perché si ravveda dal peccato o perché lo sconti attraverso la tribolazione. Se poi il buono ottiene un qualche benessere, non si deve pensare che sia quello il godimento immancabile che otterremo nella patria celeste ma solo un piccolo conforto nel rischioso pellegrinaggio di questa vita. Se l'incredulo nella sua empietà pensasse a queste cose o ad altre che a queste somigliano, non negherebbe che ci sia una Provvidenza a governare e tenere in ordine le vicende dell'umanità. Non resterebbe pertanto chiuso nelle tenebre e nell'ambito delle sue forze, da cui gli viene la morte, rifiutando la luce e la vita che provengono dalla sapienza.

Dio ha cura degli stessi animali.

9. Quanto a voi dunque, carissimi fratelli che credete in Cristo, non vogliate sottoporvi al giogo degli infedeli 7. Non pensate che Dio non si curi della vita che conduce l'uomo, se è vero che fornisce di che vivere non solo agli uomini ma anche agli animali domestici, ai pesci e agli uccelli. E se l'Apostolo dice che Dio non si prende cura dei buoi 8, le sue parole non vanno intese nel senso che non rientri nella Provvidenza di Dio che gli animali nascano ed abbiano di che nutrirsi. Con immagini di questo genere, che sono quanto mai evidenti, il Signore Gesù intendeva redarguire gli uomini e risvegliarne le fede perché vedessero come [il Padre] nutre gli uccelli del cielo e veste l'erba dei campi e di conseguenza credessero che Egli non lascia i suoi servi privi del cibo e del vestiario 9. Quanto poi alle parole dell'Apostolo: Dio non si cura dei buoi, egli le dice perché noi non crediamo che quanto afferma la Scrittura, è cioè: Non metterai la museruola al bue che trebbia 10, essa lo dica riferendosi ai buoi e non agli uomini. Dio infatti nella sacra Scrittura non si è preoccupato di comandare all'uomo come debba trattare i suoi giumenti 11: la qual cosa però non significa che nell'ordine naturale egli abbia trascurato di far nascere ogni specie di animali e di nutrirli con il cibo adeguato ad ognuno.

L’uomo gode dell’ordine e disapprova il disordine.

10. Per quanto invece concerne quegli uomini stolti e miscredenti che si accaniscono nel sostenere che Dio non ha cura delle vicende umane per il fatto che non riescono a trovare dell'ordine in quanto di bene e di male capita all'uomo, dobbiamo invitarli a considerare le meraviglie della natura. Come potrebbe infatti credere che son vere le affermazioni della divina Scrittura uno che non crede all'esistenza del divino? Voglia dunque riflettere, questo incredulo, su ciò che egli stesso non può dire essere stato inventato dagli uomini, e in tal modo non potrà negare che Dio dà ordine alle vicende umane, se è lui che ha insegnato all'ape a disporre in modo così mirabile le celle dei favi. E poi, chi ha dato all'uomo la facoltà di sentirsi infastidito dalle cose in disordine e di provare gusto quando sono in ordine? Questi sentimenti non li ha forse trovati impressi nella natura stessa della propria anima: quell'anima che certo non ha creato lui personalmente? Per qual motivo infatti egli, avendo constatato che non c'è ordine fra le cose umane, si rifiuta di credere che sia Dio a governarle se non perché dalla natura ha appreso che a ciò che è in disordine va preferito ciò che è in ordine? L'uomo pertanto riesce a concludere che alle opere di Dio conviene l'ordine e non il disordine; e Dio, che con un intervento creativo ha messo in ogni uomo il senso dell'ordine, non avrà egli stesso un disegno ordinato che si stenda a tutti gli uomini? Lo ha certamente, lo ha; non ne dubiti il fedele, anche se per la propria limitatezza non lo comprende. Nelle opere degli artigiani noi lodiamo quel che riusciamo ad osservare e restiamo stupiti di fronte a tanti meccanismi, e finché non ci sono illustrati e messi davanti agli occhi, noi, incantati, li riterremmo impossibili. Perché mai allora giudichiamo con tanta leggerezza gli interventi di Dio e, per il fatto che non ci riesce di vederlo, siamo così frettolosi nel negare l'esistenza dell'ordine nelle opere di Dio? Lodiamo la Provvidenza del Creatore nelle foglie delle piante e riteniamo che essa non ci sia nella storia dell'umanità! Perché non crediamo piuttosto che l'ordine delle realtà umane si svolga in una maniera a noi inaccessibile e nascosta, e per questo noi non possiamo abbracciarlo con la mente perché superiore alle nostre capacità né possiamo osservarlo con gli occhi perché invisibile? Eppure il modo secondo cui sono state da Dio ordinate le cose visibili e dal quale si può arguire l'esistenza di ordine anche nelle cose invisibili è lì a colpire gli occhi anche degli empi!

Cristo che nasce, muore e risorge è la massima prova della Provvidenza.

11. Quanto a noi, oltre alle cose visibili che osserviamo nel cielo e sulla terra, per convincerci che le vicende dell'umanità sono curate da Dio-provvidenza abbiamo una prova solidissima nella fede, per cui non ci è consentito non solo di negarlo ma nemmeno di metterlo in dubbio. E con il pensiero andiamo allo stesso nostro Signore Gesù Cristo, il quale, esistendo nella natura divina, non ritenne una usurpazione l'essere uguale a Dio, ma spogliò se stesso prendendo la natura di servo; divenuto simile agli uomini e trovato nelle sembianze come un uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce 12. Come si fa dunque a dire che l'uomo non rientra nella Provvidenza di Dio, quando per lui lo stesso Figlio di Dio si è fatto uomo? Come si fa a dire che Dio non si cura della vita degli uomini, se per loro il Figlio di Dio ha subito la morte? Come si fa a dire che egli non disponga anche delle azioni dei cattivi (sebbene non sia stato lui a renderli tali), quando dalla mano dei cattivi Cristo ricevette quei patimenti che dovevano servire da modello per la vita dei buoni? Come si può non ammettere che sia la Provvidenza a servirsi degli stessi peccati dei malvagi se proprio mediante i peccati fu versato misericordiosamente il sangue con cui sono rimessi i peccati? Come potrà non castigare con la giusta pena gli increduli colui che libera i credenti perché non siano condannati? Perché non accorderà ai credenti il premio della fede se per loro ha sostenuto anche l'ignominia della croce? Perché non dovrebbero essere eterni i beni e i mali che Cristo dispenserà nell'ultimo giudizio, se quando venne per essere giudicato insegnò ad essere distaccati dai beni e dai mali temporali? Non solo, dunque, del fatto che Dio ha cura delle vicende umane ma anche di quanto grande sia questa cura non c'è prova maggiore e più certa di quella che ci viene da Cristo uomo: la fulgida manifestazione di Cristo che nasce, la pazienza di Cristo che muore, la potenza di Cristo che risorge.

Il credente testimoni la fede dinanzi agli increduli e preghi per loro.

12. Nella creazione e nel governo degli esseri inferiori si rende senza dubbio manifesta la divina Provvidenza, senza la quale non cade alcuna foglia e non germoglia alcun seme; ma l'amore che Dio ha per l'uomo non appare da nessuna parte con tanta chiarezza quanta ne palesa l'essersi fatto uomo Colui che creò l'uomo, l'esser voluta morire la vita perché vivesse colui che aveva perso la vita e l'essere diventato figura del premio che ci verrà dato, Colui ad opera del quale il premio stesso ci sarà dato. Questo è il grande mistero della pietà, che è stato manifestato nella carne, è stato giustificato nello Spirito, è apparso agli angeli, è stato predicato alle genti, è stato creduto nel mondo, è stato assunto nella gloria 13. Dal primo comparire del genere umano [sulla terra] fino al compiersi degli avvenimenti, fu preannunziata dallo Spirito di Dio ogni cosa che poi si sarebbe realizzata; eppure ci sono ancora degli increduli che sostengono, parlando con animo perverso 14, che le vicende umane non rientrano nel disegno provvidenziale di Dio. Noi al contrario, pur essendo per nascita figli dell'ira [divina] come [tutti] gli altri, ecco che siamo stati resi figli della misericordia. Ora, questo noi lo attribuiamo non ai nostri meriti ma al dono di Dio. Non lo siamo infatti per natura, tanto più che questa in un secondo momento per propria colpa fu deturpata da vizi. E parimenti non per le risorse naturali nostre né in forza della legge siamo stati separati dagli altri, ma per la grazia 15. Non badiamo quindi alle falsità che dicono gli increduli nei riguardi della Provvidenza di Dio, ma diamoci da fare perché giunga al loro orecchio la verità e preghiamo perché la credano.