SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 20, 30-34
DOVE SI PARLA DEI DUE CIECHI CHE SEDEVANO LUNGO LA VIA, GRIDANDO:
"SIGNORE, FIGLIO DI DAVIDE, ABBI PIETÀ DI NOI"
1. 1. La Santità vostra sa bene, come noi, che il Medico della nostra salvezza è il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo; egli ha preso la debolezza della nostra natura affinché la nostra debolezza non fosse eterna. Ha preso infatti il corpo mortale mediante il quale uccidere la morte. Egli fu bensì crocifisso a causa della nostra debolezza - come dice l'Apostolo - ora però vive per la potenza di Dio 1. Il medesimo Apostolo dice: Ora non muore più, la morte non avrà mai più potere su di lui 2. Queste verità sono dunque ben note alla vostra fede. Per conseguenza dobbiamo sapere nello stesso tempo che tutti i miracoli da lui compiuti nella sfera della natura fisica servono per esortarci a ottenere da lui ciò che non è transitorio e non avrà mai fine. Ridonò ai ciechi gli occhi che la morte un giorno avrebbe certamente chiusi; risuscitò Lazzaro, destinato a morire di nuovo. Tutte le guarigioni ch'egli compì per la salute del corpo non le compì affinché fosse eterna, anche se tuttavia darà alla fine la salute eterna anche allo stesso corpo. Ma poiché non si credeva alle realtà che non si vedevano, mediante questi miracoli temporali confermava la fede nelle realtà che non si vedevano.
2. 2. Nessuno pertanto, fratelli, dica che nostro Signore Gesù Cristo adesso non compie siffatti miracoli e che perciò preferisce i primi tempi della Chiesa a quelli attuali. Poiché in un passo lo stesso Signore stima superiori a quelli che vedono, e quindi credono, coloro che pur non vedendo credono 3. In effetti a quel tempo la fede dei discepoli del Cristo era talmente vacillante che, pur vedendolo già risorto, per credere alla sua risurrezione, ritennero necessario anche di toccarlo. Non bastava che lo vedessero con gli occhi se non avessero accostato anche le mani alle sue membra e non avessero toccato anche le cicatrici delle ferite recenti; in tal modo il discepolo che dubitava, dopo aver toccato e riconosciuto le cicatrici, subito esclamò: Signore mio e Dio mio! 4. Le cicatrici rendevano manifesto Colui che aveva guarito in altri tutte le ferite. Il Signore non poteva forse risorgere senza cicatrici? Sì, ma egli conosceva le ferite nel cuore dei discepoli, e al fine di guarirle egli aveva conservato le cicatrici nel suo corpo. E che rispose il Signore al discepolo che ormai dichiarava ed esclamava: Mio Signore e mio Dio? Tu hai creduto - disse - perché hai visto: beati quelli che credono senza vedere 5. Di chi parlava, fratelli, se non di noi? Non di noi soli, ma anche dei nostri posteri. In effetti, poco tempo dopo che si allontanò dagli occhi mortali perché fosse rafforzata la fede nei cuori, tutti quelli che han creduto lo hanno fatto senza vedere e la loro fede ha avuto un gran merito; per avere questa fede accostarono solo il cuore pieno di religioso rispetto verso Dio, ma non anche la mano per toccare.
3. 3. Il Signore compì dunque questi miracoli per attrarre alla fede. Questa fede è ora fervida nella Chiesa diffusa in tutto il mondo. Adesso inoltre compie guarigioni più grandi, in vista delle quali non disdegnò di compiere allora al cospetto di tutti quelle meno grandi. Infatti, allo stesso modo che ha più valore l'anima che non il corpo, così è da apprezzare più la salute dell'anima che quella del corpo. Adesso il corpo cieco non apre gli occhi per miracolo del Signore, ma il cuore cieco apre gli occhi alla parola del Signore. Adesso non risorge un cadavere mortale, ma risorge l'anima, che languiva in un cadavere vivente. Adesso non vengono aperte le orecchie sorde del corpo; ma quanti hanno le orecchie del cuore chiuse, le quali però si spalancano quando vi penetra la parola di Dio perché credano quelli che non credevano, e vivano bene quelli che vivevano male, e ubbidiscano quelli che non ubbidivano? diciamo anche: "Quel tale è diventato credente!" e ce ne meravigliamo quando lo sentiamo dire di coloro che noi sapevamo essere ostinati. Perché dunque ora ti meravigli di uno diventato credente, incensurabile, servitore di Dio, se non perché costati che vede uno che tu sapevi essere cieco, vedi che vive uno che sapevi essere morto, costati che ode uno che sapevi essere sordo? Dovete dunque considerare i morti di un'altra specie, a proposito dei quali il Signore diceva a un tale che differiva a seguire il Signore perché desiderava dar sepoltura al padre: Lascia - disse - che i morti seppelliscano i loro morti 6. I morti che seppelliscono non sono certamente morti nel corpo, perché se fossero così, non potrebbero seppellire i cadaveri. Eppure Cristo li chiama morti: in che modo morti se non interiormente nell'anima? Come infatti anche visibilmente spesso in una casa intatta e illesa giace sul catafalco il padrone della medesima casa, così anche in un corpo in buona salute molti hanno dentro un'anima morta, l'Apostolo li stimola: Svegliati, tu che dormi, sorgi dai morti e Cristo t'illuminerà 7. Colui che risuscita i morti è lo stesso che illumina i ciechi. È la sua voce che, per bocca dell'Apostolo, grida al morto: Svegliati, tu che dormi! Il cieco sarà illuminato dalla luce quando risorgerà. Quanti sordi inoltre aveva davanti agli occhi il Signore quando diceva: Chi ha orecchi per udire, cerchi di udire 8? In realtà chi mai si trovava davanti a lui senza orecchie del corpo? Quali orecchie desiderava dunque, se non quelle dell'uomo interiore?
4. 4. Allo stesso modo, a quali occhi pensava quando parlava a persone certamente vedenti, ma vedenti solo con gli occhi del corpo? Dicendogli infatti Filippo: Signore, mostraci il Padre e questo ci basta 9, voleva, sì, far intendere giustamente che poteva bastare la manifestazione del Padre, ma come sarebbe potuto bastare il Padre a uno al quale non era sufficiente il Cristo, il Figlio uguale al Padre? Ma perché non bastava? Perché non era visto. E perché non era visto? Perché ancora non era sano l'occhio col quale potesse essere visto. In effetti ciò che nel corpo del Signore si vedeva con questi occhi, lo vedevano non solo i discepoli che l'onorarono ma anche i giudei che lo crocefissero. Egli dunque, ché desiderava d'esser visto diversamente, ricercava occhi diversi. Ecco perché al discepolo che gli aveva detto: Mostraci il Padre e questo ci basta, rispose: Da tanto tempo sono con voi e non mi avete ancora conosciuto? Filippo, chi ha visto me, ha visto anche il Padre 10. E affinché frattanto risanasse gli occhi della fede, prima viene richiamato a pensare secondo il criterio della fede, perché possa arrivare alla visione. Perché poi Filippo non credesse che Dio si dovesse immaginare con le sembianze che vedeva nel corpo del Signore Gesù Cristo, subito soggiunse: Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? 11. Poco prima aveva detto: Chi ha visto me ha visto anche il Padre 12. Ma Filippo non aveva ancora l'occhio sano con cui potesse vedere il Padre, e perciò nemmeno per poter vedere lo stesso Figlio uguale al Padre. Per questo motivo prese a guarire e a rafforzare con medicamenti e fomenti la vista della mente ancora malata e incapace di guardare una luce così vivida, e disse: Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Chi dunque non è ancora in grado di vedere ciò che il Signore ci mostrerà, non cerchi prima di vedere ciò che deve credere, ma prima deve credere affinché possa essere guarito l'occhio con cui poter vedere. A occhi di schiavi si presentava infatti solo la natura di schiavo, poiché egli che non aveva considerato la sua uguaglianza con Dio come una usurpazione, se avesse potuto esser visto già uguale a Dio da coloro che voleva guarire, non avrebbe avuto bisogno di svuotare se stesso e prendere la natura di schiavo 13. Ma poiché non era possibile vederlo come Dio, mentre era facile vederlo come uomo, egli, ch'era Dio, divenne uomo affinché ciò che si vedeva in lui guarisse l'occhio con cui non si vedeva. Ecco perché egli stesso, in un altro passo, dice: Beati i puri di cuore perché vedranno Dio 14. Naturalmente Filippo avrebbe potuto rispondere e dire: "Signore, ecco, io ti vedo, ma il Padre è forse come quello che vedo, poiché hai detto: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre?". Prima che Filippo rispondesse così, o forse prima che pensasse ciò, il Signore, dopo aver detto: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre, soggiunse immediatamente: Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Con quell'occhio infatti non poteva ancora vedere né il Padre né il Figlio uguale al Padre ma, perché l'occhio fosse guarito e reso capace di vedere, doveva essere medicato con una pomata perché fosse reso capace di credere. Perciò prima di vedere ciò che non puoi vedere, credi ciò che ancora non vedi. Cammina per mezzo della fede per poter arrivare alla visione. Non godrà la visione della patria celeste chi non avrà il conforto della fede nel pellegrinaggio terreno. Cosi infatti dice l'Apostolo: Finché siamo nel corpo siamo lontani dal Signore 15. E subito dopo spiega perché siamo ancora lontani, anche se già abbiamo la fede: Camminiamo infatti nella fede e non nella visione 16.
5. 5. In questa vita dunque, fratelli, dobbiamo impegnarci totalmente a guarire l'occhio del nostro cuore per arrivare a vedere Dio. Questo è lo scopo a cui tende la celebrazione dei santi misteri, la predicazione della parola di Dio, le esortazioni morali della Chiesa, quelle cioè riguardanti la correzione dei costumi, l'emendamento delle passioni carnali, il dovere di rinunciare a questo mondo non solo a parole ma altresì col mutare vita; questo è lo scopo cui mirano costantemente le divine e Sacre Scritture, quello, cioè, di purificare il nostro interno da ciò che c'impedisce la vista di Dio. Così infatti accade all'occhio fatto per vedere questa luce temporale che, sebbene provenga dal cielo, è tuttavia corporale e visibile non solo agli uomini ma anche agli esseri viventi più spregevoli (l'occhio in realtà è stato fatto per vedere questa luce); se tuttavia gli si getta contro o vi penetra qualche corpo estraneo che lo turbi, viene escluso da questa luce; sebbene questa sia diffusa intorno ad esso con la sua presenza, esso si volge altrove e se ne tiene lontano; ma non solo si tiene lontano dalla luce che gli sta dinnanzi, ma la luce per vedere la quale esso è fatto gli è perfino fastidiosa. Allo stesso modo anche l'occhio del cuore turbato e offeso si volge lontano dalla luce della giustizia e non solo non osa contemplarla ma non ci riesce nemmeno.
6. 6. Che cosa turba l'occhio del cuore? Ciò che turba, ottura e offusca l'occhio del cuore è la cupidigia, l'avidità, l'iniquità, l'amore del mondo. E tuttavia con quanta cura si cerca il medico, quando l'occhio del corpo è turbato, come siamo solleciti di farlo aprire e farlo liberare dalle impurità affinché guarisca e possa vedere la luce terrena! Si corre, non ci si dà pace, non si aspetta un momento anche se cade nell'occhio soltanto una pagliuzza. Il sole che desideriamo vedere con occhi sani, lo ha fatto certamente Dio. Naturalmente è molto più luminoso del sole Colui che lo ha fatto, e la luce che si addice all'occhio dell'anima è di natura del tutto diversa. Quella luce è l'eterna sapienza. D'altra parte Dio ti ha fatto, o uomo, a sua immagine. Ti avrebbe forse dato il mezzo di vedere il sole fatto da lui e non ti avrebbe dato il mezzo di vedere il tuo Creatore, dal momento che ti ha fatto a sua immagine? Ti ha dato anche questo: t'ha dato l'uno e l'altro mezzo. Mentre tieni assai cari gli occhi esterni, trascuri assai l'occhio interiore; lo porti sciupato e ferito. Se il tuo Creatore vorrà mostrarsi a te, sarà per te un tormento; sarà un tormento per il tuo occhio prima che venga curato e guarito. Poiché anche nel paradiso Adamo peccò e si nascose allo sguardo di Dio. Allorché dunque aveva il cuore sano della pura coscienza, godeva della presenza di Dio; dopo che il suo occhio rimase ferito dal peccato, provò paura della luce divina, cercò uno scampo nelle tenebre e nel folto degli alberi, fuggendo la verità e bramando le ombre dell'errore.
7-8. 7. Anche noi, fratelli, siamo nati da Adamo e - come dice l'Apostolo - tutti muoiono per la loro unione con Adamo 17; tutti noi infatti una volta eravamo come i due primi esseri umani; se dunque non abbiamo voluto ubbidire al medico per evitare di ammalarci, ubbidiamogli ora per essere guariti dalla nostra malattia. A noi sani il medico ha dato i comandamenti; il medico ci ha dato i comandamenti perché non avessimo bisogno del medico. Non hanno bisogno del medico i sani - è detto - ma i malati 18. Da sani abbiamo disprezzato i comandamenti ma per nostra esperienza abbiamo costatato con quanta nostra rovina abbiamo disprezzato i suoi comandamenti. Ora siamo malati, soffriamo, giaciamo nel letto dell'infermità, ma non dobbiamo disperare. Siccome poi non potevamo andare dal medico, s'è degnato di venire da noi lui in persona. Pur essendo stato disprezzato dal sano, non trascurò di curare il ferito. Non cessò di dare altri precetti al malato che non volle osservare quelli datigli prima perché non si ammalasse, come se avesse detto: "Per tua esperienza hai certamente capito ch'io ero un vero medico, allorché dissi: Non toccare ciò. Guarisci dunque finalmente, e torna in vita. Vedi? Porto anch'io la tua infermità: bevi l'amaro calice. Sei stato tu a renderti tanto penosi i miei precetti, che tanto dolci ti erano stati dati quando eri sano. Tu li hai disprezzati e così sei caduto malato; non potrai guarire se non berrai l'amaro calice, il calice delle tentazioni di cui è piena la nostra vita, il calice delle tribolazioni, delle angustie e dei patimenti. Bevilo - dice - bevilo, affinché tu viva". E perché l'ammalato non gli rispondesse: "Non posso, non lo sopporto, non lo bevo", per primo lo bevve il medico sano, perché non esitasse a berlo il malato. In quel bicchiere che cosa c'è d'amaro ch'egli non abbia bevuto? Se c'è l'insulto, egli l'udì quando scacciava i demoni: È un indemoniato 19, e: Scaccia i demoni con l'aiuto di Beelzebub 20. Di conseguenza, per consolare i malati disse: Se hanno chiamato Beelzebub il capofamiglia, con qual titolo peggiore chiameranno quelli della sua famiglia? 21. Se i dolori sono amari, anch'egli fu legato, flagellato e crocifisso. Se la morte è amara, anch'egli morì. Se la nostra debolezza ha in orrore ogni specie di morte, non c'era in quel tempo nulla di più ignominioso della morte sulla croce. Poiché non senza motivo l'Apostolo, mettendo in rilievo la sua obbedienza, soggiunge dicendo: Fu obbediente fino alla morte, e alla morte sulla croce 22.
9. 8. Poiché dunque Cristo aveva intenzione di onorare i suoi fedeli alla fine di questo mondo, onorò prima la croce in questo mondo, affinché i principi della terra credenti in lui vietassero di crocifiggere i delinquenti; per di più la croce sulla quale i giudei suoi carnefici inchiodarono il Signore in mezzo ai più crudeli oltraggi, la portano ora sulla fronte con gran fiducia i suoi servi e anche i sovrani. Adesso non appare solo quale morte il Signore si è degnato di subire per noi, ma, come dice l'Apostolo, divenne maledizione a favore di noi 23. Inoltre quando la cecità dei giudei lo oltraggiava mentre pendeva dalla croce, avrebbe potuto senz'altro discendere dalla croce, dal momento che, se non avesse voluto, non sarebbe stato sulla croce; ma era più difficile risorgere dal sepolcro che scendere dalla croce. Compiendo quindi queste azioni proprie di Dio, ma soffrendo patimenti umani, il Signore per mezzo dei miracoli sensibili e della pazienza nei dolori del corpo ci ammonisce di credere e di guarire per vedere le realtà invisibili ignote all'occhio della carne. Facendo così curò dunque i ciechi di cui adesso è stato letto il Vangelo. Ma considerate a che cosa ha esortato il malato interiore mediante le guarigioni che compiva.
10. 9. Considerate il risultato di questo fatto miracoloso e la successione delle circostanze. Quei due ciechi, seduti ai lati della strada, al passaggio del Signore si misero a gridare che avesse pietà di loro. Ma la folla che accompagnava il Signore li rimproverava per impedire loro di gridare. Non dovete pensare che questo particolare sia privo di un significato simbolico. Essi però continuando senza sosta a gridare riuscirono ad averla vinta sulla folla che cercava d'impedirglielo, perché la loro voce arrivasse alle orecchie del Signore, come se egli non avesse precorso i loro pensieri. I due ciechi continuarono dunque a gridare per essere uditi dal Signore e non poterono essere impediti dalla folla. Il Signore passava ed essi gridavano. Il Signore si fermò ed essi furono guariti. Il Signore Gesù infatti si fermò, li fece chiamare e disse: Che cosa volete che vi faccia? Quelli risposero: Che i nostri occhi si aprano alla luce 24. Il Signore agì in conformità della loro fede: ridiede loro la vista. Se abbiamo già compreso la malattia, la sordità e la morte interiore d'una persona, cerchiamo nell'anima anche la cecità interiore. Sono chiusi gli occhi del cuore; passa il Signore affinché noi gridiamo. In che senso passa Gesù? Gesù compie azioni temporali. In che senso passa Gesù? Gesù compie azioni transitorie. Considerate bene attentamente quante sue azioni sono passate. Nacque dalla vergine Maria; ma nasce forse continuamente? Fu allattato da bambino; sta forse continuamente a succhiare il latte? Percorse le varie età fino alla giovinezza; cresce forse di continuo fisicamente? All'infanzia e poi alla fanciullezza, all'adolescenza che passavano e si allontanavano successero rispettivamente la fanciullezza, l'adolescenza e poi la giovinezza. Anche gli stessi miracoli da lui compiuti sono passati: noi li leggiamo e li crediamo. Tali fatti sono stati scritti perché possano essere letti e quindi passavano quando venivano compiuti. Infine, per non attardarci in molti altri fatti, fu crocifisso: è forse appeso di continuo alla croce? Fu sepolto, risuscitò, ascese al cielo; ormai non muore più, la morte non avrà più potere su di lui 25, ma la sua divinità è permanente e l'immortalità del suo corpo non avrà mai più fine. Ciononostante però tutte le azioni da lui compiute nel tempo sono passate, ma sono state scritte perché siano lette e vengono annunciate perché siano credute. Gesù dunque passò attraverso tutte quelle azioni.
11. 10. Che cosa rappresentano i due ciechi presso la strada se non i due popoli che Gesù era venuto a guarire? Mostriamo con testi delle Sacre Scritture quali sono questi due popoli. Nel Vangelo sta scritto: Ho anche altre pecore che non sono di questo ovile; anche quelle devo condurvi in modo che ci sia un unico gregge e un unico pastore 26. Chi sono dunque i due popoli? Uno è quello dei giudei, l'altro quello dei pagani. Io non sono stato inviato - dice - se non per le pecore sperdute del popolo d'Israele 27. A chi disse così? Ai discepoli, quando la donna cananea gridava e ammise d'essere un cane per meritare le briciole cadute dalla tavola dei padroni. E poiché lo meritò, furono mostrati i due popoli ai quali era stato inviato: e cioè il popolo giudaico, a proposito del quale aveva detto: Io sono stato inviato solo alle pecore sperdute della casa d'Israele, e il popolo dei pagani, di cui era la prefigurazione questa donna che prima Gesù aveva respinto dicendo: Non sta bene gettare ai cani il pane dei figli 28; a lei che disse: È vero, Signore, ma anche i cani mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni, aveva risposto: O donna, grande è la tua fede. Ti sia fatto come tu vuoi 29. Ai pagani apparteneva anche il centurione, del quale il medesimo Signore dice: Io vi assicuro che non ho trovato in nessuno d'Israele tanta fede 30. Quello infatti aveva detto: Non sono degno che tu entri in casa mia, ma di' solo una parola e il mio servo sarà guarito 31. In tal modo dunque il Signore prima della sua passione e glorificazione mostrava due popoli: l'uno, al quale era andato per adempiere le promesse fatte ai Patriarchi, l'altro ch'egli non respingeva per la sua misericordia, affinché s'adempisse la promessa fatta ad Abramo: Nella tua discendenza saranno benedetti tutti i popoli 32. Ecco perché anche l'Apostolo già dopo la risurrezione e l'ascensione del Signore, quando fu disprezzato dai giudei, si rivolse ai pagani. Ciononostante non rifiutò di parlare delle Chiese formate dai giudei che avevano abbracciato la fede. Di persona - dice - ero sconosciuto alle Chiese della Giudea che sono in Cristo. Esse avevano solo sentito dire: Quel tale, che una volta ci perseguitava, ora diffonde la nostra fede, che prima voleva distruggere; così - dice - davano gloria a Dio riguardo a me 33. Così Cristo è chiamato anche pietra angolare, che ha fatto di due popoli un unico popolo 34. La pietra angolare infatti unisce due pareti che vengono da direzioni differenti. Che c'è di tanto differente quanto la circoncisione e il prepuzio? L'una è la parete proveniente dai giudei, l'altra dai pagani. Ma esse vengono unite dalla pietra angolare. Infatti la pietra che i costruttori hanno scartata è diventata pietra angolare 35. In un edificio c'è la pietra angolare solo quando due pareti, che vengono da differenti direzioni, si riuniscono in un solo punto e si congiungono per costituire una specie d'unità. Orbene, questi due muri erano rappresentati simbolicamente dai due ciechi che si rivolgevano gridando al Signore.
12. 11. Fate ora attenzione, dilettissimi. Il Signore passava e i ciechi gridavano. Che vuol dire: "passava"? Compiva opere passeggere, come abbiamo già detto. Mediante queste opere passeggere cresce la nostra fede. Poiché noi crediamo nel Figlio di Dio non solo perché Verbo di Dio, per mezzo del quale è stata fatta ogni cosa: se infatti fosse rimasto sempre nella natura divina uguale a Dio, e non si fosse svuotato, assumendo la natura di schiavo 36, non ne avrebbero percepito nemmeno il passaggio i ciechi per poter gridare. Compiendo quindi opere transitorie, cioè umiliandosi, divenuto obbediente fino alla morte e alla morte in croce, i due ciechi gridarono: Abbi pietà di noi, figlio di Davide! 37. Poiché anche il fatto stesso che, essendo Signore e creatore di Davide, volle essere anche figlio di Davide, lo compì nel tempo, lo compì passando.
13. 12. Ma che significa gridare verso Cristo, fratelli, se non corrispondere alla grazia di Cristo con le opere buone? Dico ciò, fratelli, affinché non facciamo strepito con le parole e rimaniamo poi muti con le opere buone. Chi è che grida verso Cristo affinché sia rimossa la cecità interiore al suo passaggio, vale a dire quando ci dispensa i misteri temporali con cui siamo esortati a conseguire quelli eterni? Chi è che grida verso Cristo? Grida verso il Cristo chi disprezza il mondo. Grida a Cristo chi disprezza i piaceri mondani. Grida a Cristo chi non con la lingua ma con la vita dice: Il mondo per me è morto e io per il mondo sono morto 38. Grida a Cristo chi distribuisce e dà i suoi beni ai poveri affinché la sua giustizia sia stabile per l'eternità 39. Poiché colui che ascolta attentamente: Vendete i vostri beni e il ricavato datelo ai poveri. Procuratevi delle borse che non si consumano, un tesoro stabile in cielo 40, sente come il rumore dei passi di Cristo, deve allora gridare verso di lui sull'esempio di quel cieco, cioè fare quanto fece lui. La sua voce deve realizzarsi nelle opere. Prenda a disprezzare il mondo, a distribuire le sue ricchezze ai poveri, a non stimare nulla i beni amati dagli uomini, disprezzi le offese, non brami vendicarsi, porga la guancia a chi lo percuote, preghi per i nemici; se uno gli ruba le proprie cose, non le richieda; se invece avrà tolto qualcosa a qualcuno, gli renda il quadruplo.
14. 13. Quando però inizierà a praticare queste opere buone, tutti i congiunti e i parenti e gli amici si turbano. Gli amanti del mondo lo contestano: "Che pazzia è la tua? Sei esagerato; gli altri non sono forse cristiani? La tua è una stoltezza, anzi una pazzia!". La folla strepita gridando frasi simili a queste, perché i ciechi non implorino aiuto ad alta voce. La folla rimproverava i ciechi che gridavano, ma non riusciva a sopraffarne le grida. Comprendano che cosa devono fare quelli che vogliono essere guariti. Gesù passa anche adesso: quelli che stanno ai margini della strada si mettano a gridare. Questi tali sono da una parte coloro che onorano Dio con le labbra, ma il loro cuore è lontano da Dio 41; da un'altra parte stanno ai lati della strada coloro che hanno il cuore contrito e ai quali il Signore dà i suoi precetti. Mi spiego: quando vengono letti i fatti compiuti dal Signore mentre passava, sempre ci viene presentato Gesù che passa. Poiché fino alla fine del mondo non mancheranno ciechi seduti lungo la strada. È dunque necessario che quelli che siedono lungo la strada lo invochino ad alta voce. La folla che accompagnava il Signore cercava d'impedire le grida di coloro che chiedevano la guarigione. Capite, fratelli, quello che dico? Non so effettivamente come esprimermi, ma ancor meno so come tacere. Orbene, ecco che cosa dico, e lo dico apertamente. Poiché temo non solo Gesù che passa ma anche Gesù che rimane, per questo non posso tacere. I cristiani cattivi e tiepidi cercano d'impedire i buoni cristiani veramente zelanti e desiderosi di mettere in pratica i precetti di Dio scritti nel Vangelo. La stessa folla che accompagna il Signore s'oppone a coloro che gridano, cioè s'oppone a coloro che gridano per impedir loro di essere guariti persistendo nel gridare. Ma essi continuino a gridare, non si stanchino, non si lascino trascinare per una malintesa autorità delle folle e non imitino quelli che son diventati cristiani prima di loro ma vivono male e son maldisposti verso di loro a causa delle opere buone. Non dicano: "Cerchiamo di vivere come vivono tanti di questi tali". Perché non vivere piuttosto come insegna il Vangelo? Perché mai vuoi vivere seguendo la folla che ti rimprovera e t'impedisce, e non seguendo le orme del Signore? Quelli t'insulteranno, ti biasimeranno, ti dissuaderanno, ma tu continua a gridare finché la tua voce non giunga alle orecchie di Gesù. Orbene, coloro che persisteranno nel mettere in pratica i precetti di Cristo e non faranno caso alla folla che si oppone e non terranno in gran conto il fatto di sembrare d'essere seguaci del Cristo, cioè il fatto di chiamarsi cristiani, ma avranno più cara la luce che Cristo ridarà loro anziché temere lo strepito degl'individui che loro si oppongono; questi non saranno separati in alcun modo da Cristo, il quale si fermerà e li guarirà.
15. 14. In qual maniera dunque vengono guariti i nostri occhi? Allo stesso modo che mediante la fede riconosciamo che Cristo passa compiendo la sua missione salvifica nel tempo, così dobbiamo capire che Cristo sta fermo a causa della sua immutabile eternità. L'occhio infatti vien guarito quando si concepisce con l'intelligenza la divinità di Cristo. La Carità vostra cerchi di comprendere questa verità di fede; fate attenzione perché parlerò d'un grande mistero. Tutte le azioni compiute da nostro Signore Gesù Cristo nel tempo hanno lo scopo d'inculcare in noi la fede. Noi crediamo nel Figlio di Dio, non solo nel Verbo mediante il quale è stata creata ogni cosa, ma nel Verbo fattosi carne, per abitare tra di noi, nato dalla vergine Maria, e tutte le altre verità che sono oggetto della fede e che ci sono state presentate perché al passaggio di Cristo i ciechi ascoltando i passi di Cristo nel suo cammino gridassero con le opere, manifestando con la vita la loro professione di fede. Orbene, Gesù si ferma per guarire coloro che gridavano di aiutarli. Poiché adesso vede Gesù restar fermo colui che dice: Anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora non lo conosciamo più così 42. L'Apostolo infatti vedeva la divinità di Cristo, per quanto si può vederla in questa vita. C'è la divinità di Cristo e c'è l'umanità di Cristo. La divinità è stabile, l'umanità passa. Che significa: "La divinità è stabile"? Essa non può né cambiare né guastarsi né scomparire. Poiché egli non è venuto presso di noi allontanandosi dal Padre, né è salito al cielo spostandosi da un luogo. Avendo preso corpo umano, si spostò da un luogo a un altro, ma Dio rivestendosi d'un corpo umano non cambia neppure posto poiché non si trova in nessun luogo. Se saremo toccati da Cristo nella sua natura immutabile, i nostri occhi saranno guariti. Ma gli occhi di chi di noi? Naturalmente di coloro che lo implorano ad alta voce quando passa, coloro cioè che fanno il bene mediante la fede comunicataci nel tempo per istruire noi che siamo piccoli.
15. 15. Che cosa potremmo avere di più prezioso degli occhi guariti, o fratelli? Coloro i quali vedono questa luce creata, che risplende in cielo o ch'è prodotta da una lucerna, ne godono. E come sembrano infelici coloro che non possono vederla! Ma perché io parlo, perché dico queste cose se non per esortare tutti voi a gridare quando passa Gesù? Raccomando alla Santità vostra di amare la luce che forse non vedete. Finché non vedete, credete; e perché vediate, gridate. Quanto grande è reputata l'infelicità degli individui che non vedono questa luce fisica! Uno è diventato cieco; subito si dice: "Ha provocato lo sdegno di Dio; ha commesso qualcosa di male". Così diceva al marito la moglie di Tobia. Egli sgridava la moglie per un capretto, temendo che provenisse da un furto; egli non voleva sentire nella sua casa la voce d'un animale rubato; essa invece, difendendo la propria azione, feriva profondamente con oltraggi il marito; poiché egli diceva: "Rendetelo se proviene da un furto", essa rispondeva insultandolo: Dove sono le tue opere di giustizia? 43. Quant'era cieca la moglie che difendeva il furto; quanto invece vedeva la luce lui che ordinava di rendere la refurtiva. Quella, di fuori, era nella luce del sole, ma nell'intimo egli era nella luce della giustizia! Chi di loro era nella luce migliore?
16. 16. Ad amare questa luce, fratelli miei, noi esortiamo la Carità vostra; gridate con le opere, quando passa il Signore; risuoni la voce della fede, affinché Gesù il quale si ferma, cioè la Sapienza di Dio che resta immutabile e la divinità del Verbo di Dio, per mezzo del quale è stata creata ogni cosa 44, apra i vostri occhi. Lo stesso Tobia ammoniva suo figlio di gridare; lo esortava cioè alle opere buone. Gli diceva di dare ai poveri, gli raccomandava di fare elemosine ai bisognosi e lo persuadeva dicendo: Figlio, l'elemosina non lascia cadere nelle tenebre 45. Lui, cieco, suggeriva la norma per percepire e ottenere la luce. L'elemosina - diceva - non lascia cadere nelle tenebre. Il figlio, meravigliandosi, gli avrebbe forse potuto rispondere: "Come mai, dunque, o padre? tu che ora sei cieco e stai dando consigli, non hai dunque fatto elemosine? non sei forse adesso nelle tenebre tu che mi dici: L'elemosina non lascia cadere nelle tenebre?". Il padre però sapeva a proposito di quale luce esortava il figlio, sapeva ciò che vedeva nel suo intimo. Il figlio dava la mano al padre perché camminasse sulla terra, il padre invece la dava al figlio perché abitasse nel cielo.
16. 17. Insomma, per concludere, fratelli miei, questo discorso con un pensiero che ci sta moltissimo a cuore e ci tormenta, osservate la folla che rimprovera i ciechi persistenti nel gridare; ma voi tutti che tra questa folla volete essere guariti, non fatevi distogliere da essa, poiché molti sono cristiani solo di nome, ma empi nelle opere; non v'impediscano dal fare opere buone. Gridate tra le folle che vi distolgono, che vi dissuadono, v'insultano e vivono male. In realtà i cattivi ostacolano i buoni cristiani non solo con le parole, ma anche con le cattive opere. Il buon cristiano non vuole andare a teatro. Per il fatto stesso che frena la sua passione sregolata per non andare al teatro, grida verso Cristo che passa per essere guarito. Al teatro accorrono altri individui, ma forse sono pagani oppure giudei. Ma certamente nei teatri, se non ci andassero i cristiani, ce ne sarebbero tanto pochi che se ne andrebbero via per la vergogna. Vi accorrono dunque anch'essi portando il santo nome di cristiani per loro castigo! Grida dunque col rifiutare d'andarvi, soffocando nel tuo cuore la brama d'un piacere temporale, e persisti nel gridare forte e con insistenza alle orecchie del Signore, affinché Gesù si fermi e ti guarisca. Grida in mezzo alla stessa folla e non disperare che il Signore ti ascolti. In realtà anche quei ciechi non gridavano dalla parte ove non c'era la folla perché fossero uditi dalla parte ove non ci fosse l'impedimento di quelli che volevano trattenerli dal gridare. Essi gridarono in mezzo alla folla e pur tuttavia il Signore li udì. Così fate anche voi: gridate anche in mezzo ai peccatori e ai dissoluti, tra gli amanti delle vanità mondane, affinché il Signore vi guarisca. Non gridate al Signore da un'altra parte; non dovete andare dagli eretici e lì gridare al Signore. Riflettete bene, fratelli; quelli che gridavano furono guariti in mezzo alla folla che voleva proibir loro di gridare.
17. 18. Ora, la Santità vostra consideri attentamente che cosa vuol dire perseverare nel gridare. Dirò ciò che molti hanno sperimentato con me con l'aiuto di Cristo: poiché la Chiesa non cessa di partorire persone di tal genere. Quando un cristiano comincia a vivere bene, ad essere fervido di buone opere e a disprezzare il mondo, proprio a causa della novità delle sue opere, subisce il biasimo e l'opposizione dei cristiani privi di fervore. Ma se persevererà e li vincerà col mantenersi nella sua condotta senza abbandonare le opere buone, quei medesimi che prima si opponevano, gli renderanno omaggio. Poiché rimproverano, disturbano, si oppongono fin che sono convinti che uno può cedere. Se al contrario si ritrovano vinti dalla perseveranza di coloro che fanno progressi nel bene, si convertono e prendono a dire: "È un grand'uomo, è un sant'uomo; felice lui che ha ricevuto un tal dono da Dio". Lo onorano, si congratulano con lui, lo benedicono, lo lodano, come la folla che accompagnava il Signore. Essa si opponeva a che i ciechi gridassero, ma dopo che quelli continuarono a gridare in modo da meritare d'essere uditi e ottenere misericordia dal Signore, la stessa folla per contro dice: Gesù vi chiama 46. Ormai si mettono a esortarli anche coloro che prima li rimproveravano perché tacessero. Dal Signore non è chiamato solo chi non soffre in questo mondo. Ma chi è che in questa vita non soffre per i suoi peccati e le sue iniquità? Ma se tutti soffrono, a tutti è stato detto: Venite da me voi tutti che siete affaticati 47. Se però è stato detto a tutti, perché dài la colpa a colui che t'invita? Vieni. Non diventa stretta per te la sua casa; il regno di Dio sarà posseduto ugualmente da tutti e interamente da ciascuno; esso non diminuisce col crescere del numero dei possessori, poiché non viene diviso. Per ciascuno è intero ciò che è posseduto pacificamente da molti.
18. 19. Ciononostante, fratelli miei, mediante il simbolismo racchiuso nel brano del Vangelo che abbiamo spiegato, abbiamo conosciuto la verità indicata in modo assai chiaro in altri passi della Sacra Scrittura, che cioè nella Chiesa esistono buoni e cattivi o, come spesso li chiamiamo, il grano e la paglia. Nessuno abbandoni l'aia prima del tempo, tolleri la paglia nella trebbiatura, la tolleri nell'aia. Poiché nel granaio non avrà nulla da tollerare. Verrà colui che vaglierà e separerà i cattivi dai buoni. Ci sarà anche la separazione materiale che ora è preceduta da quella spirituale. Distaccatevi sempre col cuore dai cattivi, ma rimanete uniti cautamente col corpo per un po' di tempo. Non dovete però essere negligenti nel correggere i vostri, quelli cioè appartenenti in qualsiasi modo alla vostra cura, con l'ammonirli, con l'istruirli, con l'esortarli, con lo spaventarli. Fatelo in qualunque modo potrete farlo. Inoltre non dovete diventar pigri a correggere i cattivi poiché nelle Scritture e negli esempi dei santi vissuti sia prima che dopo la venuta del Signore in questa vita troverete che nell'unità ecclesiale i cattivi non contaminano i buoni. Il cattivo non ti guasterà in due modi: se non sarai d'accordo con lui e se lo rimprovererai; non associarsi a uno vuol dire non andarci d'accordo. Uno si associa ad un altro quando unisce alla sua azione la complicità della volontà o dell'approvazione. Dandoci perciò l'esortazione a questo riguardo, l'Apostolo dice: Non partecipate alle azioni tenebrose che non danno alcun frutto 48. E poiché non bastava non acconsentire, se poi si fosse trascurata la correzione, ma piuttosto - dice - riprovatele 49. Considerate come ha unito insieme entrambi i precetti: Non partecipate, ma piuttosto riprovatele. Che significa: Non partecipate? Non acconsentite, non lodate, non approvate. Che significa: ma piuttosto riprovatele? Rimproverate, sgridate, reprimete.
18. 20. Inoltre nel correggere e reprimere i peccati altrui, bisogna badare che non s'insuperbisca chi rimprovera un altro e si deve avere presente la massima dell'Apostolo: Chi perciò crede di stare in piedi, stia attento a non cadere 50. Nella sua espressione esterna il rimprovero abbia, sì, tono spaventoso, ma nell'intimo si mantenga tutta la dolcezza della carità. Se uno è sorpreso a commettere una colpa - come dice il medesimo Apostolo - voi che avete lo Spirito di Dio, correggetelo con spirito di mitezza facendo attenzione a te stesso perché anche tu non sia messo alla prova. Portate i pesi gli uni degli altri e così adempirete la legge di Cristo 51. Ugualmente in un altro passo: Un servo del Signore - dice - non dev'essere litigioso, ma gentile con tutti, capace d'insegnare, e tollerante; deve rimproverare con dolcezza gli avversari nella speranza che Dio conceda loro di cambiar vita per conoscere la verità e si possano così ravvedere e liberarsi dalla trappola del diavolo, dal quale erano stati accalappiati per ubbidire alla sua volontà 52. Non dovete dunque essere né consenzienti al male per approvarlo, né trascurati per riprovarlo né tracotanti per riprovarlo con insulti.
18. 21. Chi però abbandona l'unità, viola la carità; e chi viola la carità, per quanto grandi siano i doni che può avere, egli non è nulla. Se parlasse le lingue degli uomini e degli angeli, se conoscesse tutti i misteri, se avesse tutta la fede, tanto da smuovere i monti, se distribuisse tutti i beni ai poveri, se desse il proprio corpo per essere bruciato ma non avesse la carità, egli non sarebbe niente e non gli gioverebbe a nulla 53. Possiede inutilmente ogni cosa chi non possiede l'unica virtù con cui può trarre profitto da tutte le cose.
19. 21. Cerchiamo perciò di amare la carità procurando di conservare l'unità, che viene dallo Spirito Santo, per mezzo della pace che ci unisce 54. Non lasciamoci distogliere dalla retta via da coloro che comprendono solo le cose materiali e, compiendo una separazione corporale, con un sacrilegio spirituale si separano dal frumento della Chiesa diffusa su tutta la terra. Poiché per tutto il mondo è stata seminata la buona semente. Il buon seminatore, il Figlio dell'uomo, ha sparso la buona semente non solo in Africa ma in qualunque parte del mondo. Ma un suo nemico andò a seminare tra il grano la zizzania. Che disse tuttavia il capofamiglia? Lasciate che crescano insieme fino al giorno della mietitura 55. Crescere, ma dove? Nel campo, naturalmente. Quale è il campo? L'Africa forse? No. Qual è dunque il campo? Non dobbiamo essere noi a spiegarlo, ma lo deve dire il Signore: non dobbiamo permettere a nessuno che su ciò dia un giudizio a proprio capriccio. I discepoli infatti dissero al Maestro: Spiegaci la parabola della zizzania 56. E il Signore la spiegò in questo modo: La buona semente - disse - sono i figli del regno. La zizzania, al contrario, sono i figli cattivi. Chi la seminò? Il nemico - disse - che la seminò è il diavolo. Qual è il campo? Il campo - rispose - è questo mondo. Qual è il giorno della mietitura? Il giorno della mietitura - disse - è la fine del mondo. Chi sono i mietitori? I mietitori sono gli angeli 57. È forse l'Africa il mondo? È forse questo il tempo della mietitura? È forse Donato il mietitore? Aspettate il raccolto per tutto il mondo, per tutto il mondo crescete per diventare messe, tollerate la zizzania in tutto il mondo fino al giorno della mietitura. Non vi distolgano dalla retta via i malvagi, le paglie assai leggere, che volano via dall'aia prima che arrivi il vagliatore, non vi conducano fuori dalla retta via. Metteteli con le spalle al muro almeno mediante questa sola parabola della zizzania e non lasciateli dire più oltre: "Quello ha consegnato i Libri sacri!"; "No, è stato invece quell'altro a consegnarli!". Chiunque sia stato a consegnarli, forse che l'infedeltà dei "traditori" ha fatto sparire la fedeltà di Dio? Qual è la fedeltà di Dio? Quella ch'egli promise ad Abramo dicendo: Nella tua discendenza saranno benedette tutte le genti 58. Qual è la fedeltà di Dio? Lasciate che crescano insieme fino al giorno del raccolto. Crescere in qual luogo? Nel campo. Che significa: "Nel campo"? Nel mondo.
19. 22. A questo punto essi dicono: "Sì, è vero: il grano e la zizzania erano cresciuti insieme nel mondo, ma ormai il grano è diminuito di quantità, è ridotto a questa nostra regione e al piccolo numero formato da noi". Il Signore non ti permette di dare spiegazioni arbitrarie. È lui stesso in persona che spiega questa parabola, ed è lui stesso che ti tappa la bocca sacrilega, empia, ignorante, contraria a te stesso che ti opponi al Testatore che chiama anche te all'eredità! In che modo ti tappa la bocca? Dicendo: Lasciate che crescano insieme fino alla mietitura 59. Se già ci fosse stata la mietitura, potremmo credere che il grano è diminuito. Senonché non diminuirà nemmeno allora, ma sarà riposto nel granaio, poiché dice così: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per essere bruciata; il grano invece riponetelo nel mio granaio 60. Se dunque il grano cresce fino al raccolto e dopo il raccolto è riposto nel granaio, quando mai, o disonesto ed empio, diminuisce? Ammetto che, a paragone della zizzania e insieme alla paglia, il frumento è di meno; tuttavia crescono insieme fino alla mietitura. Quando infatti il male sarà tanto diffuso, si raffredderà la carità di molti 61; crescerà la zizzania, crescerà la paglia. Ma poiché in tutto il campo non potrà mancare il frumento, che si potrà salvare col perseverare fino alla fine, cresceranno insieme fino alla mietitura 62. È vero che per il moltiplicarsi dei cattivi è stato detto: Quando tornerà il Figlio dell'uomo, troverà forse la fede sulla terra? 63 - nome questo con cui sono raffigurati tutti coloro i quali, mediante la trasgressione della legge, imitano il primo uomo decaduto, al quale fu detto: Sei terra e nella terra tornerai 64 -, tuttavia anche per il gran numero dei buoni e a causa di colui al quale fu detto: I tuoi discendenti saranno come le stelle del cielo e come l'arena del mare 65, non è stata taciuta nemmeno la profezia: Verranno molti dall'Oriente e dall'Occidente e staranno a tavola con Abramo e Isacco nel regno di Dio 66. La zizzania e il grano cresceranno dunque insieme fino alla mietitura, ma nelle Scritture la zizzania e la paglia hanno una sorte loro propria, mentre il frumento ha la sua. Coloro che non le intendono, confondono e si confondono, e fanno tanto baccano nella loro cieca passione da non voler ammutolire neanche di fronte alla chiara evidenza della verità.
20. 23. "Ecco - dicono - il Profeta dice: Allontanatevi, uscite di lì e non toccate nulla d'immondo 67; in che modo dovremo dunque tollerare per la pace i cattivi, dai quali ci è ordinato di ritirarci e allontanarci, per non toccare una cosa immonda?". Ora, questo ritirarsi noi lo intendiamo in senso spirituale, essi invece l'intendono in senso materiale. Anch'io infatti grido col Profeta e, quali che siano le nostre doti, Dio si serve di noi come di strumenti per la sua opera salvifica a vostro riguardo, gridiamo anche noi e vi diciamo: Allontanatevi, ritiratevi di lì, non toccate ciò ch'è immondo; ma evitando il contatto del cuore, non quello del corpo. Che significa infatti "toccare ciò ch'è immondo", se non acconsentire ai peccati degli altri? Che significa poi "uscire di lì", se non fare tutto ciò che può giovare alla correzione dei cattivi nella misura che ciascuno può attuarlo a seconda del suo grado e della sua personalità senza compromettere la pace? Se ti dispiace che uno ha commesso una colpa, tu non tocchi l'immondo. Se lo hai redarguito, rimproverato, ammonito e, se il caso lo esigeva, hai usato un castigo adeguato che non violi l'unità, sei uscito di lì. Considerate attentamente le azioni dei santi, perché questa non paia una spiegazione mia personale. Quelle parole d'Isaia devono essere intese nel senso che le intesero i santi. Uscite di lì, dice il Profeta. Prima spiego quest'espressione in base al senso che abitualmente a essa vien dato e poi mostrerò che non è una mia spiegazione personale. Spesso si viene accusati e dopo essere stati accusati ci si difende; orbene, quando la difesa dell'accusato è ragionevole e giusta, quelli che lo ascoltano dicono: "Ne è uscito fuori". Verso qual luogo ne è uscito? Ne è uscito pur rimanendo fermo al suo posto. In che modo ne è uscito? Con l'esporre le proprie ragioni e con una difesa del tutto giusta. Così facevano i santi quando scuotevano la polvere dai propri piedi contro coloro che non accoglievano la pace loro annunciata 68. Così ne uscì la sentinella alla quale Dio aveva detto: Ti ho posto come sentinella per la casa d'Israele 69. A lei infatti viene detto: Se tu avvertirai il malvagio ed egli non si allontanerà dalla sua iniquità e dalla sua via perversa, il malvagio morirà per la sua iniquità, ma tu salverai l'anima tua 70. Se fa così, ne esce non separandosi col corpo, ma con la difesa della sua azione. In effetti egli ha fatto il suo dovere, anche se l'altro non ha obbedito a chi doveva ubbidire. Ecco che significa: Uscite di lì.
21. 24. Così gridò Mosè, così gridò Isaia, così gridarono Geremia ed Ezechiele. Vediamo se essi fecero come costoro e abbandonarono il popolo di Dio e si trasferirono tra popoli stranieri. Quante volte e quanto aspramente Geremia rimproverò i peccatori e gli scellerati del suo popolo! Tuttavia restava in mezzo a loro, entrava insieme con loro nell'unico tempio, celebrava i medesimi riti sacri; continuava a vivere tra la massa d'individui scellerati, ma se ne ritirava col gridare. Questo vuol dire ritirarsi di lì, questo vuol dire non toccare l'immondo, cioè non acconsentire con la volontà e non risparmiare col gridare. Che dire di Geremia, d'Isaia, di Daniele, d'Ezechiele e di tutti gli altri Profeti, che non si allontanarono dal popolo malvagio, per non abbandonare i buoni mescolati in mezzo a quel popolo, nel quale anch'essi sarebbero potuti essere come quelli? Mentre Mosè stesso riceveva la Legge sul monte, al basso il popolo si costruì un idolo. Il popolo di Dio, sebbene fosse stato condotto attraverso le acque del Mar Rosso che s'erano ritirate, e che poi avevano sommerso i nemici che l'inseguivano, dopo tanti segni e miracoli compiuti per le piaghe e la morte degli egiziani e per la protezione e la salvezza di quel suo popolo, chiese un idolo, l'ottenne con la violenza, lo costruì, lo adorò, gli offrì sacrifici. Dio rivela al suo servo il peccato del popolo e afferma di volerlo sterminare dalla propria faccia. Ma ecco Mosè che intercede disposto a tornare dallo stesso popolo, mentre aveva l'occasione di allontanarsi e separarsi da esso, per evitare - come intendono costoro - di toccare un immondo e di vivere con gente siffatta, e tuttavia non lo fece. E affinché non sembrasse ch'egli agisse così spinto più dalla necessità che dalla carità, Dio gli offrì un altro popolo. Ma di te - disse - io farò una grande nazione 71, al fine di sterminarli. Egli però non accetta, rimane unito ai peccatori, intercede per i peccatori. E in che modo intercede? O grande prova d'amore, fratelli miei! In che modo intercede? Considerate la carità in certo qual modo materna, di cui spesso abbiamo parlato. Mentre Dio minacciava il popolo sacrilego, il cuore amorevole di Mosè si commosse, a favore di essi offrì se stesso alla collera di Dio. Signore - disse - se vuoi, perdona loro questo peccato; se no, cancellami dal libro che hai scritto 72. Con quali viscere paterne e materne, con quanta sicurezza avrà detto ciò considerando la giustizia e la misericordia di Dio! Dio infatti essendo giusto non avrebbe fatto perire un giusto ed essendo misericordioso avrebbe perdonato ai peccatori.
22. 25. Ormai risulta certamente chiaro alla Prudenza vostra in qual senso devono intendersi tutti i testi di tal genere delle Scritture; sicché, quando la Scrittura dice che dobbiamo allontanarci dai malvagi, ci si ordina solo d'allontanarcene col cuore perché, separandoci dai buoni, non ci capiti di commettere un male maggiore che evitare l'unione con i cattivi, come hanno fatto proprio i donatisti. Se costoro fossero stati buoni davvero, avrebbero rimproverato i malvagi e non avrebbero al contrario, proprio essi ch'erano malvagi, infamato i buoni; anzi per amore della pace avrebbero sopportato chiunque. Essi invece accolsero come innocenti i massimianisti, ch'essi prima avevano condannato come perversi. Senza dubbio il Profeta dice chiaramente: Allontanatevi, andate via di lì, non toccate ciò ch'è immondo 73. Io, per capire che cosa dice, considero ciò che fece. Con il suo modo d'agire mi fa capire la sua affermazione. Dice: Allontanatevi. A chi lo dice? Senz'altro ai giusti. Da chi dovevano allontanarsi? Naturalmente dai peccatori e dagli iniqui. Mi domando se egli si allontanò da siffatti individui. Trovo che non si allontanò. Egli dunque intese quell'ordine in modo diverso. Non avrebbe fatto lui per primo ciò che aveva ordinato? Egli invece si allontanò col cuore, rimproverò e sgridò. Trattenendosi dal consentire non toccò ciò ch'era immondo ma biasimando ne uscì libero al cospetto di Dio; Dio non gl'imputa né i peccati personali per il fatto che non li ha commessi, né quelli altrui, poiché non li ha approvati, né la negligenza, poiché non ha taciuto, né la superbia poiché è rimasto nell'unità. Così dunque, fratelli miei, tutti quelli che avete tra voi ancora oppressi dall'amore del mondo, avari, spergiuri, adulteri, amanti di spettacoli frivoli, individui che consultano gli astrologhi, gl'indovini pagani, gli àuguri, gli àuspici, gli ubriaconi, i dissoluti, tutti quelli che conoscete essere malvagi tra voi, rimproverateli per quanto potete, in modo da separarvene col cuore, sgridateli in modo da staccarvene, e non acconsentite in modo da non toccare ciò ch'è impuro.