SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 17, 1-8:
"SEI GIORNI DOPO GESÙ PRESE CON SÉ PIETRO,
GIACOMO E GIOVANNI, SUO FRATELLO" ECC.
1. Dobbiamo, carissimi, esaminare e spiegare la visione che il Signore offrì di se stesso sul monte. Poiché è la visione a proposito della quale aveva detto: Vi assicuro che alcuni che sono qui presenti non morranno prima d'aver visto il Figlio dell'uomo nel suo regno 1. Subito dopo questo comincia il brano ch'è stato letto. Circa sei giorni dopo questi discorsi prese con sé i tre discepoli Pietro, Giovanni e Giacomo e salì su un monte 2. I tre discepoli erano alcuni di quelli dei quali aveva detto: Ci sono qui alcuni che non morranno prima d'aver visto il Figlio dell'uomo nel suo regno. Si tratta d'una questione non piccola. Non era infatti quel monte il regno conquistato. Che cos'è un monte per chi possiede il cielo? Questo cielo non solo lo si legge nella Scrittura, ma lo vediamo anche, in certo qual modo, anche mediante gli occhi del cuore. Chiama suo regno quello che in molti passi chiama "regno dei cieli". Ma il regno dei cieli è il regno dei santi. I cieli infatti narrano la gloria di Dio 3. A proposito di questi cieli il salmo dice subito dopo: Non sono parole né sono discorsi dei quali non si senta la loro voce. In tutta la terra si è diffusa la voce di essi e le loro parole fino alle estremità della terra 4. La voce di chi, se non dei cieli? Dunque degli Apostoli e di tutti i fedeli predicatori della parola di Dio. I cieli regneranno con Colui che ha fatto i cieli. Perché ciò fosse manifestato, vedete cosa avvenne.
2. Il Signore in persona si fece splendente come il sole, i suoi abiti divennero bianchissimi come la neve e parlavano con lui Mosè ed Elia. Sì, proprio Gesù in persona, proprio lui divenne splendente come il sole 5, per indicare così simbolicamente di essere lui la luce che illumina ogni uomo che viene in questo mondo 6. Ciò ch'è per gli occhi del corpo il sole che vediamo, lo è lui per gli occhi del cuore; ciò ch'è il sole per i corpi, lo è lui per i cuori. I suoi vestiti sono la sua Chiesa. Se i vestiti non fossero tenuti ben stretti da colui che l'indossa, cadrebbero. Di questi vestiti un orlo, per così dire estremo, era Paolo. Lo dice lui stesso: Io infatti sono il più piccolo degli Apostoli 7; e in un altro passo: Io sono l'ultimo degli Apostoli 8. Orbene, in un vestito l'orlo è la parte estrema e più piccola. Ecco perché quella donna che soffriva di perdite di sangue guarì toccando l'orlo del mantello del Signore 9; così la Chiesa proveniente dai pagani fu salvata dalla predicazione di Paolo. Che c'è di strano se mediante il vestito bianchissimo viene simboleggiata la Chiesa, dal momento che sentite dire dal profeta Isaia: Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, li farò diventare bianchi come neve 10? Che valore avrebbero Mosè ed Elia, cioè la Legge e i Profeti, se non parlassero col Signore? Se non testimoniassero a favore del Signore, chi leggerebbe la Legge e i Profeti? Vedete quanto sinteticamente afferma ciò l'Apostolo: Per mezzo della Legge si ha solo la conoscenza del peccato. Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio 11, ecco il sole; testimoniata dalla Legge e dai Profeti 12, ecco lo splendore.
3. A tale visione Pietro, esprimendo sentimenti solo umani: È bello per noi, o Signore - dice - stare qui 13. Era infastidito dalla folla, aveva trovato la solitudine sul monte; lì aveva Cristo come cibo dell'anima. Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gl'ispiravano perciò una santa condotta? Voleva star bene, perciò aggiunse: Se vuoi, lascia che prepariamo qui tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia 14. A questa proposta il Signore non rispose nulla e tuttavia a Pietro fu data una risposta. Stava infatti ancora parlando quando venne una nuvola luminosa che li avvolse con la sua ombra. Pietro cercava tre tende; la risposta venuta dal cielo mostrò invece che noi ne abbiamo una sola, mentre la mentalità umana voleva dividerla. Cristo è la Parola di Dio, Parola di Dio nella Legge, Parola di Dio nei Profeti. Perché, Pietro, cerchi di dividerlo? È necessario piuttosto che tu rimanga unito a lui. Tu cerchi tre tende: devi comprendere ch'è una sola!.
4. Mentre la nube li avvolgeva tutti e in certo qual modo facendo per essi una sola tenda, si fece sentire anche una voce che diceva: Questo è il Figlio mio prediletto 15. Erano lì Mosè ed Elia, eppure discepoli non fu detto: "Questi sono i figli miei diletti". Una cosa è il Figlio unigenito, un'altra cosa sono i figli adottivi. Veniva esaltato Colui del quale si gloriavano la Legge e i Profeti. Questo è il Figlio mio prediletto - è detto - nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo! 16. Poiché lo avete udito attraverso i Profeti e attraverso la Legge. E quando non lo avete udito? A quelle parole i discepoli caddero bocconi a terra. Ci viene già mostrato nella Chiesa il regno di Dio. Qui c'è il Signore, qui c'è la Legge e i Profeti; ma il Signore in quanto è il Signore, la Legge invece in quanto rappresentata da Mosè e la Profezia rappresentata da Elia; ma essi in quanto servi, in quanto esecutori degli ordini. Essi come recipienti, egli come sorgente. Mosè ed i Profeti parlavano e scrivevano, ma da lui proveniva ciò ch'essi proferivano.
5. Il Signore però tese loro la mano e fece rialzare i discepoli. Essi poi non videro nessuno all'infuori del solo Gesù 17. Che significa questo? Avete sentito quando si leggeva la lettera dell'Apostolo: Noi adesso vediamo Dio in confuso, come in uno specchio, ma allora lo vedremo faccia a faccia 18. Cesserà inoltre il dono delle lingue, quando avverrà ciò che ora speriamo e crediamo 19. Il fatto che i discepoli caddero bocconi a terra significa simbolicamente che moriremo, poiché è stato detto alla carne: Terra sei e nella terra tornerai 20. Il fatto invece che il Signore li fece rialzare, simboleggiava la risurrezione. Dopo la risurrezione a che ti serve la Legge? a che ti serve la profezia? Ecco perché scompaiono Elia e Mosè. Ti rimane: In principio era il Verbo e il Verbo era con Dio e il Verbo era Dio 21. Ti resta che Dio sia tutto in tutti 22. Vi sarà Mosè ma non vi sarà più la Legge. Vedremo lì anche Elia, ma non più gli scritti del Profeta. Poiché la Legge e i Profeti resero testimonianza a Cristo che doveva patire e il terzo giorno risorgere dai morti ed entrare nella sua gloria 23. Lì si avvererà ciò che ha promesso a coloro che lo amano: Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò 24. E come se gli fosse stato chiesto: "Poiché tu lo amerai, che cosa gli darai?", risponde: Mi farò conoscere a lui 25. Gran dono, grande promessa! Dio non ti riserva un proprio dono, ma se stesso. Perché mai, avaro, non ti basta ciò che ti promette Cristo? A te sembra d'esser ricco, ma se non hai Dio, che cosa hai? Un altro invece è povero ma se possiede Dio, che cosa non possiede?.
6. Scendi, Pietro; desideravi riposare sul monte: scendi; predica la parola di Dio, insisti in ogni occasione opportuna e importuna, rimprovera, esorta, incoraggia usando tutta la tua pazienza e la tua capacità d'insegnare 26. Lavora, affaticati molto, accetta anche sofferenze e supplizi affinché, mediante il candore e la bellezza delle buone opere, tu possegga nella carità ciò ch'è simboleggiato nel candore delle vesti del Signore. Poiché nell'elogio della carità, letto nella lettera dell'Apostolo, abbiamo sentito: Non cerca i propri interessi 27. Non cerca i propri interessi perché dona quel che possiede. In un altro passo egli usa un'espressione piuttosto pericolosa qualora non sia ben intesa. L'Apostolo infatti facendo ai fedeli membri di Cristo una raccomandazione conforme alla stessa carità, dice: Nessuno cerchi ciò ch'è proprio, ma quello degli altri 28. L'avaro infatti, al sentire tale precetto, prepara tranelli per frodare negli affari, ingannare qualcuno e cercare non quel ch'è proprio ma la roba d'altri. L'avarizia invece reprima questi desideri e venga avanti la giustizia; ascoltiamo e cerchiamo di capire quel precetto. Alla carità è detto: Nessuno cerchi ciò ch'è proprio, ma quello degli altri. Se però tu, o avaro, ti opponi a questo precetto e piuttosto pretendi ridurre questo precetto al permesso di bramare l'altrui, prìvati del tuo. Ma siccome io ti conosco, tu vuoi avere non solo il tuo ma anche l'altrui. Tu compi frodi per appropriarti dell'altrui; allora lasciati derubare, perché in tal modo tu possa disfarti del tuo. Tu però non vuoi cercare quel ch'è tuo ma ti porti via la roba d'altri. Se fai così, non fai bene. Ascolta, o avaro, ascolta bene. Il precetto: Nessuno cerchi quel ch'è suo, ma quello ch'è di altri, l'Apostolo te lo spiega più chiaramente in un altro passo. Di se stesso dice: Non cerco quel ch'è utile a me personalmente, ma quel ch'è utile a tutti, affinché tutti si salvino 29. Ciò Pietro non lo capiva ancora quando sul monte desiderava vivere con Cristo. Questa felicità Cristo te la riservava dopo la morte, o Pietro. Ora invece egli stesso ti dice: "Discendi ad affaticarti sulla terra, a servire sulla terra, ad essere disprezzato, ad essere crocifisso sulla terra". È discesa la vita per essere uccisa, è disceso il pane per sentire la fame, è discesa la via, perché sentisse la stanchezza nel cammino, è discesa la sorgente per aver sete, e tu rifiuti di soffrire? Non cercare i tuoi propri interessi. Devi avere la carità, predicare la verità; allora giungerai all'eternità, ove troverai la tranquillità.