Scopo dell'opera.
1. 1. Nei libri scritti contro la lettera di Parmeniano a Ticonio, abbiamo promesso di trattare più in particolare la questione del battesimo; ma se pure non ve lo avessimo promesso, sappiamo e riconosciamo di essere in debito verso i fratelli che ce lo richiedono. Perciò, con l'aiuto del Signore, in quest'opera ci proponiamo non solo di confutare le solite obiezioni che i Donatisti ci fanno su questa questione, ma di parlare dell'autorità del beatissimo martire Cipriano, con la quale i Donatisti tentano di sostenere la loro perversa dottrina per evitare che crolli sotto l'urto della verità, e di dire ciò che il Signore ci concederà. Di modo che, quanti giudicano senza essere accecati da spirito di parte, possano capire che l'autorità di Cipriano, non solo non li sostiene, ma che è soprattutto da essa che sono confutati e annientati.
Nello scisma non si perde né il battesimo né l'ordine.
1. 2. Per la verità, già nei libri menzionati, si è detto che fuori della comunione cattolica il battesimo si può dare, così come, fuori di essa, si può avere. Del resto, nessuno di loro nega che hanno il battesimo anche gli apostati; se infatti a quelli che ritornano e si convertono con la penitenza, non si ridà, è perché si ritiene che non hanno potuto perderlo. Così anche quelli che si allontanano dalla comunione della Chiesa con il sacrilegio dello scisma: hanno certamente il battesimo ricevuto prima di andarsene. Ed in effetti, anche a loro, se ritornano, non si ridà. Il che dimostra che ciò che avevano ricevuto nell'unità, non hanno potuto perderlo separandosene. Ora, se fuori è possibile averlo, perché non è possibile darlo? Se tu dici: " Fuori non è legittimo darlo ", noi replichiamo: " Come fuori non è legittimo averlo, eppure lo si ha, così fuori non è legittimo darlo, eppure lo si dà ". E come con la riconciliazione nell'unità, si comincia ad avere utilmente ciò che fuori dell'unità si aveva inutilmente, così, con la stessa riconciliazione, comincia ad essere utile ciò che, fuori di essa, è stato dato inutilmente. Non è comunque lecito dire che non è stato dato ciò che è stato dato, e né accusare uno di non averlo dato, quando confessa di aver dato ciò che aveva ricevuto. Il sacramento del battesimo è quello che ha il battezzato, mentre il sacramento del dare il battesimo è quello che ha l'ordinato. E come il battezzato, allontanandosi dall'unità, non perde il sacramento del battesimo, così l'ordinato, allontanandosi dall'unità, non perde il sacramento del dare il battesimo. Non va fatto torto a nessun sacramento: se nei cattivi ne viene meno uno, vengono meno tutte e due, se ne resta uno, restano tutti e due. Perciò, come si accetta il battesimo, che non ha potuto perdere colui che si è separato dall'unità, così va accettato il battesimo dato da colui che, andandosene, non ha potuto perdere il sacramento del dare il battesimo. Ora, come al loro ritorno, quelli che sono stati battezzati prima di andarsene, non si ribattezzano, così, al loro ritorno, quelli che sono stati ordinati prima di andarsene, certamente non si ordinano di nuovo, ma, o continuano ad amministrare ciò che amministravano, se l'utilità della Chiesa lo richiede o, se non continuano, conservano il sacramento dell'Ordinazione, e quindi non si impongono loro le mani come a dei laici. In effetti, non perse né il sacramento del battesimo e né quello del dare il battesimo, Feliciano, quando si è separato da essi insieme a Massimiano, tant'è vero che ora lo hanno con loro insieme a quegli stessi che egli ha battezzato fuori, nello scisma di Massimiano. Ecco perché gli altri, pur non essendo uniti alla nostra società, hanno potuto ricevere da loro ciò che questi non avevano perso allontanandosi dalla nostra società. Tutto ciò dimostra, e che i Donatisti agiscono con empietà quando cercano di ribattezzare l'unità del mondo, e che noi agiamo con rettitudine, quando non osiamo condannare, neppure nello scisma, i sacramenti di Dio. Su ciò in cui la pensano come noi, infatti, essi sono anche uniti a noi, si sono invece allontanati da noi, su ciò in cui dissentono da noi. Si tratta di una vicinanza e lontananza che non va misurata in termini di movimenti del corpo, ma dello spirito. Come infatti con la continuità degli spazi di realizza la congiunzione dei corpi, così con il consenso delle volontà si realizza un certo contatto di spiriti. Se quindi colui che si è separato dall'unità, vuole fare una cosa diversa da quella che ha appreso nell'unità, allora si allontana e si separa; ma se ciò che vuol fare è quanto si fa nell'unità, dove l'ha ricevuto e appreso, allora rimane ed è unito a noi.
Il battesimo deve essere ricevuto dove si è certi che è legittimo riceverlo.
2. 3. I Donatisti, pertanto, su alcuni punti sono con noi e su altri se ne sono andati. Quindi, mentre le cose in cui sono con noi, noi non le proibiamo, per quanto riguarda quelle in cui non sono con noi, li esortiamo a venire per averle o a tornare per riaverle, e con ogni possibile mezzo ci impegniamo con grande carità, perché, emendatisi e correttisi, facciano questa scelta. Quindi non diciamo loro: " Non date il battesimo ", ma: " Non datelo nello scisma "; e a quelli che essi stanno per battezzare, non diciamo: " Non ricevete il battesimo ", ma: " Non ricevetelo nello scisma ". Ora, se in caso di estrema necessità, uno non trova un cattolico dal quale farsi battezzare e, conservando nel cuore la fedeltà alla pace cattolica, riceve da qualcuno fuori dell'unità cattolica, il battesimo che era pronto a ricevere nell'unità cattolica, se questi all'improvviso muore, noi lo riteniamo sicuramente un cattolico. Se invece egli viene liberato dalla morte corporale, quando si inserirà, anche con la sua presenza corporale, nell'assemblea cattolica, da cui non si era mai allontanato col cuore, non solo non lo rimproveriamo di ciò che ha fatto, ma lo lodiamo con tutta sicurezza e serenità, perché ha creduto che Dio era presente nel suo cuore, dove conservava l'unità, e perché non ha voluto uscire da questa vita, senza il sacramento del santo battesimo che, ovunque lo ha trovato, lo ha riconosciuto di Dio e non degli uomini. Ma se uno, pur potendo riceverlo nella Chiesa cattolica, per una sua deviazione mentale, sceglie di essere battezzato nello scisma, magari pensando di venire in seguito alla Cattolica, perché è sicuro che qui è fruttuoso il sacramento, che altrove può, sì, ricevere, ma senza frutto, questi è senza dubbio un perverso e un iniquo, ed è tanto più nocivo quanto più ne è consapevole. Egli infatti non dubita che è bene ricevere il battesimo nella Chiesa, così come non dubita che in essa è fruttuoso anche quello ricevuto altrove.
Tesi cattoliche e donatiste sul battesimo.
3. 4. Sono due le tesi che noi sosteniamo: che nella Cattolica c'è il battesimo, e che solo in essa si riceve legittimamente. I Donatisti le negano entrambe. E ne sosteniamo anche altre due: che tra i Donatisti c'è il battesimo, e che tra essi non si riceve legittimamente. Di queste due, essi affermano, con decisione, una sola e cioè che da loro si trova il battesimo; mentre, che da loro non si riceve legittimamente, non vogliono ammetterlo. Delle quattro tesi, tre sono solo nostre e una è comune ad entrambi. Così, che nella Cattolica c'è il battesimo, e che in essa è legittimo riceverlo, e che presso i Donatisti non è legittimo, lo diciamo solo noi; ma che il battesimo si trova anche tra i Donatisti, essi lo affermano e noi lo concediamo. Ora, se uno vuol farsi battezzare e sa con sicurezza che per ottenere la salvezza deve scegliere la nostra Chiesa, perché solo in essa giova il battesimo di Cristo, anche se ricevuto altrove, e tuttavia decide di farsi battezzare nel partito di Donato, proprio perché a dire che tra di loro c'è il battesimo, non sono solo loro e né siamo solo noi, ma tutte e due, badi alle altre tre tesi. Se infatti ha scelto di seguire noi in ciò che essi non dicono, e poi antepone le cose che diciamo entrambi a quelle che diciamo solo noi, ci basta che egli anteponga le cose che essi non dicono, ma che diciamo solo noi, a quelle che dicono solo loro. Ora, che nella Cattolica c'è il battesimo, noi lo diciamo, essi non lo dicono; che nella Cattolica è legittimo riceverlo, noi lo diciamo, essi non lo dicono; che non è legittimo riceverlo nel partito di Donato, noi lo diciamo, essi non lo dicono. Come dunque preferisce credere ciò che solo noi diciamo di credere, così preferisca fare ciò che solo noi diciamo di fare. Quanto a ciò che tutte e due diciamo di credere, se vuole, lo deve credere più fermamente di quanto diciamo solo noi. Perciò, dovrà credere più fermamente che nel partito di Donato si trova il battesimo di Cristo, che è quanto diciamo tutti e due, di quanto crede che si trova nella Cattolica, che è quanto dicono solo i cattolici. E d'altra parte, dovrà credere più fermamente che il battesimo di Cristo si trova anche da noi, che è quanto diciamo solo noi, piuttosto di credere che non vi si trova, che è quanto dicono solo loro. Egli infatti ha già deciso, e ne è certo, che nelle questioni in cui tra noi non c'è accordo, noi dobbiamo essere preferiti a loro. Di conseguenza, ciò che diciamo solo noi: che è legittimo ricevere il battesimo presso di noi, dovrà crederlo di più di quanto creda che non è legittimo, perché questo lo dicono solo loro. Con questo criterio, la tesi che sosteniamo noi solo, e cioè che non è legittimo riceverlo presso di loro, egli la crederà di più di quella che sostengono essi solo, e cioè che è legittimo riceverlo presso di loro. Egli quindi si illude di stare tranquillo, nel ricevere il battesimo là dove entrambi diciamo che c'è, ma non entrambi diciamo che è là che si deve ricevere. Del resto, non è stato proprio lui a scegliere di stare con noi in ciò che non diciamo entrambi? Lo riceva quindi con tranquillità là dove egli è sicuro di trovarlo e dove è legittimo riceverlo; non lo riceva là, dove certamente c'è, ma non vi si deve ricevere, come dicono quelli il cui insegnamento ha deciso di preferire. Anche se dubitasse di ricevere legittimamente là, il battesimo che è sicuro di ricevere legittimamente nella Cattolica, egli peccherebbe gravemente in una materia che riguarda la salvezza dell'anima, per il solo fatto di preferire l'incerto al certo. Che sia legittimo infatti farsi battezzare nella Chiesa cattolica, egli ne è certo per il fatto stesso di aver deciso di passare da essa, dopo essere stato battezzato altrove. Che invece non sia legittimo farsi battezzare presso i Donatisti, egli dovrebbe almeno averne il dubbio, poiché lo dicono quelli la cui dottrina è sicuramente da preferirsi a quella dei Donatisti. Quindi, preferendo il certo all'incerto, si faccia battezzare là dove è sicuro che è legittimo farlo, se non altro perché, mentre pensava di battezzarsi altrove, aveva deciso di passare di qua.
Analogia con il distintivo militare.
4. 5. Se poi uno non capisce come si possa dire che presso i Donatisti c'è il battesimo, ma che presso di loro non è legittimo riceverlo, tenga presente che, a nostro avviso, esso da loro non esiste neppure legittimamente; e lo dicono anche alcuni di quelli che si allontanano dalla loro comunione. Considerino la similitudine del distintivo militare: fuori del servizio militare lo possono portare e ricevere anche i disertori, e tuttavia, fuori del servizio, non si deve né portare e né ricevere; ma quando il disertore viene condotto o ricondotto all'esercito, esso non va né cambiato, né rinnovato. Nondimeno, un conto è la situazione di quanti, per ignoranza, s'imbattono in questi eretici, credendo che essi siano la Chiesa di Cristo, e un conto quella di quanti sanno che non vi è Chiesa cattolica, tranne quella che si diffonde e si estende in tutto il mondo sino ai confini della terra come è stato promesso; quella che, mentre cresce in mezzo alla zizzania e nel disgusto degli scandali, anelando alla pace futura dice nei Salmi: Dai confini della terra ti ho invocato, mentre il mio spirito era nel disgusto; mi hai sollevato sulla pietra 1. Ora la pietra era Cristo 2, nel quale noi siamo già risorti e sediamo in cielo -come dice l'Apostolo 3 - non ancora nella realtà, ma nella speranza. Perciò il Salmo continua, dicendo: Mi hai guidato, perché ti sei fatto mia speranza, torre di fortezza al cospetto del nemico 4. In verità, forti delle sue promesse, che sono come dardi e frecce posti su una torre ben fortificata, noi non solo cerchiamo di tenere a bada, ma sconfiggiamo pure il nemico che veste i suoi lupi con pelli di pecore 5 per poter dire: Ecco, è qui il Cristo; eccolo, è là 6; per allontanare molti agnelli dall'immensa città posta sul monte 7, portarli alle loro piccole tane piene di insidie e, dopo averli catturati, sbranarli. Ma pur sapendo questo, alcuni scelgono di ricevere il battesimo di Cristo fuori dalla comunione dell'unità del Corpo di Cristo, con l'intenzione di passare in seguito a questa comunione, con il battesimo ricevuto altrove. Essi sanno di ricevere il battesimo di Cristo contro la Chiesa di Cristo, almeno il giorno stesso in cui lo ricevono. Ma se questo è un delitto, chi oserà dire: " Mi si permetta di compierlo almeno per un giorno "? Se egli infatti intende passare alla Cattolica, gli chiedo il motivo. Che cosa potrà rispondere, se non che è un male stare nel partito di Donato e non nell'unità cattolica? Ebbene, questo male, per quanti giorni lo avrai fatto, per altrettanti continuerai a farlo; e se si può dire che il male di più giorni è più grave, mentre quello di pochi giorni è meno grave, che non sia nessun male non lo si può dire. Che bisogno c'è di commettere, sia pure per un solo giorno o per una sola ora, un male così esecrabile? Se proprio uno se lo vuol permettere, può chiedere alla Chiesa o a Dio stesso il permesso di essere apostata almeno per un giorno. In effetti, perché uno debba temere di essere apostata per un solo giorno, e non temere di essere scismatico o eretico per un solo giorno, non vedo il motivo.
Nel battesimo bisogna anteporre il vero al falso, il certo all'incerto.
5. 6. " Ho preferito ricevere il battesimo di Cristo - egli dice - là dove tutte e due ammettete che sia ". Sì, ma che da loro non è legittimo riceverlo, te lo dicono quelli presso i quali stai per passare; che invece da loro è legittimo riceverlo, te lo dicono quelli che stai per lasciare. Ora, ciò che dicono questi, che tu posponi, in contrasto con quelli, che tu preferisci, o è falso o, per esprimermi con più moderazione, è dubbio. Anteponi quindi il vero al falso o il certo all'incerto. In effetti, che là dove tu ti appresti a passare, dopo averlo ricevuto altrove, si può ricevere legittimamente il battesimo che desideri, lo ammettono non solo quelli presso i quali sei intenzionato a passare, ma tu stesso che stai per passarvi. Se infatti tu dubitassi della legittimità di poterlo ricevere là, dubiteresti anche di doverci passare. Quindi, se è incerto che ricevere il battesimo nel partito di Donato è un peccato, chi oserà dubitare che è certamente un peccato, non scegliere di riceverlo là dove sicuramente non è peccato? Quanto a quelli che per ignoranza si fanno battezzare presso di loro, ritenendo che essa sia la vera Chiesa di Cristo, in confronto agli altri commettono un peccato meno grave, ricevono tuttavia la ferita del sacrilegio dello scisma, che non si può definire non grave, solo perché quello degli altri è più grave. Se infatti ad alcuni è stato detto: Nel giorno del giudizio si sarà più tolleranti per gli abitanti di Sodoma, che per voi 8, non significa che gli abitanti di Sodoma non saranno puniti, ma che altri lo saranno più duramente.
La vicenda dei Massimianisti ha risolto la questione.
5. 7. Quantunque per qualche tempo questo sia stato forse nascosto e incerto. Ma là da dove viene la guarigione di quelli che se ne accorgono e si correggono, viene anche l'aggravamento di quelli che non possono più permettersi di ignorare, e si ostinano tenacemente nella loro rovina. Di fatto, la condanna dei Massimianisti e la riammissione dei condannati e di quanti erano stati battezzati da essi fuori della loro comunione, nello scisma sacrilego, come proclama il loro concilio, ha risolto la questione e spazzato via ogni contesa. Essa non ha lasciato alcun motivo tra noi e i Donatisti, che sono in comunione con Primiano, per dubitare che quanti si separano dalla Chiesa, non solo possano dare il battesimo, ma anche riceverlo. In effetti, come essi sono costretti ad ammettere che quelli che Feliciano ha battezzato nello scisma, hanno ricevuto il vero battesimo, visto che ora li hanno tra loro con lo stesso battesimo ricevuto nello scisma, così noi diciamo che il battesimo di Cristo esiste anche fuori della comunione cattolica, e lo danno quelli che si sono separati da questa comunione, perché, pur separandosene, non lo hanno perso. E ciò che essi credono di aver dato a quelli che Feliciano ha battezzato nello scisma, quando li hanno riconciliati a loro, e cioè, non di ricevere un battesimo che non avevano, ma di far fruttare quello che avevano inutilmente ricevuto nello scisma, e che ancora avevano, questo veramente lo concede e lo dona Dio, mediante la comunione cattolica, a quelli che vengono da qualche eresia o scisma, dove hanno ricevuto il battesimo di Cristo; vale a dire: non che incomincino ad avere il sacramento di Cristo, che non avevano, ma incominci a giovare a loro ciò che avevano.
Le molte particelle dei Donatisti rivendicano ciascuna per sé il vero battesimo.
6. 8. Perciò tra noi e i Donatisti così detti " cardinali ", il cui vescovo a Cartagine è Primiano, non vi è più, su questo punto, nessuna controversia. Dio ha voluto chiuderla per mezzo dei Massimianisti; e così, ciò che essi non volevano ammettere, persuasi dalla carità, lo ammettono, costretti dal loro esempio. Ma noi continuiamo a discutere, proprio perché non credano di dire qualcosa, quelli che non fanno comunione con costoro e che preferiscono sostenere che i Donatisti rimasti con loro, quanto più sono pochi tanto più sono veri. Ma se si trattasse solo dei Massimianisti, non dovremmo trascurare la loro salvezza; quanto più non dobbiamo farlo, visto che lo stesso partito di Donato si è frantumato in molti piccolissimi frammenti e che tutte queste particelle rimproverano la sola parte più grande, nella quale c'è Primiano, di avere accettato il battesimo dei Massimianisti? E che ognuna di esse si sforza di sostenere che il vero battesimo è rimasto solo presso di essa, mentre non esiste affatto altrove, né in tutta la terra, dove è estesa la Chiesa cattolica, né nella parte più grande, quella di Donato, e né nelle altre, tranne che in essa, che è una delle piccolissime parti? Ora, se tutte queste particelle vogliono ascoltare la voce, non di uomo, ma della più limpida verità, e domare lo spirito animoso della loro perversità, non ritorneranno certo alla parte più grande di Donato, che è una parte separata dalla quale a loro volta si sono separate, ma ritorneranno dalla loro aridità alla verdeggiante radice cattolica. Tutti costoro, quando non sono contro di noi 9, sono per noi, e quando non raccolgono con noi, disperdono 10.
L'antica consuetudine della Chiesa.
7. 9. Ora, per non dare l'impressione di trattare con argomenti umani una questione oscura che, nei primi tempi della Chiesa, prima dello scisma di Donato, ha spinto padri e vescovi, uomini grandi e animati da grande carità, a discutere tra loro, salva sempre la pace, e ad oscillare tra varie soluzioni, tanto che le differenti decisioni restarono a lungo sospese nelle loro rispettive regioni, finché un concilio plenario di tutto il mondo, fugato ogni dubbio, confermò l'opinione più salutare, porterò prove sicure dal Vangelo. Così dimostrerò, con l'aiuto del Signore, quanto sia stato saggio, e veramente secondo Dio, stabilire che, in ogni scismatico o eretico, la medicina della Chiesa curasse la parte che lo teneva separato, mentre la parte sana, una volta riconosciuta, l'approvasse, anziché ferirla con dei rimproveri. È vero che nel Vangelo il Signore dice: Chi non è con me, è contro di me. E chi non raccoglie con me, disperde 11, tuttavia, quando i discepoli gli riferirono di avere visto un tale che scacciava i demoni nel suo nome, e di averglielo vietato, perché non era un suo seguace come loro, egli replicò: Non glielo proibite. Chi non è contro di voi, è per voi. Nessuno, infatti, può fare un miracolo nel mio nome e parlare male di me 12. Ora, se in lui non c'era nulla da correggere, dovrà stare tranquillo chi, posto fuori della comunione della Chiesa, raccoglie nel nome di Cristo, anche se è separato dalla società cristiana; ma così sarà falso il detto: Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. Se invece va corretto proprio ciò che i discepoli del Signore fecero per ignoranza, e ciò di cui il Signore disse: Non glielo impedite, perché proibì di impedirglielo? E come potrà essere vero questo detto: Chi non è contro di voi, è per voi? In quel caso, quello non era contro di loro, ma per loro, poiché operava le guarigioni nel nome di Cristo. Dunque, affinché entrambi le frasi siano vere, come di fatto lo sono, sia l'una: Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde, e sia l'altra: Non glielo impedite, perché chi non è contro di voi, è per voi, che cosa ci resta da capire, se non che, da una parte quel tale andava confermato nella venerazione di un nome così grande, poiché non era contro la Chiesa, ma per la Chiesa, dall'altra, andava condannato per la separazione, nella quale, se raccoglieva, disperdeva? Così, se per caso egli fosse venuto alla Chiesa, non vi avrebbe ricevuto ciò che aveva, ma sarebbe stato corretto nell'errore che lo teneva lontano.
I Donatisti, per la parte sana, sono uniti alla Chiesa.
8. 10. Ma neppure di Cornelio, un Gentile, si può dire che le sue preghiere non siano state esaudite e le sue elemosine non siano state gradite; egli, anzi, meritò di vedersi inviato un angelo e meritò di vedere questo inviato, dal quale avrebbe potuto imparare, certamente senza intermediari umani, tutte le verità necessarie. Ma siccome tutto il bene che riceveva nelle preghiere e nelle elemosine, non poteva giovargli, se egli non si fosse incorporato alla Chiesa mediante il vincolo della società e della pace cristiana, gli viene ordinato di inviare uomini da Pietro. Così, tramite lui conosce Cristo e, da lui anche battezzato, si unisce anche col vincolo della comunione al popolo cristiano, a cui lo univa solo la somiglianza delle buone opere 13. Sarebbe stato certamente un danno per lui, se avesse disprezzato il bene che ancora non aveva, per inorgoglirsi di ciò che aveva! Questo vale anche per quelli che, separandosi dalla società degli altri, violano la carità e rompono il vincolo dell'unità: se non osservano niente di quanto hanno ricevuto in quella società, sono totalmente separati, e quindi, se uno che hanno associato a loro, vuole venire alla Chiesa, deve ricevere tutto ciò che non ha ricevuto. Se invece ne osservano una parte, in questa non si sono separati, e per questa si trovano ancora nella struttura dell'organismo; mentre per il resto ne sono separati. Quindi, colui che hanno associato è legato alla Chiesa nella parte in cui neppure essi sono separati, e quindi, se desidera venire alla Chiesa, viene sanato nella parte in cui, lacerato, errava lontano; quanto invece alla parte sana, che lo univa alla Chiesa, essa non si cura, ma si riconosce, onde evitare che, per curarla, la feriamo. Pertanto, quelli che essi battezzano, li guariscono dalla ferita dell'idolatria o dell'infedeltà, ma aprono in loro una ferita ancora più grave: lo scisma 14. Nel popolo di Dio, infatti, mentre gli idolatri li uccise la spada, gli scismatici, li inghiottì una voragine 15. E l'Apostolo disse: Se avessi tutta la fede da trasportare le montagne, ma non ho la carità, sono un nulla 16.
Non dobbiamo guardare solo la parte sana, ma anche la malata.
8. 11. Se un uomo, colpito da una grave ferita in una parte vitale del corpo, viene condotto dal medico e questi dice: " Se non si cura muore di questa ferita ", io non penso che coloro che ve lo hanno condotto, siano tanto pazzi, da mettersi ad esaminare e a contare le membra sane, e poi rispondere al medico: " E che, tutte queste membra sane non possono salvargli la vita, e un solo membro ferito può dargli la morte? ". No, non lo dicono, ma glielo consegnano perché lo curi. Tuttavia, se lo affidano al medico per curarlo, non per questo gli chiedono di curargli anche le parti sane, ma di applicare subito una medicina solo a quella parte, da dove la morte minaccia anche le parti sane, e le raggiungerà se non si cura. Perciò, che giova ad un uomo avere la fede sana o, forse, sano solo il sacramento della fede, quando la ferita mortale dello scisma gli ha distrutto la salute della carità, se basta questa distruzione per trascinare alla morte anche le parti sane? Ma perché questo non succeda, la misericordia di Dio non cessa di invitarli, mediante l'unità della santa Chiesa, a venire e a curarsi con la medicina della riconciliazione e con il vincolo della pace. Né credano di essere sani, solo perché noi diciamo che hanno una parte sana, né credano di dover curare la parte sana, solo perché noi indichiamo la parte ferita. Di conseguenza, quanto all'integrità del sacramento, non essendo contro di noi, sono per noi; quanto alla ferita dello scisma, tutto ciò che non raccolgono con Cristo, lo disperdono. Non si esaltino per le cose che hanno. Perché gettano i loro sguardi orgogliosi sulle parti sane? Si degnino di guardare umilmente anche la loro ferita, e badino non solo a quello che c'è, ma anche a quello che non c'è.
Senza la carità tutti gli altri doni non servono a niente.
9. 12. Considerino come non giova a niente avere molti e grandi doni, se ne manca uno! E vedano qual è quest'uno! Per questo non ascoltino me, ma l'Apostolo. Egli ha detto: Se io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non ho la carità, sono come un bronzo suonante e un cembalo squillante. E se avessi la profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza; e se avessi tutta la fede da trasportare le montagne, ma non ho la carità, sono un nulla 17. Che giova loro, saper parlare la lingua degli angeli nei sacri misteri ed avere la profezia per profetizzare ogni tanto, come fecero Caifa 18 e Saul 19, uomini riprovevoli, come attesta la santa Scrittura?. Non solo conoscere, ma anche avere i sacramenti, come li ebbe Simon Mago 20?. Avere la fede come i demoni che confessarono Cristo? -Non che non credessero quando gridavano: Che c'è tra noi e te, Figlio di Dio? Sappiamo chi sei 21 -. Che giova distribuire i propri beni ai poveri, come fanno molti, non solo nella Chiesa cattolica, ma anche nelle diverse eresie? E nell'assalto di qualche persecuzione unirsi a noi nel dare il proprio corpo alle fiamme, per la fede che professano insieme a noi 22? Ma dato che queste cose le fanno da separati che non si sopportano a vicenda nell'amore, e non si sforzano di conservare l'unità dello spirito mediante il vincolo della pace 23, vale a dire senza avere la carità, pur con tutti questi carismi, che a loro non giovano a niente, non possono giungere alla salvezza eterna.
Si pone la questione se nel partito di Donato il battesimo genera figli.
10. 13. Essi credono di essere molto sottili chiedendoci se il battesimo di Cristo genera o no, nel partito di Donato, dei figli; sicché, se noi ammettiamo che li genera, dicono che è la loro Chiesa la madre che ha potuto generare questi figli dal battesimo di Cristo; e poiché deve esservi una sola Chiesa, perciò accusano la nostra di non essere Chiesa. Se invece diciamo: " No, non li genera ", ci dicono: " Perché allora non fate rinascere presso di voi con il battesimo quelli che, dopo essere stati battezzati presso di noi, passano da voi, se ancora non sono nati? ".
La Chiesa genera figli non nella parte separata, la carità, ma nella unità, il battesimo. Ma non tutti i generati appartengono alla sua unità.
10. 14. Come se la Chiesa genera nella parte in cui è separata e non nella parte in cui è unita: è separata infatti dal vincolo della carità e della pace, ma è unita nell'unico battesimo. Una sola è la Chiesa ed essa sola si chiama Cattolica; e tutto ciò che di suo c'è nelle diverse comunioni separate dalla sua unità, in quanto è cosa sua in loro, genera essa e non esse. A generare non è la parte separata, ma è ciò che le diverse comunioni hanno conservato della Chiesa. Se perdono anche questo, non generano più. È la Chiesa quindi che genera in tutte le comunioni che conservano i suoi sacramenti; con questi può generare figli dappertutto, anche se non tutti i generati appartengano alla sua unità, che salverà quanti persevereranno sino alla fine. Ma in verità, a non appartenere alla chiesa non sono solo quelli che si sono manifestati con il sacrilegio sfrontato dello scisma, ma anche quelli che, sebbene fisicamente mescolati nella sua unità, se ne separano con una pessima vita. Simon Mago aveva partorito addirittura con il battesimo, eppure gli è stato detto che non avrebbe preso parte all'eredità di Cristo 24. Gli mancò forse il battesimo? Il Vangelo? I sacramenti? No, ma gli mancò la carità, e quindi era nato invano, e forse gli conveniva non nascere. Non erano forse nati quelli ai quali l'Apostolo dice: Come a bambini appena nati in Cristo, vi ho dato da bere latte e non nutrimento solido 25? Eppure egli li richiama dal sacrilegio dello scisma, nel quale precipitavano proprio perché carnali. Come a bambini nati in Cristo - egli dice - vi ho dato da bere latte e non nutrimento solido, poiché non potevate ancora riceverlo. E neanche ora lo potete; infatti siete ancora carnali. Dato che tra voi c'è invidia e discordia, non siete forse carnali e vi comportate in modo umano? In effetti, se uno dice: Io sono di Paolo, e un altro: Io sono di Apollo, non siete solo umani? 26 È di questi, che sopra dice: Vi scongiuro, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo, ad avere tutti uno stesso linguaggio e non vi siano tra di voi delle divisioni; ad essere invece in perfetta sintonia di sentimenti e di idee. Sono stato infatti informato riguardo a voi, fratelli miei, dagli abitanti di Cloe, che tra voi ci sono discordie. Dico questo, perché ciascuno di voi dice: Io sono di Paolo, io di Apollo, io di Cefa, ed io, invece, di Cristo. È stato forse diviso Cristo? È stato forse crocifisso Paolo per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati? 27 Ora, se quei cristiani fossero rimasti nella loro ostinazione e perversità, erano nati, ma non facevano parte, per mezzo del vincolo della pace e della carità, della Chiesa da cui erano nati. È essa, quindi, che genera, sia nel suo grembo che nel grembo delle ancelle, dagli stessi sacramenti, come dal seme del suo sposo. Non è senza motivo, che l'Apostolo dice: Tutte queste cose sono accadute in figura 28. Ma quanti si fanno vincere dalla superbia e non si uniscono alla madre legittima, sono simili ad Ismaele, di cui Dio ha detto: Scaccia la schiava e suo figlio; poiché il figlio della schiava, non sarà erede con il mio figlio Isacco 29. Quanti invece amano pacificamente la legittima sposa del loro padre, che li ha generati per legittimo diritto, sono simili ai figli di Giacobbe che, quantunque nati dalle schiave, hanno ricevuto la stessa eredità 30. Quanti invece sono nati nell'unità dal grembo di questa madre, ma trascurano la grazia ricevuta, somigliano ad Esaù, figlio di Isacco, il quale fu riprovato, come Dio attesta e dice: Giacobbe l'ho amato, mentre Esaù l'ho odiato, benché entrambi concepiti in un unico rapporto e nati da un unico grembo 31.
Si pone la questione se nel partito di Donato, il battesimo rimette i peccati.
11. 15. Ci chiedono anche se nel partito di Donato il battesimo di Cristo rimette i peccati. Così, se noi diciamo che li rimette, ci rispondono: " Dunque c'è, là, lo Spirito Santo "; il Signore, infatti, dopo averlo dato con il suo soffio ai discepoli, ha detto: Battezzate le genti nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo 32. A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi li riterrete saranno ritenuti 33. " Ma se questo è vero - essi dicono - è la nostra comunione la Chiesa di Cristo: lo Spirito Santo non opera la remissione dei peccati fuori dalla Chiesa. Ma se la Chiesa di Cristo è la nostra comunione, non è Chiesa di Cristo la vostra comunione. C'è una sola Chiesa, chiunque sia il destinatario di queste parole: Una sola è la mia colomba, una sola per la sua madre 34 e non possono esservi tante Chiese quanti sono gli scismi. Se invece noi diciamo che da loro i peccati non vengono rimessi, replicano: " Dunque da noi non c'è il vero battesimo; di conseguenza i nostri che voi accogliete, dovete battezzarli. Ma dato che non lo fate, ammettete di non essere nella Chiesa di Cristo ".
Dove non c'è la carità, i peccati non si rimettono.
11. 16. Ci opponiamo seguendo le Scritture e li interroghiamo in modo che siano essi stessi a darsi la risposta che attendono da noi. Mi dicano: si rimettono i peccati dove non c'è la carità? I peccati sono le tenebre dell'anima. Dice infatti Giovanni: Chi odia il proprio fratello è ancora nelle tenebre 35. Nessuno farebbe uno scisma, se non fosse accecato dall'odio verso i fratelli. Se dunque noi diciamo che presso di loro i peccati non sono rimessi, come può rinascere chi vi si battezza? Che significa, infatti, rinascere mediante il battesimo, se non rinnovarsi dalla vecchiezza? E come si rinnova dalla vecchiezza colui al quale non si rimettono i peccati passati? Ma se non è rinato, non è neppure rivestito di Cristo; ne consegue che sembra necessario ribattezzarlo. Dice, infatti, l'Apostolo: Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo 36; ma se non è rivestito di Cristo, non va neppure considerato battezzato in Cristo. Del resto, se noi diciamo che egli è battezzato in Cristo, ammettiamo che è rivestito di Cristo; ma ammettere questo, è ammettere che egli è un rigenerato. Ma se è così, anche i peccati gli sono stati rimessi. Come può dire Giovanni: Chi odia suo fratello è ancora nelle tenebre 37, se già è avvenuta la remissione dei peccati? Oppure nello scisma non esiste l'odio fraterno? E chi oserà dirlo, visto che l'origine e l'ostinazione nello scisma non è altro che l'odio fraterno?.
A Simon Mago sono stati rimessi i peccati?
11. 17. Essi pensano di risolvere la questione, dicendo: " Se nello scisma non si ha la remissione dei peccati, non si ha né la rinascita dell'uomo nuovo né, di conseguenza, il battesimo di Cristo ". Noi riconoscendo che da loro il battesimo di Cristo esiste, proponiamo di risolvere un'altra questione: Simon Mago fu lavato col vero battesimo di Cristo? Risponderanno di sì, costretti dall'autorità della santa Scrittura. Allora io chiedo loro se ammettono che gli vennero rimessi i peccati. Lo ammetteranno certamente. Ed io insisto: " E perché Pietro gli disse che non avrebbe preso parte all'eredità dei santi 38? ". Replicheranno: " Perché più tardi peccò, volendo comprare con il denaro il dono di Dio, credendo che gli Apostoli ne fossero i venditori ".
Il battesimo è vero anche senza la remissione dei peccati.
12. 18. E che succede se al battesimo si è accostato un ipocrita? Gli sono stati o no rimessi i peccati? Liberi essi di scegliere. Qualunque scelta ci sta bene. Se dicono che gli sono stati rimessi, replichiamo: " Come può lo Spirito Santo che ammaestra fuggire l'ipocrisia 39 se ha operato in lui la remissione dei peccati? ". Se dicono che non gli sono stati rimessi, chiedo: Se, in seguito, egli confessa la sua finzione con cuore contrito e con sincero dolore, si riterrà di ribattezzarlo? Se questo è un discorso insensato, allora ammettano che un uomo può essere battezzato con il vero battesimo di Cristo, e impedire così al suo cuore, che persevera nella malizia e nel sacrilegio, la remissione dei peccati; e quindi capiscano che ci si può far battezzare nelle comunioni separate dalla Chiesa, nelle quali il battesimo di Cristo si dà e si riceve con lo stesso rito sacramentale. Esso giova alla remissione dei peccati solo quando uno, riconciliatosi con l'unità, si libera dal sacrilegio dello scisma, che ritiene i suoi peccati, e non ne permette il perdono. Colui che si era accostato al battesimo con finzione non deve essere ribattezzato, ma solo purificato con una santa correzione e una sincera confessione - ciò che non sarebbe possibile a chi è senza battesimo - affinché cominci a giovargli per la salvezza ciò che gli è stato dato prima, in quanto la sincera confessione ha rimosso la finzione. Così colui che, nemico della carità e della pace, ha ricevuto il battesimo di Cristo, che non hanno perso quanti si sono separati con l'eresia o con lo scisma, cioè con un crimine sacrilego che impediva la remissione dei suoi peccati, non va ribattezzato quando si emenderà e verrà alla società e all'unità, della Chiesa. La riconciliazione e la pace fanno sì che, nell'unità, incominci a giovare alla remissione dei suoi peccati, quel sacramento che, ricevuto nello scisma, non poteva giovare.
L'ipocrita riceve subito la remissione dei peccati, ma essi ritornano subito a causa dell'ipocrisia.
12. 19. Supponiamo che dicano: a colui che si è accostato al battesimo con finzione, in quell'istante i peccati sono stati rimessi per la santa potenza di questo grande sacramento; tuttavia per colpa della sua finzione sono subito tornati. Così, lo Spirito Santo, da una parte è stato presente nel battezzato per allontanarne i peccati, dall'altra ha fuggito la perseveranza nella finzione perché tornassero. In tal modo sono veri entrambi i testi: Quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo 40 e: Lo Spirito Santo che ammaestra fuggirà chi agisce con finzione 41. Quindi da una parte la santità del battesimo lo riveste di Cristo, e dall'altra la malizia della finzione lo sveste di Cristo. Come succede quando uno passa dalle tenebre alle tenebre attraverso la luce: i suoi occhi sono rivolti continuamente verso le tenebre e la luce non può inondarlo che di passaggio. Ebbene, se essi dicono questo, devono capire che accade lo stesso anche a quanti si battezzano fuori dalla comunione della Chiesa, ma con il battesimo della Chiesa il quale, ovunque sia, è santo per se stesso, e perciò non appartiene a quelli che si separano, ma alla Chiesa da cui si separano. Esso tuttavia è valido anche presso di loro per quel tanto che essi passano, attraverso la sua luce, alle tenebre del loro scisma; ma subito ritornano i peccati che la santità del battesimo in quell'istante aveva perdonati, come ritorna l'oscurità che la luce aveva fugato al suo passaggio.
Il battesimo rimette sempre i peccati all'atto in cui si riceve.
12. 20. In realtà che i peccati rimessi ritornano dove manca la carità fraterna, il Signore lo insegna molto chiaramente quando parla di quel servo che fu trovato debitore di diecimila talenti, ma gli furono rimessi tutti perché si mise a supplicare. Questo servo viceversa non ebbe pietà di un suo conservo che gli doveva cento denari; perciò il padrone gli ordinò di restituirgli tutto quanto gli aveva condonato 42. Ora il momento in cui si riceve il perdono attraverso il battesimo è come il tempo del rendiconto: si condonano tutti i debiti che sono pendenti. Tuttavia quel servo in seguito non rimise al suo conservo il debito contratto e, perché questi non poteva restituirglielo, non ebbe pietà di lui. Viceversa, quel suo conservo era già in debito con lui quando questi, presentandosi al suo padrone per il rendiconto, si era visto condonare un debito tanto grande, mentre egli non aveva condonato al suo conservo ciò che gli doveva, eppure si era avvicinato al padrone per farsi condonare il suo debito. Lo indicano le parole del conservo: Abbi pazienza con me e ti restituirò tutto 43. Altrimenti gli avrebbe detto: " Già me lo avevi condonato; perché me lo chiedi di nuovo? ". Lo esprimono meglio le parole del Signore: Appena uscito, quel servo incontrò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari 44. Non ha detto: " Al quale egli aveva già condonato un debito di cento denari ". Se infatti glielo aveva condonato, non glielo doveva. Ma poiché si dice: Gli doveva, è evidente che non glielo aveva condonato. Certo, sarebbe stato meglio o piuttosto più conveniente per un sì grande debitore, che stava per rendere conto e aspettava la misericordia del suo padrone, che fosse stato lui, il primo, a condonare il debito al suo conservo e quindi andare al rendiconto, in cui doveva implorare la misericordia del padrone. Tuttavia, il debito che egli non aveva ancora condonato al suo conservo, non impedì al suo padrone di condonare a lui, all'atto del rendiconto, l'intero debito. Ma che gli giovò, dal momento che sul suo capo tornarono subito di nuovo tutti i debiti, a causa dell'odio che persisteva in lui? Così, non si può impedire alla grazia del battesimo di rimettere tutti i peccati, anche se nel cuore di colui a cui si rimettono, persiste l'odio fraterno. Infatti si rimette, per il giorno di ieri e per il precedente, nell'ora e nel momento che precede il battesimo e durante il battesimo. Ma dopo, il battezzato incomincia subito ad essere colpevole, non solo dei giorni, delle ore e dei minuti successivi, ma anche di quelli passati, poiché ritornano tutti i peccati già rimessi. E questo accade spesso nella Chiesa.
Se vengono rimessi i peccati a chi si fa battezzare in pericolo di morte con l'odio nel cuore.
13. 21. Capita spesso, infatti, che un uomo abbia un nemico che odia molto ingiustamente, sebbene il Signore ci comandi di amare anche i nemici ingiusti e di pregare per loro 45. Ma di fronte ad un improvviso pericolo di morte, egli comincia ad agitarsi e chiede il battesimo che riceve talmente in fretta, che il pericolo incombente permette appena di porre le poche domande essenziali; quanto meno permette un discorso molto lungo, per scacciare l'odio dal suo cuore, anche se il battezzatore ne è al corrente. Si sa che questi fatti non cessano di accadere non solo da noi, ma anche da loro. Che dire allora? Sono rimessi o no i peccati a quest'uomo? Scelgano in piena libertà come vogliono. Se infatti gli sono rimessi, ritornano subito: il Vangelo lo dice, la Verità lo proclama. Ma, o che siano rimessi o che non siano rimessi, in seguito è necessaria una medicina. Tuttavia se egli vivrà e saprà che deve correggersi dall'odio e si corregge, non viene ribattezzato né presso di loro e né presso di noi. Questo vale anche per le cose che gli scismatici o gli eretici hanno e fanno in modo non diverso dalla vera Chiesa; quando essi vengono da noi, noi non gliele correggiamo, ma piuttosto le approviamo: perché in ciò che non dissentono da noi non sono separati da noi. Tuttavia, poiché esse non giovano a niente, fin quando sono scismatici o eretici, e per colpa delle altre cose in cui dissentono dalla verità e per l'immane crimine dello scisma, sia che in essi i peccati restino e sia che, rimessi, ritornino subito, noi li esortiamo a venire alla salvezza della pace e della carità, non solo per avere ciò che non avevano, ma perché cominci a giovare loro ciò che avevano.
Il battesimo che hanno gli eretici e gli scismatici non è loro ma di Cristo.
14. 22. Invano, quindi, ci dicono: " Se voi accettate il nostro battesimo, che cosa abbiamo in meno, sì da ritenere che noi dobbiamo occuparci della vostra comunione? ". Noi replichiamo: Non è il vostro battesimo che noi accettiamo: il battesimo non è né degli scismatici e né degli eretici, ma di Dio e della Chiesa, ovunque lo si trovi e dovunque lo si porti. Di vostro avete solo i sentimenti malvagi, la condotta sacrilega e l'empio scisma. Infatti, se voi aveste e credeste tutta la verità, e tuttavia perseveraste in uno scisma contrario al vincolo della pace fraterna e all'unità di tutti i fratelli - i quali nel mondo si rivelano come sono stati promessi, e di cui voi non avete mai assolutamente potuto conoscere e valutare le ragioni e le intenzioni per poterli giustamente condannare, e quindi non possono essere colpevoli di avere creduto più ai giudici ecclesiastici che ai litiganti -, in questo caso voi avete in meno solo ciò che ha in meno chi non ha la carità 46. Ma che bisogno c'è, ormai, di ripeterlo? Andate voi stessi a vedere nell'Apostolo, quanto vale ciò che avete in meno. Ma che interessa se colui che non ha la carità viene portato fuori dal vento della tentazione o rimane dentro per essere separato dalla messe, nella vagliatura finale?. Eppure anche questi, se già sono nati una prima volta mediante il battesimo, non occorre che rinascano una seconda.
La Chiesa partorisce frutti nel battesimo come dal seme del suo Sposo.
15. 23. È la Chiesa, certo, che partorisce tutti con il battesimo: o dentro, cioè nel suo grembo, o fuori, dal seme del suo Sposo. Sennonché, mentre Esaù, che era nato dalla sposa, a causa della discordia fraterna venne separato dal popolo di Dio 47, Aser, che era nato con il consenso della sposa, ma da una schiava, grazie alla concordia fraterna ricevette la terra promessa 48. Così non fu una madre schiava a danneggiare Ismaele e a farlo separare dal popolo di Dio, ma fu la discordia fraterna, e né gli giovò il consenso della sposa, di cui era maggiormente figlio perché, in virtù dei suoi diritti coniugali, era stato concepito nella schiava e accolto dalla schiava 49. Così è anche presso i Donatisti: per il diritto della Chiesa sul battesimo, nascono tutti quelli che nascono; ma se essi vivono d'accordo con i fratelli, verranno alla terra promessa, grazie all'unità della pace, e non è necessario che siano di nuovo espulsi dal grembo materno, ma solo riconosciuti nel seme del padre; se invece persevereranno nella discordia, faranno parte dell'eredità di Ismaele. Ora, prima uscì Ismaele e poi Isacco; prima Esaù e poi Giacobbe; non perché l'eresia partorì prima della Chiesa o che la Chiesa partorì prima gli uomini carnali o animali e poi gli spirituali, ma perché nella nostra condizione mortale di discendenti da Adamo, " non precede ciò che è spirituale, ma ciò che è animale " 50, e lo spirituale viene dopo. È proprio dal senso animale, poiché l'uomo animale non comprende le cose dello Spirito di Dio 51, che nascono tutte le discordie e gli scismi. E l'Apostolo dice che quanti perseverano in questo senso appartengono al Vecchio Testamento 52, cioè alla cupidigia delle promesse terrene, che sono, sì, figura delle spirituali, ma l'uomo animale non comprende le cose dello Spirito di Dio 53.
Quali uomini appartengono al Vecchio Testamento e quali al Nuovo.
15. 24. Dunque, in qualunque tempo sono apparsi in questa vita uomini tali che, pur essendo già istruiti nel corso dei secoli dai sacramenti divini, hanno ancora sentimenti carnali, e aspettano e desiderano da Dio beni carnali, in questa e nell'altra vita, essi sono uomini animali. Quanto alla Chiesa, che è il popolo di Dio nel pellegrinaggio di questa vita, essa è una realtà antica che, in alcuni uomini, possiede una parte animale, in altri, invece, una spirituale: agli animali spetta il Vecchio Testamento, agli spirituali il Nuovo. Ma nei primi tempi, da Adamo a Mosè, essi erano entrambi nascosti. È stato Mosè a manifestare il Vecchio; ma in esso si nascondeva il Nuovo, poiché vi era segretamente significato. Ma dopo che il Signore è venuto nella carne 54, il Nuovo è stato rivelato; ora, mentre i sacramenti del Vecchio sono cessati, queste concupiscenze non sono cessate. Tra i cristiani, infatti, vi sono di quelli che l'Apostolo, benché siano già nati mediante il sacramento del Nuovo Testamento, considera ancora uomini animali, incapaci di percepire le cose dello spirito di Dio 55. Come, infatti, nei sacramenti del Vecchio Testamento, vivevano alcuni spirituali, che naturalmente appartenevano misteriosamente al Nuovo Testamento, che allora era nascosto, così anche ora, nel sacramento del Nuovo Testamento, che è già stato rivelato, vivono molti uomini animali. Ma se essi si rifiutano di progredire nella percezione delle cose dello spirito di Dio, alla quale li esorta la parola dell'Apostolo, apparterranno al Vecchio Testamento. Se invece progrediscono, prima di coglierlo, grazie a questo progresso e alla loro disposizione, appartengono al Nuovo. E se prima di diventare spirituali, sono rapiti da questa vita, poiché sono custoditi dalla santità del sacramento, sono annoverati nella terra dei viventi, dove c'è la nostra speranza e la nostra porzione, il Signore 56. E io non trovo quale senso più vero può avere questo versetto: I tuoi occhi hanno visto la mia imperfezione, se si considera il seguito: E nel tuo libro vi saranno scritti tutti 57.
Uomini spirituali e carnali.
16. 25. Ora, colei che partorì Abele, Enoch, Noè ed Abramo, partorì anche Mosè e i profeti successivi, prima dell'avvento del Signore; e colei che partorì questi, partorì anche gli Apostoli, i nostri martiri e tutti i buoni cristiani. È vero, tutti questi sono certamente apparsi sulla terra in epoche diverse, ma sono inclusi nella società di un unico popolo, e hanno esperimentato, come cittadini di una stessa città, le fatiche di questo pellegrinaggio; alcuni di loro le esperimentano ora e gli altri le sperimenteranno sino alla fine. Parimenti, colei che partorì Caino, Cam, Ismaele ed Esaù, partorì anche Datan ed altri suoi simili nello stesso popolo; e colei che partorì questi, partorì anche Giuda, il falso apostolo, Simon Mago e tutti i falsi cristiani, fino ai nostri giorni: uomini tenacemente ostinati nei loro sentimenti animali, o che siano mescolati nell'unità o che ne dissentano con aperta rottura. Ma quando questi falsi cristiani sono evangelizzati dagli spirituali e istruiti nei sacramenti, li partorisce, per così dire, personalmente Rebecca, come Esaù 58. Quando invece a generarli sono quelli che annunciano il Vangelo 59 nel popolo di Dio senza retta intenzione, è Sara che li partorisce, ma da Agar 60. Parimenti, quando nascono i buoni spirituali, quantunque evangelizzati e battezzati dagli uomini carnali, li partoriscono, sì, Lia o Rachele in virtù del diritto coniugale, ma dal grembo della schiava 61. Quando invece sono gli uomini spirituali a generare al Vangelo i buoni fedeli che, o raggiungono il senso della maturità spirituale, o non cessano di tendervi, o non lo fanno perché non possono, allora essi nascono alla nuova vita e al Nuovo Testamento, come Isacco nacque dal grembo di Sara e come Giacobbe da quello di Rebecca.
I veri figli della Chiesa.
17. 26. Gli uomini carnali quindi, sembrino dentro o siano palesemente fuori, ciò che è carne è carne 62; e sia che restino nell'aia con la propria sterilità o che ne siano portati fuori al momento della tentazione, come dal vento, ciò che è paglia è paglia 63. Ed è sempre separato dall'unità della Chiesa senza macchia e senza ruga 64, anche chi è mescolato all'assemblea dei santi, ma vive nell'indurimento della carne. Noi però non dobbiamo disperare di nessuno, né di chi sta dentro e si rivela peccatore, né di chi sta fuori ed è un avversario più aperto. Quanto agli spirituali e a quelli che tendono a questo fine con religioso zelo, essi non escono fuori dalla Chiesa; infatti, anche quando sembra che ne siano espulsi dalla perversità o dalla costrizione degli uomini, allora danno prova maggiore che se restassero dentro, perché non si mettono in nessun modo contro la Chiesa, ma si radicano sulla solida roccia dell'unità con il tronco robustissimo della carità. Si riferisce a questo, infatti, quanto si legge nel sacrificio di Abramo: Ma gli uccelli non li divise 65.
Il Donatismo prende nome da Donato.
18. 27. Sulla questione del battesimo penso di avere già discusso abbastanza. E poiché si tratta di uno scisma molto evidente, che viene chiamato dei Donatisti, non ci resta che credere con amore, sul battesimo, la dottrina che la Chiesa universale, lontana dal sacrilegio dello scisma, custodisce. Se in essa, tuttavia, su questa questione, alcuni la pensavano in un modo e altri in un altro, salva la pace, finché un concilio universale non avesse preso una decisione chiara e autorevole, la carità dell'unità copriva l'errore dell'umana fragilità, come sta scritto: La carità copre la moltitudine dei peccati 66. In effetti, se essa manca, è inutile avere gli altri doni; se c'è, non averne alcuni è una venialità.
L'autorità di Cipriano e l'esempio della sua vita.
18. 28. Negli scritti del beato martire Cipriano esistono importanti prove, per cui io passerei a parlare di lui, visto che della sua autorità i Donatisti si vantano carnalmente, benché la sua carità li uccida spiritualmente. In realtà, ai suoi tempi, prima che il consenso di tutta la Chiesa confermasse, con la decisione di un concilio plenario, la dottrina da seguire in questa questione, Cipriano con una ottantina di suoi colleghi, vescovi delle Chiese africane, credette che ogni persona battezzata fuori della comunione della Chiesa cattolica, venendo alla Chiesa, dovesse ribattezzarsi. Che questa non fosse una decisione giusta, senza dubbio il Signore non lo rivelò a questo grande uomo, proprio per mettere in evidenza la sua santa umiltà e carità nel custodire in modo salutare la pace della Chiesa, e perché, non solo ai cristiani di quell'epoca, ma anche ai posteri, egli fosse additato come una testimonianza, diciamo così, medicinale. In effetti, benché Cipriano, un vescovo di grande merito, capo di una illustre Chiesa, uomo di grande cuore, di ricca eloquenza e di grande virtù, avesse, sul battesimo, un'idea discordante da quella che una ricerca più attenta della verità avrebbe confermata; e benché molti suoi colleghi seguissero, anche se non ancora chiaramente messo in luce, l'insegnamento che l'antica consuetudine della Chiesa e, più tardi, tutto il mondo cattolico abbracciarono, egli non si separò da quanti avevano una idea diversa, per creare una comunione a parte; né cessò di persuadere gli altri a sopportarsi a vicenda nell'amore studiandosi di conservare l'unità dello spirito mediante il vincolo della pace 67. Così, pur restando intatto l'organismo del corpo, se un membro avesse una infermità, avrebbe ricevuto forza dalla salute degli altri, piuttosto che, amputandolo, si dichiarasse che non ci si preoccupava della cura. Ma ammettiamo che Cipriano si fosse separato: quanta gente l'avrebbe seguito! Quanta notorietà si sarebbe fatta! E quanto sarebbero più diffusi i Ciprianisti che i Donatisti! Ma egli non era un figlio della perdizione 68, di cui è stato detto: Li hai abbattuti, mentre essi si innalzavano 69, ma era un figlio della pace della Chiesa che, pur ricco di tanta luce interiore, non vide un aspetto della verità, affinché tramite lui, si rivelasse una verità più grande. Dice, infatti, l'Apostolo: Vi voglio mostrare una via migliore. Se io parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo suonante e un cembalo squillante 70. Cipriano quindi non ha penetrato a fondo, fino a vedere il mistero del sacramento; ma se anche avesse conosciuto tutti i misteri e non avesse avuto la carità, non sarebbe niente 71. Tuttavia malgrado avesse una conoscenza meno profonda del sacramento, conservò la carità, umilmente, fedelmente e saldamente, e meritò di giungere alla corona del martirio. Così, se per l'umana condizione si era insinuata una nube nella sua lucida mente, il sereno glorioso del suo sangue fulgente la dissipò. Non è infatti senza motivo che il Signore nostro Gesù Cristo, dopo avere detto che Lui era la vite e i suoi come i tralci nella vite, ha aggiunto che i tralci si recidono e si tolgono dalla vite come rami inutili e infruttuosi 72. Ma qual è il frutto, se non quel nuovo dono, di cui dice: Vi do un comandamento nuovo, che vi amiate gli uni gli altri 73? Ecco, è questa la carità senza la quale il resto non serve a niente. Dice ancora l'Apostolo: Il frutto dello spirito, poi, è la carità, la gioia, la pace, la longanimità, la benignità, la bontà, la fedeltà, la mansuetudine, la continenza 74. Ora, tutte queste virtù partono dalla carità e formano, insieme ad essa, una specie di grappolo meraviglioso. Non è senza motivo che il Signore ha aggiunto: I tralci che in me portano frutto, il Padre mio li pota, perché portino più frutto 75, ma perché anche quelli che eccellono nel frutto della carità, possono avere qualcosa che va purificata e che l'agricoltore non lascia incoltivata. Dunque, che questo santo uomo, il quale sul battesimo aveva un'idea diversa dalla verità, che venne approfondita e confermata più tardi dopo uno studio molto attento, sia rimasto nell'unità cattolica, da una parte gli è stato ricompensato con l'abbondanza della carità, dall'altra egli è stato potato con la falce del martirio.
I Donatisti oppongono l'autorità di Cipriano agli ignoranti.
19. 29. Ma perché non sembri che per sottrarmi alle prove io inizio a celebrare la lode del beatissimo martire, lode non sua, per la verità, ma di Colui che lo ha tanto innalzato con la sua grazia, citiamo le prove dalle sue opere: saranno esse a chiudere definitivamente la bocca ai Donatisti. È appunto la sua autorità, che i Donatisti obiettano agli ignoranti, per dimostrare che, ribattezzando i fedeli che vanno da loro, agiscono quasi rettamente. Quanto sono miserabili! Se non si correggono, si condannano da se stessi! Di un uomo così grande, infatti, essi scelgono di imitare ciò che non gli fu nocivo, visto che si incamminò con passi pieni di perseveranza, verso quella pace dalla quale si sono allontanati i Donatisti che non conoscono la via della pace 76. Vero è che il battesimo di Cristo è santo ovunque, e sebbene si trovi anche tra gli eretici e gli scismatici, esso, tuttavia, non è né dell'eresia e né dello scisma. Ecco perché non vanno battezzati neppure quelli che passano da lì alla Cattolica. Comunque, un conto è questo, e un conto è ritenere che quanti deviano dalla pace cattolica e precipitano nella tetra fossa dello scisma, siano, per di più, da ribattezzarsi. In effetti, mentre i seni della carità coprivano quel neo sul candore di questa santa anima, il loro volto irrequieto mette in mostra la fuliggine della loro bruttezza infernale. Ma per quanto concerne l'autorità del beato Cipriano, la tratteremo riprendendo il discorso daccapo.