SUL SALMO 148

ESPOSIZIONE

DISCORSO AL POPOLO

Simbolismo dei periodi prima e dopo la Pasqua.

1. [v 1.] Nella nostra vita dobbiamo pensare costantemente alla lode di Dio, poiché l'eterno giubilo della nostra vita futura sarà la lode di Dio, e nessuno può essere in grado di vivere la vita futura se al presente non vi si sarà allenato. Al presente quindi noi lodiamo Dio ma insieme lo supplichiamo; e, se la lode ci procura godimento, la preghiera include gemito. Ci è stato promesso qualcosa che ora non possediamo e, siccome l'autore delle promesse è veritiero, godiamo nella speranza; per il fatto però che non siamo nel possesso, gemiamo di desiderio. Buon per noi se persevereremo in questo desiderio finché non conseguiamo ciò che ci è stato promesso, quando ogni gemito sarà passato e al suo posto subentrerà la sola lode. Son due periodi: uno quello attuale, pieno di tentazioni e tribolazioni quante ce ne riserva la vita presente, l'altro quello dell'aldilà, nella tranquillità e nella gioia eterna. In rapporto a questi due periodi è stata anche introdotta nelle nostre costumanze ecclesiastiche la celebrazione di due tempi [liturgici]: uno prima e, un altro dopo Pasqua. Il periodo che precede la Pasqua raffigura la tribolazione in cui ci troviamo al presente; quello che invece celebriamo adesso, dopo Pasqua, raffigura la beatitudine, in cui saremo nell'eternità. Pertanto, quel che celebriamo prima di Pasqua è il tempo che trascorriamo adesso, invece quel che celebriamo dopo Pasqua è una anticipazione figurativa di ciò che non possediamo. Proprio per questo trascorriamo quel [primo] tempo in digiuni e preghiere, mentre nel periodo pasquale, ridotti i digiuni, indugiamo piuttosto nelle lodi [di Dio]. Questo indica l'Alleluia che cantiamo: parola che, come ben sapete, in latino si traduce con " Lodate il Signore ". Quel periodo precede la resurrezione del Signore, questo la segue, e raffigura la vita futura che ancora non possediamo. Ciò che vediamo simboleggiato nel periodo che segue la resurrezione del Signore lo conseguiremo dopo la nostra resurrezione. In effetti, nel nostro Capo noi troviamo la figura e la rappresentazione di tutt'e due le cose. La passione del Signore ci rappresenta la vita presente con le sue angustie, la vita in cui si devono affrontare stenti, subire tribolazioni e finalmente morire; la resurrezione e la glorificazione del Signore al contrario ci indicano la vita che riceveremo quando il Signore verrà a ripagare ciascuno secondo il merito, i cattivi con le pene e i buoni con i premi. Adesso naturalmente anche i cattivi possono cantare l'Alleluia insieme con noi. Se però persisteranno nella loro malizia, anche se con le labbra possono cantare il cantico della nostra vita futura, non potranno in alcun modo conseguire la vita stessa in quella realtà di fatto che il tempo presente simboleggia. Non avendo voluto pensarla fattivamente prima, che venisse, non potranno conseguirla quando verrà.

Le azioni sono precedute dal pensiero.

2. Or dunque, fratelli, vi esortiamo a lodare Dio, e questo è quel che ci diciamo tutti ogni volta che pronunziamo l'Alleluia. " Lodate il Signore ", dici tu al prossimo e lui lo dice a te. Quando tutti si esortano a vicenda, tutti mettono in pratica l'esortazione. Occorre però che lodiate con tutto voi stessi: cioè, non deve lodar Dio solo la vostra lingua e la vostra voce ma anche la vostra coscienza, la vostra vita, le vostre opere. Lodiamo, certo, Dio adesso che siamo riuniti in assemblea, ma quando ciascuno torna alle sue occupazioni private, quasi cessa di lodare Dio. Non smetta di vivere bene, e continua sarà la lode a Dio. Interrompi la lode di Dio quando ti allontani dalla giustizia e da ciò che a lui piace. Se al contrario mai ti allontani dalla vita buona, anche se la tua lingua tace, la tua vita grida, e l'orecchio di Dio si piega al tuo cuore. Come i nostri orecchi si volgono all'ascolto delle nostre parole, così l'orecchio di Dio ai nostri pensieri. Non può accadere che si renda colpevole di azioni cattive colui che nutre buoni pensieri. Le azioni infatti derivano dal pensiero, né c'è alcuno che possa far qualcosa o muovere le membra per agire, se non l'ha preceduto un ordine del pensiero. Vien da pensare alla reggia imperiale: tutto ciò che comanda l'imperatore si spande per tutto l'impero romano e voi lo vedete attuato nelle diverse province. Quanto movimento non segue a un semplice comando dell'imperatore che risiede in casa sua! Egli muove soltanto le labbra [per comandare], e si muovono tutte le province per l'esecuzione dei suoi ordini. Così è di ogni uomo: chi comanda è dentro, risiede nel cuore. Se è buono e dà ordini buoni, seguono buone azioni; se è cattivo e dà ordini cattivi, seguono azioni cattive. Se nel cuore risiede Cristo, cosa può comandare se non il bene? Se il padrone di casa è il diavolo, cosa può comandare se non il male? Dio ha voluto che dipendesse dal tuo arbitrio preparare il posto a Dio o al diavolo. Quando tu gli avrai preparato il posto, chi lo occuperà sarà il tuo sovrano. Orbene, fratelli, non badate soltanto al suono: quando lodate Dio, lodatelo con tutto l'essere. Canti la voce, canti la vita, cantino le opere. E se ancora ci sono il gemito, la tribolazione, la tentazione, sperate che tutto passerà e che arriverà il giorno in cui loderemo senza mai venir meno. Ecco, percorreremo celermente questo salmo, che è [a voi] noto. Passa in rassegna l'intero universo creato e lo presenta in atto di lodare Dio. In certo qual modo lo esorta a lodare, quasi che l'abbia trovato reticente [nella lode].

Il mondo creato loda Dio.

3. Lodate il Signore dai cieli. Esorta gli abitanti del cielo a levarsi e cantare la lode del Signore, quasi che li abbia trovati in silenzio. Gli esseri celesti non interrompono mai la lode del loro Creatore, gli esseri terrestri senza posa lodano Dio. Ma ovviamente certi esseri, a differenza degli altri, hanno lo spirito della lode divina consistente in una [particolare] inclinazione per la quale Dio forma il loro piacere. Nessuno infatti loda ciò che non gli piace. Tuttavia ci sono delle creature prive dello spirito vitale e dell'intelletto con cui dovrebbero lodare Dio: essendo però in se stesse buone e disposte con esattezza nel loro ordine e contribuendo inoltre alla bellezza dell'universo creato da Dio, esse certo non lodano Dio con la loro propria voce e col loro cuore, tuttavia fan sì che Dio venga lodato per loro mezzo ogni qual volta sono prese in considerazione dagli esseri intelligenti. In effetti, quando qualcuno per loro mezzo loda Dio, son loro stesse che in certo qual modo lodano Dio. Facciamo degli esempi. Nel cielo lodano Dio tutti gli esseri che hanno lo spirito vitale, l'intelletto puro per contemplarlo e amarlo senza noia e senza stanchezza. Sulla terra lodano Dio gli uomini in quanto dotati d'intelletto che loro permette di discernere il bene dal male e di riconoscere chi sia il Creatore e chi la creatura. Tale l'uomo soggetto pensante, al quale il Signore ha dato la ragione per distinguere le realtà, per goderne e lodare. Gli uomini possono tutto questo; ma forse che gli animali posseggono allo stesso modo l'intelligenza? Se la possedessero, Dio non direbbe a noi: Non vogliate essere come il cavallo e il mulo, che non hanno intelligenza 1. Se ci esorta a non essere come bruti, senza intelligenza, ci fa comprendere che all'uomo ha dato questa intelligenza perché lodi Dio. Guardiamo le piante. Forse che hanno la vita sensitiva come gli animali? In effetti gli animali, sebbene privi di sensibilità interiore d'ordine razionale e di spirito intelligente e capace di discernimento come ha l'uomo, per cui possano lodare Dio, tuttavia hanno una vita che si palesa in tanti modi, come tutti sappiamo. Appetiscono il cibo, prendono le cose vantaggiose e respingono le nocive; hanno i sensi per discernere le realtà corporali: la vista per distinguere i colori, l'udito per le voci, l'olfatto per gli odori, il gusto per i sapori, il moto per regolarsi secondo che si tratta di cose piacevoli o moleste. Son cose che conosciamo e vediamo dinanzi ai nostri occhi. Non hanno la ragione e l'intelligenza ma hanno lo spirito che anima il corpo e la vita esteriore; le piante viceversa non hanno nemmeno questo genere di vita: eppure tutte le creature lodano Dio. Perché lodano Dio? Perché noi, alla vista di tali creature, ci eleviamo a pensare al Creatore che le ha fatte, e alla vista delle cose create nasce in noi la lode a Dio; e quando attraverso la considerazione delle creature noi lodiamo Dio, son le creature stesse che nel loro insieme lo lodano. Il salmista comincia dal cielo. Tutte le creature lo lodano e lui dice: Lodate. Se già lo lodano, perché dire: Lodate? Perché gioisce di questa lode tributata dalle creature e vuol come aggiungere il suo incoraggiamento. È come quando tu giungi presso della gente intesa a compiere gioiosamente il bene o nella vigna o nel campo di grano o in qualsiasi cultura. Ti compiaci di quel che fanno e dici loro: Fate! continuate pure! E non vuoi dire con codeste tue parole che inizino il lavoro, ma è perché ti compiaci di quel che li trovi intenti a fare, e vuoi aggiungere una tua parola di compiacimento e di esortazione. Dicendo infatti: Fate pure! ed incoraggiando chi già lavora, col tuo desiderio ti unisci a loro. Così in questa esortazione. Il profeta pieno di Spirito dice esattamente lo stesso.

La restaurazione di Babilonia ha valore simbolico.

4. Il salmo è di Aggeo e di Zaccaria. Così reca il titolo. Questi due profeti risalgono al tempo in cui il popolo d'Israele era prigioniero in Babilonia e profetizzavano l'ormai imminente fine della cattività con la restaurazione della città di Gerusalemme, che era stata distrutta durante la guerra 2. Nel mistero quindi essi hanno significato a noi l'esistenza d'una vita futura in cui, terminata la prigionia della vita presente, loderemo Dio. Ci sarà allora la restaurazione di quella grande città di Gerusalemme dalla quale ora siamo esuli e verso la quale gemiamo, tuttora imprigionati dal fardello gravoso del corpo mortale. Gemendone adesso durante il pellegrinaggio, in patria ne esulteremo di gioia. Chi non geme mentre è pellegrino non godrà da cittadino, poiché egli non ha in cuore il desiderio. Storicamente questi santi profeti arrecarono una grande consolazione al popolo materialmente prigioniero, cioè costretto a vivere a Babilonia sotto re stranieri. Questo, per il fatto che attraverso la profezia mostravano un tempo in cui sarebbe stato liberato dalla prigionia e la città di Gerusalemme sarebbe stata ricostruita. Ma tutte quelle cose avvenivano con portata simbolica, pur avendo una verità effettiva. Negli eventi antichi c'erano prefigurazioni simboliche 3; la realtà si mostra al presente, in noi. Cosa dice, ad esempio, l'Apostolo sul tempo presente? Mentre viviamo nel corpo, siamo pellegrini lungi dal Signore 4. Non siamo ancora in patria. E quando saremo in patria? Quando riporteremo il trionfo sul diavolo, nemico già debellato, quando la morte, ultimo nemico, sarà distrutta. Allora avrà compimento la parola che fu scritta: " La morte è stata assorbita nella vittoria. O morte, dov'è la tua lotta? O morte, dov'è il tuo pungiglione? " 5 Ma quando sarà che non avremo più alcuna lotta contro la morte, come ne abbiamo adesso sicché dobbiamo gemere per l'incertezza e la mutabilità delle cose e per la fragilità della nostra carne? Lottano ogni giorno contro di noi le tentazioni e i piaceri; e anche se loro non consentiamo, tuttavia ne sentiamo il disturbo e combattiamo: ma per chi combatte c'è sempre grave pericolo d'essere vinto. Se noi poi non diamo il consenso e riusciamo a vincere, tuttavia avvertiamo il fastidio nell'atto stesso di resistere a tali voglie disordinate. Non si stanca e non muore il nemico, se non nella resurrezione dei morti. Ma abbiamo coraggio e fiducia! Ci stimolano Aggeo e Zaccaria, cantandoci la nostra futura liberazione. Se ne cantarono a quell'antico popolo e le loro parole si adempirono, non dovrà adempiersi quel che viene cantato al popolo cristiano? State tranquilli! Osservate solo come vi comportate nel pellegrinaggio della vita presente. Non v'attiri l'amore per Babilonia; non dimenticatevi di Gerusalemme. Se il vostro corpo è trattenuto ancora in Babilonia il vostro cuore sia inviato anticipatamente a Gerusalemme. Ogni creatura lodi dunque il Signore poiché lassù faremo ciò che qui col pensiero meditiamo.

5. Lodate il Signore dai cieli: lodatelo negli eccelsi. Prima menziona il cielo, poi la terra. Lodano infatti quel Dio che ha fatto il cielo e la terra. Le realtà celesti sono tranquille, in pace. In cielo continua è la gioia, assente la morte, assenti la malattia e ogni molestia. I beati lodano sempre Dio. Quanto a noi invece siamo sulla terra; tuttavia ogni volta che pensiamo come Dio venga lodato in cielo, collochiamo lassù il nostro cuore, e non ascoltiamo infruttuosamente l'invito: In alto i cuori! Eleviamo fino al cielo il cuore, affinché non imputridisca sulla terra, se ci piace partecipare a quel che lassù fanno gli angeli. Adesso siamo in cielo con la speranza; più tardi, quando vi saremo arrivati, con il possesso effettivo. Dunque, lodatelo negli eccelsi.

6. [vv 2-5.] Lodatelo, voi tutti, suoi angeli; lodatelo, voi tutte sue schiere. Lodatelo, sole e luna; lodatelo, voi tutte, stelle e luce. Lodatelo, o cieli dei cieli, e le acque che sono al di sopra dei cieli lodino il nome del Signore. Come elencare tutte le cose passandole in rassegna? Intanto però ha redatto come un compendio che include, ristrette, quasi tutte le cose e in tal modo ha abbracciato tutte le creature celesti che lodano il loro Creatore.

Le opere del creato lodano Dio.

7. Suppone quasi che gli si vada a chiedere: Perché lo lodano? Di che cosa gli son debitrici o cos'hanno da lui ricevuto perché debbano lodarlo? Rispondendo prosegue: Poiché egli ha detto, e sono state fatte; ha ordinato e sono state create. Nulla di straordinario che le opere lodino chi le ha fatte, che l'essere fabbricato lodi il suo fattore, che la creatura lodi il Creatore. In questo brano è nominato anche Cristo, anche se non ne abbiamo ascoltato il nome. Chi è Cristo? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui niente è stato fatto 6. Ad opera di chi sono state fatte? Ad opera del Verbo. Come anche il salmo indica che sono state fatte ad opera del Verbo? Egli ha detto e sono state fatte; ha ordinato e sono state create. Nessuno dice qualcosa, nessuno imparte ordini se non attraverso la parola, cioè il Verbo.

La morte di Cristo caparra d'immortalità.

8. [v 6.] Li ha stabiliti nel secolo e nel secolo del secolo. Egli ha dato stabilità a tutti gli esseri celesti, a tutti gli esseri superiori, a tutte le virtù e gli angeli. Ha fondato una città celeste, buona, santa, beata. Da tale città noi siamo esuli e per questo siamo anche miseri. Dovendovi però tornare, siamo beati nella speranza e quando vi saremo effettivamente giunti saremo beati nella realtà. Li ha stabiliti nel secolo e nel secolo del secolo: ha posto un precetto che non cadrà. Quale precetto pensate possano avere gli esseri celesti e gli angeli santi? quale precetto avrà loro dato Iddio? Quale, se non quello di lodarlo? Beati coloro la cui occupazione è lodare Dio! Non arano, non seminano, non macinano, non cuocciono: opere tutte, queste, richieste dal bisogno, mentre lassù non ci sarà alcun bisogno. Non rubano, non rapinano, non commettono adulterio: opere tutte derivanti dall'iniquità, per la quale lassù non c'è posto. Non spezzano il pane all'affamato, non vestono il nudo, non ospitano il pellegrino, non visitano il malato, non conciliano i litiganti, non seppelliscono i morti: opere imposte dalla misericordia, mentre lassù non esisterà alcuna miseria in pro' della quale si eserciti la misericordia. Oh beati! Crediamo veramente che saremo anche noi così? Suvvia! sospiriamo e il sospiro si tramuti in gemito. Cosa in realtà siamo per poter essere lassù? Esseri mortali, decaduti, abietti, terra e cenere. Ma colui che ce l'ha promesso è onnipotente. Se guardiamo a noi stessi cosa siamo? se guardiamo a lui, è Dio, è l'onnipotente. Non riuscirà a fare di un uomo un angelo, lui che ha fatto l'uomo dal nulla? ovvero, non si interesserà Dio dell'uomo, per il quale volle che morisse il suo Unigenito? Soffermiamoci a considerare i segni [che ci ha dati] del suo amore. Della promessa di Dio abbiamo ricevuto tale caparra: possediamo la morte e il sangue di Cristo. Chi è morto? Il Figlio unico. Per chi è morto? O magari fosse morto per dei buoni, per dei giusti! Ma è questa la realtà? Dice l'Apostolo: Infatti Cristo è morto per gli empi 7. Colui che agli empi ha fatto dono della sua morte, cosa terrà in serbo ai giusti se non la sua vita? Si sollevi quindi la debolezza umana! non disperi, non si accasci, non si volga indietro dicendo: Io non ci sarò. Chi ha fatto la promessa è Dio: egli è già venuto per fare la promessa, è apparso agli uomini, è venuto per addossarsi la nostra morte e garantirci la sua vita. Venne nella terra del nostro esilio a prendere quaggiù ciò che quaggiù abbonda: gli obbrobri, i flagelli, gli schiaffi, gli sputi in viso, le ingiurie, la corona di spine, la crocifissione, la permanenza sulla croce, la morte. Tutte queste cose abbondano sulla nostra terra, ed egli venne a fare gli scambi. Cosa diede [venendo] quaggiù? cosa ricevette? Diede l'incoraggiamento, diede la dottrina, diede la remissione dei peccati; ricevette gli oltraggi, la morte, la croce. Dalla sua patria ci ha recato i beni, e nella nostra terra ha subito i mali. Comunque, ci ha promesso che abiteremo in quella patria, da cui egli è venuto e ha detto: Padre, voglio che dove sono io ivi siano anch'essi 8. Con tanto amore ci ha prevenuti! È venuto da noi là dove noi ci trovavamo, noi saremo con lui là dove egli è. Cosa ti ha promesso Dio, o uomo mortale? Che vivrai in eterno. E non ci credi? Credici, credici! È più ciò che ha già fatto che non quello che t'ha promesso. Cosa ha fatto? È morto per te. Cosa ti ha promesso? Che vivrai insieme con lui. È più difficile a credersi che sia morto l'Eterno che non il fatto che viva in eterno l'uomo mortale. Ciò che è più incredibile è ormai acquisito. E se Dio è morto per l'uomo, perché non dovrà l'uomo vivere [sempre] con Dio? perché il mortale non potrà vivere in eterno, quando per lui è morto colui che vive in eterno? Ma in che modo Dio è morto? o come ha fatto a morire? o può Dio morire? Ha preso da te ciò che gli consentisse di morire per te. Non sarebbe potuto morire se non chi è carne; non sarebbe potuto morire se non il corpo mortale. Egli si è rivestito di ciò che gli consentisse di morire per te; e così tu sarai rivestito di ciò che ti consentirà di vivere con lui. Dove si rivestì della mortalità? Nella verginità della Madre. E dove rivestirà te della vita? Nell'uguaglianza col Padre. Si è scelto lui, quaggiù, un talamo casto dove egli, sposo, s'unisse alla sposa. Il Verbo si è fatto carne 9 per diventare capo della Chiesa. Di per se stesso infatti il Verbo non è parte della Chiesa, ma per essere capo della Chiesa assunse la carne. Qualcosa di nostro è già lassù: vi è ciò che ha preso da noi, ciò in cui è morto sulla croce. Ti hanno preceduto certe tue primizie, e tu dubiti che [le] seguirai?

Gli esseri terrestri lodano Dio.

9. [v 7.] Terminate le lodi delle creature celesti, è ora ormai che si volga a quelle terrene. Lodate il Signore dalla terra. Come infatti aveva cominciato la parte precedente? Lodate il Signore dai cieli 10, e aveva elencato le creature celesti. Ascolta ora la enumerazione di quelle terrestri. Draghi e tutti gli abissi. Gli abissi sono le profondità delle acque: appartengono all'abisso tutti i mari e l'atmosfera caliginosa che ci attornia. L'ambiente dove si trovano le nubi, i venti, le tempeste, le piogge, i fulmini, i tuoni, la grandine, la neve e tutto ciò che Dio vuole avvenga sulla terra traendolo da quest'atmosfera umida e caliginosa, tutto questo l'ha chiamato col nome di terra, in quanto è estremamente mutevole e mortale, seppure non crediate che dall'alto cada anche una pioggia di stelle. Tutte queste cose accadono quaggiù rasente la terra. Succede anzi a volte che si sia sulla cima di un monte e si vedano le nubi più basse di noi, dalle quali nubi cadono anche le piogge. A chi osserva attentamente [le cose], appare con chiarezza che tutti questi fenomeni, che si accumulano quando l'atmosfera è perturbata, avvengono in questa parte più bassa del mondo. Per questo, quando il diavolo insieme con gli altri angeli decadde dal soggiorno magnifico preparato agli angeli superiori, fu condannato a venire in questi luoghi caliginosi, cioè nella nostra atmosfera, quasi come in un carcere. Ne parla l'Apostolo. Secondo il principe della potenza di quest'aria, che ora agisce nei figli della ribellione 11. E un altro Apostolo dice: Dio non risparmiò gli angeli che peccarono, ma precipitandoli nelle carceri dell'inferno caliginoso li consegnò per condannarli al giudizio 12. Chiama inferno questa parte del mondo, perché rispetto alle altre è la più bassa. Non t'incanti infatti il pensiero di ciò che il diavolo ha ottenuto, ma pensa piuttosto a ciò che ha perso. Comunque, tutte le cose che ci attorniano vedete come sono: mutevoli, soggette a turbamenti, spaventose, corruttibili. Tuttavia hanno un loro posto, un loro ordine; anch'esse, ciascuna a suo modo, completano la bellezza dell'universo, e quindi lodano il Signore. Il salmista pertanto si rivolge anche a loro, come per esortarle [alla lode]. In effetti però egli esorta noi affinché, considerando le creature, lodiamo il Signore. La lode di Dio è infatti, nel loro caso, da intendersi nel senso che l'uomo le ammira e ne loda Dio. Il suo dire comincia così: Lodate il Signore dalla terra, draghi e tutti gli abissi. I draghi vivono presso le acque, escono dai loro antri e si librano nell'aria, tanto che a causa loro si creano turbini nell'aria. Animali giganteschi son questi draghi, né sulla terra c'è sorta di animali più grandi di loro. Per questo comincia la sua rassegna con Draghi e tutti gli abissi. Gli abissi sono grotte dove si nascondono le acque; da essi nascono le fonti e i fiumi, dei quali alcuni scorrono sopra la terra, mentre altri fluiscono nascosti sotto terra. Tutto questo, cioè tutta la sostanza umida delle acque, insieme col mare e gli strati inferiori dell'atmosfera, si chiama abisso o abissi; ed è lì che vivono i draghi e lodano Dio. Ma cosa? crederemo davvero che i draghi formino dei cori per lodare Dio? No di certo! Si tratta di voi, che, considerando i draghi, elevate la mente all'Artefice dei draghi, al Creatore dei draghi, e ammirando i draghi dite: Grande è Iddio che ha fatto opere di questo genere. In tal modo, cioè attraverso la vostra voce, i draghi lodano Dio. Draghi e tutti gli abissi.

La Provvidenza si estende a tutti e a tutto.

10. [v 8.] Fuoco, grandine, neve, ghiaccio, venti di tempesta, che eseguono la sua parola. Perché ora ha aggiunto: Che eseguono la sua parola? Gente tanto numerosa quanto priva di senno, trovandosi nell'incapacità di contemplare le varie creature distinguendo di ciascuna il posto e l'ordine suo proprio, come pure il moto che percorre in conformità col volere e il comando di Dio, s'è creata la persuasione che Dio governi, sì, le creature superiori ma non calcoli le inferiori, anzi le scansi da sé e le tenga lontane, al segno che non se ne curi, non le governi né le diriga. Esse sarebbero rette dal caso, come e fin dove è possibile. Nel loro ambiente fanno impressione le parole che talora si vanno fra loro ripetendo. Non vengano però a raccontarle a te, certe cose; cioè, se li ascolti dire cose come queste non consentire: sono infatti affermazioni blasfeme ed esecrabili dinanzi a Dio. Dicono: Se fosse Dio a mandare la pioggia che forse la farebbe cadere sul mare? E che sorta di provvidenza è mai la sua? continuano, la Getulia patisce la sete e la pioggia cade sul mare! Sembrano loro conclusioni ingegnose; ma a gente siffatta occorre rispondere così: La Getulia almeno sente la sete, tu nemmeno la senti. Buon per te invece sarebbe stato dire a Dio: La mia anima è verso di te come terra senza acqua 13. O, come più manifestamente si asserisce in un altro passo: L'anima mia ha sete di te, e quante volte a te anela la mia carne! 14 E il Signore nel Vangelo: Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, poiché saranno saziati 15. In realtà, uno che ragioni nei termini su esposti è una persona sazia: si dà l'aria di dotto né è disposto ad imparare. Per questo non ha sete. Se infatti avesse sete, vorrebbe imparare; e troverebbe che tutto quel che succede sulla terra è soggetto alla provvidenza di Dio, e resterebbe ammirato anche del modo come son disposte le membra di una pulce. Mi stia attenta la vostra Carità! Chi ha disposto le membra della pulce e della zanzara, sì che abbiano un loro ordine, una loro vita, un loro moto? Considera un animaletto, il più piccolo, il più minuto che ti pare. Se esamini attentamente l'ordine delle sue membra e l'animazione vitale per cui si muove vedrai come rifugga dalla morte, ami la vita, cerchi i piaceri, eviti gli incomodi, tenga in esercizio i diversi sensi, goda di un moto a sé rispondente. Chi ha dato alla zanzara l'aculeo con cui succhia il sangue? Quant'è sottile questo filo con cui sorbisce [i liquidi]! Chi ha disposto queste cose? chi le ha fatte? Ti atterriscono le cose infinitamente piccole; loda colui che è grande. Tenetevi saldi a queste verità, miei fratelli! Nessuno vi stacchi dalla fede e dalla sana dottrina. Colui che nel cielo ha creato l'angelo ha creato nella terra il vermicciattolo; ma ha collocato l'angelo in cielo proporzionandolo alla dimora celeste, il vermicciattolo invece l'ha posto sulla terra e l'ha proporzionato all'abitazione terrena. Ha forse disposto che l'angelo strisciasse sulla melma e il verme abitasse in cielo? Ha collocato ogni abitante nella sua sede adatta: ha posto l'incorruzione in sedi incorruttibili, ciò che invece è corruttibile in dimore corruttibili. Nota bene ogni cosa e loda l'insieme del mondo creato. Se pertanto Egli ha ordinato le membra del vermicciattolo, non governerà le nubi? E perché lascia cadere la pioggia anche sul mare? Quasi che non siano nel mare degli esseri che si nutrono di pioggia! quasi che non vi abbia creato dei pesci e altre specie di esseri viventi! Osservate come i pesci corrono verso l'acqua dolce. Ma allora, insiste [l'eretico], se piove per i pesci, perché talvolta non piove per provvedere a me? Affinché tu t'imprima nella mente che sei in una regione desertica, cioè nell'esilio della vita; affinché assapori le amarezze della vita presente e desideri quella futura; o magari affinché venga tribolato e così, compresa la riprensione, ti ravveda. In che maniera poi provvede ogni regione secondo le proprie esigenze? Eccoci! Abbiamo parlato della Getulia. Ebbene, qui da noi piove più o meno tutti gli anni e ogni anno c'è produzione di frumento: però, da noi non può conservarsi a lungo perché si fradicia e quindi ogni anno ce n'è del nuovo. Laggiù, veramente, il frumento si raccoglie di rado, ma se ne produce molto e si conserva a lungo. E tu, nell'ipotesi, credi che Dio abbandoni gli uomini di quella regione e che laggiù non si viva secondo una particolare giocondità propria di quella gente, che loda e glorifica Dio? Va' laggiù! Acchiappa un getulo e portalo a vivere in mezzo a queste amene piantagioni. Vorrà ad ogni costo fuggir via da qui e tornare alla sua spoglia Getulia. Dio dunque ha ordinato tutte le cose, distribuendone ciascuna alle singole zone, regioni e temperature. Sarebbe troppo lungo intraprendere un esame dettagliato di tutto questo e tutto descrivere. Chi sarebbe in grado di spiegare la disposizione del creato? Ad ogni modo, chi ha occhi può vedervi molte cose, e quando le avrà notate ne proverà piacere, e quando ne avrà sentito piacere uscirà nella lode, non tanto delle cose in se stesse quanto di colui che le ha fatte. E così tutte le cose lodano Dio.

Non conta molto il genere di morte che ci attende.

11. Osservando le diverse creature, dice in apertura lo Spirito del profeta: Fuoco, grandine, neve, ghiaccio, venti di tempesta. Ma siccome tutte queste creature a certi stolti sembrano in preda a mutabilità, quasi fossero sospinte dal caso, aggiunge: Che eseguono la sua parola. Non immaginare quindi che siano mosse dal caso codeste creature: in ogni loro moto esse obbediscono alla parola di Dio. Dove Dio vuole, là si dirige il fuoco, là si dirigono le nubi con quel che portano: pioggia, neve, grandine. Ma perché i fulmini a volte si scaricano sul monte e non colpiscono l'assassino? Vi dirò quel che posso, per quanto la mia mente ci capisce e Dio si degna concedermi [di luce]. I più istruiti sapranno certo spiegazioni più approfondite e vi comprenderanno di più; e anche a voi doni Dio di comprendere al di là di quel che vi dico io, sempre però con modestia e senza orgoglio. Quanto a me, dunque, secondo le mie scarse conoscenze, potrei dirvi che il fulmine colpisce il monte e non l'assassino, perché, forse, [Dio] è ancora in attesa della sua conversione. Si colpisce quindi il monte, incapace di provar timore, perché cambi vita l'uomo mosso da spavento. A volte ti comporti in maniera somigliante anche tu: per spaventare un bambino che vuoi educare con severità, dài botte per terra. E poi capita talvolta che [il fulmine] colpisca l'uomo che vuole. Ma tu mi ribatti: Sì, sì, colpisce il più innocuo e risparmia il più scellerato! Non meravigliartene! La morte che incoglie la persona santa, da qualunque parte venga, è sempre una buona morte. Quanto poi a quell'altro, più scellerato, cosa sai tu della pena che, se ricuserà di cambiarsi, gli si tiene serbata in occulto? Non preferirebbero essere stati inceneriti dal fulmine coloro ai quali alla fine sarà detto: Andate al fuoco eterno 16? Occorre che tu sia esente da colpe. Cosa dire infatti? che è male morire in un naufragio e bene morire di febbre? Si muoia in un modo o nell'altro, tu preòccupati piuttosto dello stato in cui si trova la persona al momento della morte; preoccupati di dove andrà a finire dopo la morte, non della maniera come se ne parte dalla vita presente. In molti modi potremo uscire da questo mondo. Con qual morte meritarono i martiri di lasciare questa vita? Furono consunti dalla febbre, che è la morte desiderata da molti? Alcuni furono trucidati con un colpo di spada, altri perirono tra le fiamme, altri sbranati dalle belve. Le belve divorarono i corpi dei martiri, è vero, ma i martiri non temettero lo sfacelo del loro corpo. Sapevano infatti che Dio ricomporrà i corpi dei suoi santi, lui che tiene contati i capelli della nostra testa 17. Egli per la sua libera volontà liberò dal fuoco i tre fanciulli 18, ma forse che abbandonò nel fuoco i Maccabei 19? Liberò gli uni palesemente, gli altri occultamente coronò. Sa dunque Dio come contenersi. Tu temilo e sii buono! Per qualunque strada vorrà che tu te ne vada da questo mondo, che egli ti trovi preparato! Sei infatti ospite e non padrone in casa tua 20. La casa ti è stata affittata; sì, codesta tua casa ti è stata affittata, non donata. Anche se non vorrai, ti toccherà sloggiare. E non l'hai ricevuta con la condizione che i tempi della tua permanenza ti fossero fissati con certezza. Cosa ti ha detto il tuo Signore? Quando vorrò, quando ti dirò: Parti, trovati preparato. Ti scaccio dal rifugio, ma ti do la casa. Se qui in terra sei forestiero, in cielo sarai proprietario.

Le creature rispettano l'ordine del Creatore.

12. Tutto ció che accade quaggiù, contro il nostro volere sappiate che accade per volontà di Dio, per la sua provvidenza, per suo ordine, per suo cenno e per sue leggi. E anche se noi non comprendiamo perché accadano le diverse vicende, riferiamo tutto ugualmente alla sua provvidenza, ricordiamo che nulla avviene senza una [relativa] causa, e non bestemmiamo. Se infatti ci mettiamo a litigare sulle opere di Dio e chiediamo: Ma perché questo? perché quell'altro?, e ancora: Dio non avrebbe dovuto fare così, qui ha fatto male, dove va allora a finire la lode di Dio? Ti sei giocato l'Alleluia. Considera piuttosto tutte le cose in modo che la tua vita piaccia a Dio e lodi il Creatore. Fa' conto di entrare nell'officina di un fabbro ferraio: certo non ti permetteresti di criticare i mantici, le incudini, i magli. Supponi invece una persona inesperta, che non sappia a cosa servano i vari attrezzi: criticherà tutto. Ma se, pur non avendo la competenza dell'artigiano, avesse però almeno un po' di riguardo per l'uomo, come ragionerebbe? Certo non è senza motivo che i mantici son posti da questo lato: se non lo so io, lo saprà certo l'artigiano. Nell'officina non si permette di muover critiche al fabbro, e invece osa rimproverare Dio per come son disposte le cose del mondo! Orbene come il fuoco, la grandine, la neve, il ghiaccio, i venti della tempesta che eseguono la sua parola, così tutte le cose del mondo, che agli sciocchi sembrano capitare a caso, non si muovono se non rispettando la parola di lui, in quanto non vengono all'esistenza se non per suo comando.

13. [vv 9-12.] Dice quindi, invitando tutti a lodare il Signore: Monti e colline tutte, piante da frutto e cedri tutti; fiere e armenti tutti, rettili e uccelli pennuti. Poi, rivolto agli uomini, I re della terra e i popoli tutti, i principi e i giudici tutti della terra; i giovani e le vergini, i vecchi e i fanciulli lodino il nome del Signore. È così esposta diffusamente la lode che deve levarsi dal cielo e quella che deve levarsi dalla terra.

14. [v 13.] Poiché solo il suo nome è esaltato. Nessun uomo cerchi l'esaltazione del suo nome. Vuoi essere esaltato? Assoggettati a colui che non può essere abbassato. Solo il suo nome è esaltato.

Ammirando le creature, confessa a lode di Dio.

15. [v 14.] La sua confessione sulla terra e nel cielo. Che significa: La sua confessione sulla terra e nel cielo? Forse la confessione che esce dalle labbra di lui? No; ma quella per la quale tutte le creature lo confessano, tutte gridano. Loro voce è, in certo qual modo, la bellezza che tutte posseggono e con cui confessano Dio. Il cielo grida a Dio: Tu mi hai fatto, non sono stato io a farmi. La terra grida: Tu mi hai modellato, non io. Come gridano queste creature? Ogni volta che l'uomo le considera e scopre queste verità. Gridano con la tua ricerca, gridano con la tua voce. La sua confessione sulla terra e nel cielo. Osserva il cielo: è bello; osserva la terra: è bella; tutt'e due insieme sono assai belli. Ebbene, lui li ha fatti e li dirige, dal suo cenno sono governati; lui sospinge il corso delle stagioni, stabilisce i momenti e li stabilisce da se stesso. Tutti questi esseri dunque lo lodano, sia che stiano fermi sia che si muovano, sia che si tratti della terra quaggiù sia che si tratti del cielo su in alto; sia col loro invecchiarsi sia col loro rinnovarsi. Quando tu osservi queste creature e ne godi e ti sollevi all'Artefice di tutto e dalle cose create per via d'intelletto contempli i suoi attributi invisibili 21, allora si leva la sua confessione sulla terra e nel cielo. Cioè: tu confessi a lui procedendo dalle creature tanto del cielo quanto della terra. E siccome lui ha creato tutto e nulla è superiore a lui, ogni creatura rimane al di sotto di lui e tutto quello che nelle creature ti piace è meno di quel che è lui. Per questo, le cose create non ti debbono piacere tanto da farti allontanare da colui che le ha create; ma, se ami la cosa creata, molto di più devi amare chi l'ha creata. Se son belle le creature, quanto non sarà più bello il Creatore? La sua confessione sulla terra e nel cielo.

Il cristiano, vite feconda.

16. Ed esalterà il corno del suo popolo. Ecco cosa profetizzavano Aggeo e Zaccaria. Adesso il corno del suo popolo è abbassato, trovandosi nella trebbiatura, nella tribolazione, nella tentazione, costretto a battersi il petto. Quando esalterà il corno del suo popolo? Quando verrà il Signore e sorgerà il nostro sole: non il sole visibile con gli occhi che si leva sui buoni e sui cattivi 22, ma il sole del quale è detto: Per voi che temete il Signore sorgerà il sole della giustizia, e la sanità sulle sue penne 23. Di questo sole diranno un giorno i superbi e gli empi: Il lume della giustizia non ci illuminò, e il sole non è sorto per noi 24. Quella sarà la nostra estate. Adesso che siamo nella stagione invernale i frutti sono nella radice e non sono visibili: d'inverno, infatti, guardi gli alberi e ti sembrano secchi. Chi non ha l'occhio assuefatto potrebbe pensare che quella vite sia ora un arido sterpo e, forse, lì vicino ce n'è un'altra che per davvero s'è seccata. D'inverno son due piante simili, eppure l'una vive, l'altra è morta. La vita dell'una e la morte dell'altra sono però occulte d'inverno; quando arriverà l'estate, apparirà in pieno splendore la vita dell'una come pure si manifesterà la morte dell'altra. Ecco spuntare la dovizia delle foglie, la fecondità dei frutti. La vite si veste in modo palese di ciò che teneva nascosto nella radice. Così è di noi, fratelli. Adesso siamo simili a tutti gli altri uomini. Gli uomini nascono, mangiano, bevono, si vestono, tirano avanti la vita. Così i santi. Capita a volte che questo fatto tragga in inganno la gente. Li senti infatti dire: Eccolo là; forse che, per essersi convertito al cristianesimo, adesso non gli fa più male la testa? Ovvero: con l'essersi fatto cristiano, cosa ha di più di quel che ho io? O vite secca, tu stai guardando la vite che ti sta vicino! Se è spoglia, è perché siamo d'inverno, non è però secca. Verrà l'estate, verrà il Signore, la nostra gloria ora celata nella radice; e allora esalterà il corno del suo popolo, finito il tempo della cattività, cioè della nostra vita mortale. Ne fa cenno l'Apostolo: Non giudicate nulla prima del tempo finché non venga il Signore ed illuminerà ciò che è nascosto nelle tenebre, e allora ciascuno riceverà da Dio la lode 25. Ma tu mi obietti: Dov'è la mia radice? dove il mio frutto? Se sei un credente, sai dov'è la tua radice: è infatti là dove sono la tua fede, la tua speranza e la tua carità. Ascolta l'Apostolo: Infatti siete morti 26. Quasi fosse inverno, sembravano morti. Ma ascolta quanto fossero vivi. E la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio 27. Ecco dove si trova la tua radice. Ma quando sarai rivestito della pompa [del tuo fogliame]? quando produrrai i frutti? Ascolta com'egli continui: Quando apparirà Cristo, la vostra vita, allora anche voi apparirete con lui nella gloria 28. Ed esalterà il corno del suo popolo.

Il cristiano, vero figlio di Abramo.

17. L'inno a tutti i suoi santi. Cosa sia un inno, lo sapete. È un canto che ha per tema la lode di Dio. Se lodi Dio ma non canti, non dici un inno; se canti ma non lodi Dio, non dici un inno; se lodi qualcosa che non rientra nell'ambito della lode divina, anche se lodi cantando, non dici un inno. L'inno quindi include tre cose: il canto, la lode, e la lode di Dio; per cui una lode elevata a Dio mediante un cantico la si chiama inno. Che significano allora le parole: L'inno a tutti i suoi santi? Conseguano l'inno i suoi santi; i suoi santi ripetano l'inno, poiché ciò che conseguiranno alla fine è proprio questo: un inno sempiterno. In un altro passo dice il salmo: Il sacrificio di lode mi glorificherà, ed ivi è la via in cui gli manifesterò la mia salvezza 29. E ancora: Beati coloro che abitano nella tua casa: nei secoli dei secoli ti loderanno 30. Questo significano le parole: L'inno a tutti i suoi santi. Chi sono i suoi santi? Ai figli d'Israele, al popolo che a lui si avvicina. Nessuno pensi di non essere figlio d'Israele. Non crediate che i giudei siano figli d'Israele e noi no. Oso dirvi miei fratelli: Loro non lo sono, mentre noi lo siamo. Ascoltatene la ragione. Perché chi è nato secondo lo spirito è superiore a chi è nato secondo la carne. Da chi discendeva Israele? Da Abramo. Difatti Isacco nacque da Abramo, Israele da Isacco. Ora come successe che Abramo piacque a Dio? Abramo credette a Dio e ciò gli fu attribuito a giustizia 31. Chiunque imiterà Abramo sarà suo figlio; chiunque sarà degenere rispetto alla fede di Abramo si mette fuori della stirpe di Abramo. I giudei han degenerato, quindi han perso [i loro diritti]; noi abbiamo imitato Abramo, e quindi li abbiamo trovati [e ce ne siamo impossessati]. Ascolta come loro se li son persi. Un giorno dicevano al Signore: Noi siamo figli di Abramo 32; ma lui cosa replicò? Loro avevano osato vantarsi [dinanzi a lui] ed elevare la cresta a motivo della nobiltà della loro stirpe giusta; ma il Signore cosa disse loro? Se siete figli di Abramo fate le opere di Abramo 33. Se pertanto loro han perso il diritto di figli d'Abramo, questo diritto l'abbiamo trovato noi. Credendo abbiamo trovato ciò che loro persero mancando di fede, in quanto Abramo credette a Dio e ciò gli fu attribuito a giustizia. Discendenza di Abramo, in effetti, è Cristo 34 e, in Cristo, lo siamo anche noi. Così è anche per Israele. Da lui nacque un popolo, da questo popolo nacque Maria e da Maria nacque Cristo, nel quale Cristo siamo [incorporati] anche noi. Noi dunque siamo i figli di Israele. Cosa aggiunge infatti [il salmo] per indicare espressamente noi? Ai figli d'Israele, al popolo che a lui si avvicina. Guardate i giudei! Se si avvicinano, figli d'Israele son loro. E qui qualcuno potrebbe osservarmi: Pare in realtà che si avvicinino; ogni giorno anche loro cantano i salmi, cantano gli inni di Dio. Ma non avete negli orecchi, le parole che loro diceva il profeta? Eccovele: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me 35. Se il loro cuore è lontano, il nostro cuore è vicino. È vicino perché crediamo, speriamo, amiamo: perché siamo uniti a Cristo, perché siamo sue membra. Ora le membra possono essere lontane dal capo? Se fossero lontane e divise non direbbe il Signore: Ecco, io sarò con voi sino alla fine dei secoli 36. Se fossero staccate, non avrebbe detto dal cielo: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? 37 Se egli non fosse in noi, non direbbe: Avevo fame e mi avete dato da mangiare. All'osservazione, poi, fatta da costoro: Quando mai ti abbiamo visto affamato?, rispose: Quando l'avete fatto ad uno dei miei più piccoli, l'avete fatto a me 38. Ecco il popolo [di Dio], ecco l'Israele che [a lui] si avvicina: il popolo che adesso è unito a lui mediante la speranza, per esserlo un giorno nella piena realtà.