ESPOSIZIONE
DISCORSO
1. [v 1.] Dio non avrebbe potuto elargire agli uomini dono più grande di quello di costituire loro capo lo stesso suo Verbo per cui mezzo aveva creato l'universo, unendoli a lui come membra, in modo che egli fosse Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, unico Dio insieme con il Padre, unico uomo insieme con gli uomini. Ne segue che, quando parliamo a Dio e preghiamo, non dobbiamo separare dà lui il Figlio, e quando prega il corpo del Figlio, esso non ha da considerarsi staccato dal suo capo; per cui la stessa persona, l'unico salvatore del corpo mistico, il Signore nostro Gesù Cristo, Figlio di Dio, è colui che prega per noi, che prega in noi e che è pregato da noi. Prega per noi come nostro sacerdote; prega in noi come nostro capo; è pregato da noi come nostro Dio. Riconosciamo dunque in lui la nostra voce, e in noi la sua voce. E quando nei riguardi del Signore Gesù Cristo, soprattutto nelle profezie, si dice qualcosa che contiene dell'umiliazione e quindi indegno di Dio, non dobbiamo esitare ad attribuirlo a lui, poiché lui non ha esitato a unirsi a noi. Al suo servizio è infatti tutta la creazione, perché per suo mezzo tutte le creature sono state fatte. E noi quasi vediamo la sua maestà divina quando ascoltiamo le parole: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Questi era in principio presso Dio. Tutte le cose per suo mezzo sono state fatte e niente è stato fatto senza di lui 1. Contempliamo qui la divinità del Figlio di Dio, così eccelsa e sublime che va al di là di ogni più alta creatura; ma poi, in qualche altra parte delle Scritture, lo ascoltiamo gemere, pregare, e confessare. Stentiamo allora ad attribuire a lui queste parole, e la nostra mente trova difficoltà a discendere dalla recente contemplazione della sua divinità alla sua umiltà. Crede di offenderlo, trovando parole troppo umane riferite a colui al quale dirigeva la supplica quando pregava Dio; e così rimane sospesa e vorrebbe cambiare il senso delle parole. Nella Scrittura, però, altro non trova se non che bisogna ricorrere a lui e non lasciarsi sviare da lui. Si desti dunque e vigili nella fede! Ricordi come colui, che poco prima contemplava nella natura di Dio, ha assunto la natura di servo: è divenuto simile agli uomini e, per le sue fattezze, è stato ritenuto uomo. Egli si è umiliato e si è fatto obbediente fino alla morte 2; ha voluto far sue le parole del salmo e, mentre pendeva dalla croce, diceva: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? 3 È pregato dunque nella natura di Dio; prega nella natura di servo. Là è creatore, qui creatura: lui che senza mutamenti assunse la nostra natura mutevole e fece di noi un solo uomo con lui. Lui è il capo, noi il corpo. Noi dunque preghiamo rivolti a lui; preghiamo per mezzo di lui e in lui. Noi preghiamo insieme con lui ed egli prega con noi. Noi diciamo in lui ed egli dice in noi la preghiera di questo salmo, che si intitola appunto: Preghiera di Davide. Infatti il nostro Signore secondo la carne è figlio di Davide, mentre secondo la divinità è signore di Davide e creatore di Davide. Né soltanto è prima di Davide, ma anche prima di Abramo, da cui discendeva Davide; ed è anche prima di Adamo, dal quale sono discesi tutti gli uomini. Anzi, egli è prima del cielo e della terra, in cui stanno tutte le creature. Nessuno dunque, quando ascolta le parole di questo salmo, dica: Non è Cristo che parla. E nemmeno dica: Non sono io che parlo. Al contrario, se riconosce se stesso nel corpo di Cristo, dica l'una e l'altra cosa, cioè: "È Cristo che parla" e "sono io che parlo". Non dire nulla senza di lui, com'egli non dice nulla senza di te. Non abbiamo forse la testimonianza del Vangelo? Ivi sta scritto: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio; tutte le cose per suo mezzo sono state fatte; eppure vi leggiamo anche che Gesù si è rattristato 4, si è stancato 5, si è addormentato 6, ha avuto fame 7 e sete 8, ha pregato e ha passato la notte in preghiera. Dice: Cadeva la notte e Gesù continuava a pregare 9; e gocce di sangue scorrevano sul suo corpo 10. Che cosa mostrava, quando dal suo corpo in preghiera stillavano gocce di sangue, se non che quell'altro suo corpo, che è la Chiesa, già grondava del sangue dei martiri?
2. China, Signore, il tuo orecchio ed esaudiscimi. Dice questo nella natura di servo; lo dici anche tu, servo, conformato al tuo Signore. China, Signore, il tuo orecchio. Egli china l'orecchio se tu non innalzi la testa. Si avvicina infatti a chi si umilia, mentre si allontana da chi si esalta: a meno che non si tratti di chi egli stesso esalta perché prima si era umiliato. Dio china dunque a noi il suo orecchio. Egli è in alto, noi in basso. Egli è sulla vetta, noi nella miseria; ma non siamo abbandonati. Dio infatti ha mostrato il suo amore verso di noi; tanto è vero che, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi. Difficilmente infatti - continua l'Apostolo - qualcuno muore per un giusto; e a mala pena qualcuno osa morire per chi è buono. Il Signore nostro invece è morto per degli empi 11. Non vi erano infatti nostri meriti antecedenti per i quali il Figlio di Dio avesse a morire; anzi, proprio perché non c'era alcun nostro merito, per questo grande fu la sua misericordia. Quanto è dunque sicura, quanto è salda la promessa che egli serba ai giusti la sua vita, se agli ingiusti fece dono della sua morte! China, Signore, il tuo orecchio ed esaudiscimi; perché io sono misero e povero. Dunque egli non china l'orecchio al ricco; lo china piuttosto al misero e al povero, cioè all'umile e a colui che si confessa; a chi ha bisogno di misericordia e non a chi è sazio e si vanta orgoglioso come se non gli mancasse nulla e dice: Ti ringrazio perché non sono come questo pubblicano 12. Quel ricco fariseo vantava infatti i suoi meriti; il misero pubblicano confessava i suoi peccati.
3. Non fraintendete, fratelli, il mio dire! Le parole: "Dio non china il suo orecchio al ricco" non significano che egli non esaudisce coloro che posseggono oro e argento, famiglia e proprietà, sia che così siano nati o comunque occupino tale posizione sociale. Basta però che si ricordino di quello che dice l'Apostolo: Ordina ai ricchi di questo mondo di non insuperbire 13. I possidenti che non insuperbiscono, in Dio sono poveri; e ai poveri, ai miseri, ai bisognosi Dio china il suo orecchio. Sanno infatti che la loro speranza non è nell'oro e nell'argento e neppure nelle altre cose di cui sembrano abbondare nel tempo. Basta che la ricchezza non li porti alla perdizione; basta che non sia loro di ostacolo, dato che di vero giovamento la ricchezza non ne reca. Al contrario giova l'opera di misericordia compiuta sia dal ricco che dal povero: nel ricco per la volontà e l'opera; nel povero per la sola volontà. Comunque, se uno con tali sentimenti disprezza in se stesso tutto quello di cui la superbia suole gonfiarsi, è un povero di Dio, e a lui Dio china l'orecchio, perché sa che il suo cuore è umile. Sicuramente, fratelli, quel povero che giaceva pieno di piaghe dinanzi alla porta del ricco venne portato dagli angeli nel seno di Abramo. Così leggiamo e così crediamo. Invece quel ricco che indossava vesti di porpora e di bisso e ogni giorno banchettava splendidamente fu portato all'inferno in mezzo ai tormenti 14. Ma forse che quel povero venne preso dagli angeli in grazia della sua miseria, e quel ricco venne gettato ai supplizi per colpa delle sue ricchezze? Dobbiamo comprendere che in quel povero venne premiata l'umiltà, come in quel ricco venne condannata la superbia. Brevemente vi dimostro che non le ricchezze ma la superbia fu punita in quel ricco. Di quel povero si dice che fu sollevato nel seno di Abramo; ma Abramo, secondo la Scrittura, possedeva lui stesso grande quantità d'oro e d'argento ed era stato ricco in terra 15. Se chi è ricco viene gettato fra i tormenti, in qual modo Abramo poté precedere il povero, tanto da accoglierlo nel suo seno? Ma Abramo, pur in mezzo alle ricchezze, era povero, umile, ossequiente a ogni comandamento [divino] e obbediente. A tal segno disprezzava le ricchezze, da immolare, per ordine del Signore, anche il suo figlio, per il quale teneva in serbo le ricchezze 16. Imparate dunque ad essere poveri ed indigenti: sia che possediate qualcosa in questo mondo sia che non ne possediate. Puoi trovare, infatti, anche dei mendicanti superbi, come puoi trovare umile un uomo pieno di ricchezze. Dio si oppone ai superbi, tanto se vestiti di seta quanto se coperti di stracci; agli umili invece fa grazia 17, sia che posseggano ricchezze in questo secolo sia che non ne posseggano. Dio guarda nell'intimo; ivi pesa, ivi scruta. Tu non vedi la bilancia di Dio ma con essa è pesato il tuo pensiero. Vedete dunque come il salmista precisi la ragione per cui la sua preghiera è esaudita, quando dice: Perché io sono misero e povero. Guarda se sei misero e povero. Se non lo sei, non sarai esaudito. Getta lontano da te tutto quanto ti sta intorno e in cui potresti riporre la tua speranza. Tutta la tua speranza sia Dio: sentiti bisognoso di lui, per essere da lui ricolmato. Senza di lui, qualunque cosa avrai servirà a renderti ancora più vuoto.
4. [v. 2.] Custodisci l'anima mia, perché sono santo. Queste parole: Perché sono santo, non so se abbia potuto pronunziarle altri all'infuori di colui che in questo mondo fu senza peccato: colui che ha perdonato i peccati di tutti ma non ne ha commesso nessuno. Riconosciamo la voce di colui che dice: Perché sono santo, custodisci l'anima mia. Egli parla nella natura di servo che ha assunta. Ivi è la carne, e ivi c'è anche l'anima. Al contrario di quanto hanno detto alcuni, non c'era solo la carne e il Verbo; ma c'era la carne, l'anima e il Verbo. Tutto questo era l'unico Figlio di Dio, l'unico Cristo, l'unico Salvatore: uguale al Padre nella sostanza di Dio, capo della Chiesa nella natura di servo. Ne consegue che, quando ascolto le parole: Perché sono santo, riconosco la sua voce; ma dovrò da essa separare la mia? Certamente, quando così parla, parla senza separarsi dal suo corpo. Oserò dunque dire anch'io che sono santo? Se dico che sono santo, in quanto santifico e non ho bisogno di alcuno che mi santifichi, sono superbo e menzognero; ma se dico di essere santo perché sono stato santificato, secondo quanto sta scritto: Siate santi, perché anch'io sono santo 18, osi anche il Corpo di Cristo, osi anche quell'unico uomo che grida dai confini della terra 19, dire con il suo capo e sotto il suo capo: Io sono santo. Ha ricevuto infatti la grazia della santità, la grazia del battesimo e del perdono dei peccati. Dice l'Apostolo, elencando molti peccati, leggeri e gravi, comuni ed orribili: Voi certamente foste tutto questo; ma siete stati lavati, siete stati santificati 20. Se egli asserisce che siamo stati santificati, dica pure ogni fedele: Io sono santo. Non è questa la superbia dell'orgoglioso, ma la confessione di colui che non vuole essere ingrato. Se tu dicessi infatti che sei santo per tuo merito, saresti superbo. Per contro, se sei fedele in Cristo e membro di Cristo e dicessi di non essere santo, saresti ingrato. Rimproverando la superbia, l'Apostolo non dice: "Tu non hai", ma: Che cosa hai, che tu non l'abbia ricevuto? 21 Non ti rimprovera perché affermi d'avere cose che non hai, ma perché ti arroghi come tuo ciò che hai. Insomma, devi riconoscere che hai dei beni e che non li hai da te stesso: così non sarai né superbo né ingrato. Di' al Dio tuo: "Sono santo, perché tu mi hai santificato; perché l'ho ricevuto, non perché l'avevo da me stesso; perché tu me l'hai dato, non perché io me lo sono meritato". Se dicessi il contrario, cominceresti a recare ingiuria al Signore nostro Gesù Cristo. Tutti i cristiani, i fedeli, i battezzati in lui, sono stati rivestiti di lui, come dice l'Apostolo: Voi tutti che siete battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo 22, e sono divenuti membra del suo corpo. Se dicessero quindi di non essere santi, arrecherebbero ingiuria al capo, pensando che le sue membra non siano sante. Guarda dunque dove sei, e accogli in te la dignità del tuo capo. Eri infatti nelle tenebre, ma ora sei luce nel Signore. Dice l'Apostolo: Un tempo eravate tenebre 23; ma siete forse rimasti tenebre? Colui che illumina è venuto perché rimaneste tenebre, oppure perché diventaste luce in lui? Orbene, dica pure ogni cristiano, o meglio lo dica tutto il corpo di Cristo, lo gridi ovunque, mentre sopporta le tribolazioni, le varie tentazioni, gli innumerevoli scandali; dica: Custodisci l'anima mia, perché sono santo! Salva il tuo servo, Dio mio, che spera in te. Ecco: questo santo non è superbo, perché spera nel Signore.
5. [v 3.] Abbi misericordia di me, Signore, perché ho gridato a te tutto il giorno. Non un giorno solo. Intendi le parole: Tutto il giorno, nel senso di "per tutto il tempo". Da quando il corpo di Cristo ha cominciato a gemere nelle angustie sino alla fine del mondo, quando avranno fine le sofferenze, quest'uomo geme e grida a Dio. E ciascuno di noi per la sua parte leva il suo grido in tutto questo corpo. Tu hai gridato durante i tuoi giorni, e i tuoi giorni sono passati; ti è successo un altro e ha gridato nei suoi giorni. Tu qui, quello là, un altro altrove: il corpo di Cristo grida tutto il giorno, mentre fra le sue membra alcune muoiono e altre ne succedono. È un sol uomo ma si estende sino alla fine del mondo. Sono tutte membra di Cristo quelle che gridano: e al presente, mentre alcune già riposano in lui, altre gridano; e in seguito, quando noi riposeremo, grideranno altre, e dopo di esse altre ancora. Il salmista ode la voce di tutto intero il corpo di Cristo, che dice: Ho gridato a te tutto il giorno. Quanto poi al nostro capo, egli sta alla destra del Padre e intercede per noi 24. Accoglie alcune membra, altre flagella, altre purifica, altre consola, altre crea, altre chiama, altre richiama, altre corregge, altre risana.
6. [v 4.] Allieta l'anima del tuo servo, perché a te, o Signore, ho sollevato l'anima mia. Allietala, perché l'ho sollevata a te. Era infatti a terra e sentiva l'amarezza della terra. L'ho sollevata a te perché non si consumasse nell'amarezza, perché non perdesse tutta la dolcezza della tua grazia. Allietala presso di te. Solo tu infatti sei la letizia: il mondo è pieno di amarezza. Molto a proposito ammonisce le sue membra a levare in alto il cuore. Lo ascoltino dunque e si mettano all'opera! Sollevino a lui ciò che in terra sta male, cioè il cuore: il quale non imputridisce solo se lo si solleva a Dio. Se tu avessi del grano nei piani inferiori del granaio, lo trasporteresti ai superiori per evitare che marcisca. Cambi dunque il posto al grano, e permetti che il cuore imputridisca in terra? Se sollevi ai piani superiori il grano, solleva in cielo il cuore. Dirai: "Ma come posso farlo? Di quali corde, o macchine, o scale potrò disporre?". I gradini sono i tuoi sentimenti; la via è la tua volontà. Amando sali, trascurando discendi. Pur stando in terra, sarai in cielo se amerai Dio. Non si solleva il cuore allo stesso modo come si solleva il corpo; il corpo, per essere sollevato, deve cambiare posto; il cuore, per essere sollevato, cambi le scelte della volontà. A te, Signore, ho sollevato la mia anima.
7. [v 5.] Perché tu, Signore, sei dolce e mite. Per questo dammi la gioia. Disgustato per l'amarezza delle cose terrene, voleva un qualcosa che gli procurasse dolcezza, e di questa dolcezza cercava la fonte, ma in terra non la trovava. Ovunque si volgesse, trovava scandali, paure, tribolazioni, tentazioni. In quale uomo può trovarsi la tranquillità? Chi può dare la gioia sicura? Non la si può trovare in noi stessi: quanto meno negli altri! Gli altri, o sono malvagi, ed è necessario sopportarli e sperare che cambino, oppure sono buoni, e bisogna amarli, ma sempre con il timore che, essendo mutevoli, diventino malvagi. Nel primo caso la loro cattiveria procura all'anima dell'amarezza; nel secondo caso l'anima è preoccupata e teme che cada colui che ora cammina nel bene. Ovunque si volga, nelle cose terrene [il salmista] trova l'amarezza. Non trova dolcezza se non sollevandosi a Dio. Perché tu, Signore, sei dolce e mite. Perché mite? Perché mi sopporti finché non mi avrai reso perfetto. Fratelli miei, vi parlerò come un uomo che vive fra gli uomini e discende da uomini. Si prenda ciascuno il cuore in mano e si guardi da ogni adulazione o lusinga. Niente infatti v'è di più stolto che lusingare e ingannare se stesso. State dunque attenti e guardate quante cose passino nel cuore umano. Osservate come spesso le stesse preghiere sono ostacolate da vani pensieri e con quanta difficoltà il cuore resta alla presenza del suo Dio. Vorrebbe dominarsi e star fermo, ma ben presto, per così dire, fugge lontano e non trova cancelli che riescano a rinchiuderlo ovvero ostacoli che trattengano i suoi svolazzi e le sue divagazioni in modo che possa arrestarsi ed essere allietato dal suo Dio. È difficile trovare, in mezzo alle molte, una sola preghiera ben fatta. Ciascuno potrebbe dire che, anche se altri non ci riescono, lui c'è riuscito, se non leggessimo nelle Scritture di Dio che Davide, in un certo luogo, pregava dicendo: Ho trovato, Signore, il mio cuore, per pregarti 25. Dice di aver trovato il suo cuore, come se esso fosse solito fuggire da lui. Egli doveva inseguirlo come un fuggiasco e non riusciva a prenderlo, e per questo gridava a Dio: Il mio cuore mi ha abbandonato 26. Perciò, fratelli miei, tornando a riflettere sulla espressione: Tu sei dolce e mite, mi pare d'aver capito il valore della parola mite. Allieta l'anima del tuo servo, perché a te ho sollevato l'anima mia. Tu, infatti, sei dolce e mite. Se afferma che Dio è mite, a quanto mi sembra lo fa per indicare che Dio sopporta le nostre miserie e, nonostante tutto, si aspetta da noi che lo preghiamo affinché egli ci perfezioni. E quando noi l'abbiamo pregato, di buon grado riceve la nostra preghiera e la esaudisce. Non ricorda le tante preghiere che sconclusionatamente abbiamo biascicate, e accoglie quella sola che a fatica abbiamo racimolato. Fratelli miei, eccovi un uomo che ha un amico. Un giorno questo amico intavola un discorso con quel tale e poi, quando l'altro sta per rispondere alle sue parole, si allontana e comincia a parlare con una terza persona. Chi lo sopporterebbe? Ovvero, un giorno tu ti rechi dal giudice, ti fai fissare la data dell'udienza e poi, non appena hai cominciato a parlare con lui, lo abbandoni e cominci a confabulare con un tuo amico. Ti sopporterebbe? Eppure Dio sopporta i cuori di tanti che lo pregano pur pensando a cose stravaganti! per non dire malvagie, ovvero, come talvolta capita, anche detestabili e contrarie a Dio. Ma già pensare a cose superflue è un'offesa a colui con il quale hai cominciato a parlare. La tua preghiera è un discorso con Dio. Quando leggi, Dio parla con te; quando preghi, tu parli con Dio. Ma allora? Dovremmo disperare del genere umano e dire che su ogni uomo grava la condanna qualora un pensiero estraneo lo incolga mentre prega, e ne interrompa la preghiera? Se dicessimo questo, fratelli, non vedo quale speranza ci rimarrebbe. Ma poiché c'è per noi speranza in Dio (grande è infatti la sua misericordia), diciamogli: Allieta l'anima del tuo servo, perché a te, Signore, ho sollevato l'anima mia. E in quale modo l'ho sollevata? Come ho potuto, secondo le forze che tu mi hai date, e come mi è riuscito prenderla mentre fuggiva. Ma non ti ricordi (fa' conto che Dio ti parli così) quante volte sei stato dinanzi a me pensando a cose vane e inutili, e a mala pena sei riuscito a rivolgermi una sola preghiera raccolta e continua? O Signore, tu sei dolce e mite! Sei mite perché mi sopporti. A causa della mia malattia io tendo a dissiparmi. Curami e avrò stabilità! Rafforzami e sarò saldo. Ma, finché non mi renderai così, sopportami, perché tu, Signore, sei dolce e mite.
8. E molto misericordioso. Non soltanto misericordioso, ma molto misericordioso. Abbonda infatti la nostra malizia, ma abbonda anche la tua misericordia. E molto misericordioso sei con tutti coloro che ti invocano. Come interpretare allora ciò che in molti passi dice la Scrittura, e cioè che essi invocheranno e io non li esaudirò 27? Sicuramente tu sei misericordioso con tutti coloro che ti invocano; ma loro, pur invocando qualcuno, non invocano lui. Di costoro è detto: Non hanno invocato Dio 28. Invocano, ma non Dio. Tu invochi ciò che ami; invochi ciò che chiami a te; invochi tutto ciò che vuoi venga a te. Se tu, pertanto, invochi Dio perché venga a te il denaro o una eredità o una dignità terrena, tu invochi queste cose che vuoi vengano a te. Quanto a Dio, lo consideri un mezzo per conseguire le tue voglie, non colui che esaudisce i tuoi desideri, e lo dirai buono se ti accorderà quello che tu vuoi. Ma come? Se tu volessi cose malvagie, non sarebbe, piuttosto, misericordioso a non dartele? E se non ti avrà dato quel che volevi, Dio non rappresenterà più nulla per te; e dirai: Quanto e quante volte ho pregato, e non sono stato esaudito! Ma cosa chiedevi? Forse chiedevi la morte del tuo nemico. E se anche lui avesse chiesto la tua? Chi ha creato te ha creato anche lui. Tu sei uomo, e anche lui è un uomo; ma Dio è giudice. Ascolta ambedue e non esaudisce nessuno. Sei triste, perché non sei stato esaudito contro il tuo nemico? Rallegrati, perché il tuo nemico non è stato esaudito a tuo danno. Ma io, dici, non chiedevo questo; non chiedevo la morte del mio nemico, ma la vita del mio figlio. Che cosa chiedevo di male? Non chiedevi niente di male, secondo il tuo parere. Ma che diresti se egli ti è stato tolto per evitare che la malvagità corrompesse il suo animo 29? Ma, obietti, egli era peccatore! E per questo io volevo che vivesse, perché si emendasse. Tu volevi che vivesse perché diventasse migliore; e che risponderesti se ti si dicesse che Dio sapeva che sarebbe diventato peggiore se fosse vissuto? Come fai a sapere che cosa gli sarebbe giovato, se morire o vivere? Se dunque tu non lo sai, ritorna al tuo cuore e lascia a Dio ogni decisione. Tu mi replicherai: "Ma io che dovrò fare? Che cosa chiedere nella preghiera?". Che cosa dovrai chiedere? Ciò che ti ha insegnato il Signore, il maestro celeste. Invoca Dio in quanto è Dio, ama Dio in quanto è Dio. Non c'è nulla meglio di lui! Desidera lui, e a lui anela! Guarda uno che invoca Dio in quell'altro salmo: Una cosa ho chiesto al Signore, e questo richiederò. Che cosa ha chiesto? Di abitare nella dimora del Signore per tutti i giorni della vita mia. Per fare che cosa? Per contemplare il gaudio del Signore 30. Se vuoi amare Dio, amalo con tutte le tue viscere e con casti sospiri. Siine innamorato, ardi per lui, anela a colui del quale non troverai niente di più gioioso, niente di più eccellente, niente di più lieto, niente di più duraturo. Che cosa infatti potrà durare più di ciò che è eterno? E non aver timore che, ad un certo momento, se ne vada da te colui per il quale tu non vai perduto. Se dunque tu invochi Dio in quanto Dio, sta' sicuro, sei esaudito! Appartieni a coloro di cui parla questo verso: Molto misericordioso con tutti coloro che ti invocano.
9. Non dire dunque: Non mi ha dato ciò che gli chiedevo. Torna alla tua coscienza! Esaminala, scrutala, non risparmiarla. Se davvero hai invocato Dio, sta' certo che quanto tu gli chiedevi per questa vita terrena, non te lo ha dato perché non ti giovava. Cresca in questa convinzione il vostro cuore, o fratelli: il cuore cristiano, il cuore fedele! Non cominciate a diventar tristi, come se foste defraudati nei vostri desideri, e non fatevi prendere dall'indignazione contro Dio. Non giova infatti tirare calci contro il pungolo 31. Consultate le Scritture. Viene esaudito il diavolo e non viene esaudito l'Apostolo! Che ve ne sembra? In qual modo sono esauditi i demoni? Chiesero di andare nei porci e fu loro concesso 32. In qual modo viene esaudito il diavolo? Chiese di tentare Giobbe e l'ottenne 33. In qual modo non fu esaudito l'Apostolo? Dice: Affinché io non mi inorgoglisca per la grandezza delle rivelazioni, mi è stato dato un pungiglione nella mia carne, un angelo di satana che mi trafigga. Per tre volte ho pregato il Signore affinché me lo togliesse, ma egli mi ha detto: Ti basti la mia grazia! perché la virtù si perfeziona nella debolezza 34. Esaudisce colui che aveva stabilito di dannare e non esaudisce colui che voleva sanare. Anche il malato infatti chiede molte cose al medico, e il medico non le concede. Non si piega alla volontà del malato ma lo ascolta nel desiderio di guarire. Considera Dio come tuo medico. Chiedi a lui la salvezza ed egli stesso sarà la tua salvezza. Non una salvezza distinta da lui; egli stesso è la salvezza. Dal canto tuo, non amare altra salvezza al di fuori di Dio. Come appunto leggi nel salmo: Di' all'anima mia: io sono la tua salvezza35. Che t'importa ciò che ti risponde, purché ti dia se stesso? Vuoi che si dia a te? Ma allora, che t'importa se egli non vuole che tu abbia ciò che vorresti avere, ma poi ti darà se stesso? Rimuove gli ostacoli per entrare in te. Pensate e riflettete, fratelli, quanti beni Dio concede ai peccatori. Così comprenderete che cosa riserbi ai suoi fedeli. Ai peccatori che lo bestemmiano ogni giorno dà il cielo e la terra; dà le sorgenti, i frutti, la salute; i figli, la ricchezza, la fecondità. È Dio che dà tutti questi beni. Colui che dà tali cose ai peccatori, cosa pensi abbia a tenere in serbo per i suoi fedeli? O dovremo forse pensare che colui che ai cattivi dà tali cose, non riserbi niente ai buoni? Certamente riserba loro qualcosa! Non la terra, ma il cielo. Forse è troppo poco quando dico: "Il cielo". Serba loro se stesso, che è il creatore del cielo. Il cielo è bello, più bello è l'autore del cielo. Ma io, dici, vedo il cielo, e non vedo l'autore (...) È segno che hai occhi capaci di vedere il cielo, ma non hai ancora il cuore capace di vedere l'autore del cielo. Per questo, però, egli è venuto dal cielo in terra: per purificare il tuo cuore, onde possa vedere colui che ha fatto il cielo e la terra. Intanto aspetta pazientemente la salvezza. Egli sa con quali medicine curarti, con quali tagli, con quali bruciature. Tu, peccando, ti sei preso la malattia. Egli è venuto non soltanto per medicarti, ma anche per tagliare e bruciare. Non vedi quanti dolori sopportano gli uomini sotto le mani dei medici, per una speranza incerta che promette l'uomo? Sarai guarito, dice il medico, sarai guarito se ti taglierò. È un uomo che parla così e parla ad un uomo. Non è sicuro né colui che parla né colui che ascolta, perché chi parla così all'uomo non ha fatto l'uomo né conosce perfettamente che cosa ci sia nell'uomo. E tuttavia si presta fede alla parola di un uomo che non sa cosa avvenga nell'uomo. Si sottopongono a lui le nostre membra, ci si lascia legare e anche, talvolta, tagliare e bruciare senza nemmeno farci legare. Si riceverà, forse, la salute per pochi giorni; né sa, colui che è stato guarito, quando dovrà morire. Forse, anzi, muore mentre è curato; oppure non può essere curato affatto. Ma Dio ha forse promesso qualcosa a qualcuno e lo ha ingannato?.
10. [v 6.] Fissa nelle orecchie, Signore, la mia preghiera. Grande la devozione dell'orante! Fissa nelle orecchie, Signore, la mia preghiera. Cioè: non esca la mia preghiera dalle tue orecchie, fissatela nelle orecchie. Come avrà ottenuto che la sua preghiera si fissi nelle orecchie di Dio? Risponda Dio e ci dica: Vuoi che fissi la tua preghiera nelle mie orecchie? Fissa nel tuo cuore la mia legge. Fissa nelle orecchie, Signore, la mia preghiera, e ascolta la voce della mia supplica.
11. [v 7.] Nel giorno della mia tribolazione ho gridato a te, perciò tu mi hai esaudito. Mi hai esaudito perché nel giorno della mia tribolazione ho gridato a te. Poco prima aveva detto: Tutto il giorno ho gridato 36, ossia per tutto il giorno ho sofferto. Non ci sia cristiano che possa dire di aver avuto dei giorni in cui non abbia sofferto. Per "tutto il giorno" intendiamo "tutto il tempo". È così che si soffre tutto il giorno. Ma come? C'è da soffrire anche quando si sta bene? Certamente. Per qual motivo? Perché, finché siamo nel corpo, siamo esuli dal Signore 37. Quali che siano quaggiù le nostre ricchezze, non siamo ancora in quella patria alla quale ci affrettiamo a tornare. E se uno trova dolce l'esilio, non ama la patria; mentre, se dolce è la patria, amaro sarà l'esilio; e se l'esilio è amaro, tutto il giorno c'è sofferenza. Quando non ci sarà più la sofferenza? Quando ci si allieterà nella patria. Delizie sono nella tua destra sino alla fine. Mi ricolmerai di gioia, dice, con il tuo volto 38, e io contemplerò il gaudio del Signore 39. Allora sarà finito il tempo della fatica e del gemito. Non vi sarà più preghiera ma lode. Si canterà Alleluia, si canterà Amen; e la voce echeggerà all'unisono con quella degli angeli. Lassù ci sarà la visione e sarà ininterrotta; ci sarà l'amore e sarà indisturbato. Finché dunque non siamo lassù, come ben capite, non siamo nella gioia. Ma, se abbondano tutti i beni della terra? Abbondino pure! Vedi un po' se sei sicuro che non periscano tutti. Ma io posseggo ciò che prima non avevo: ho accumulato del denaro che prima non possedevo. Forse adesso hai anche una certa paura che prima non avevi! Forse tanto più eri tranquillo, quanto più eri povero. E infine, ci siano pure le ricchezze, abbondino i beni di questo mondo e ti sia data anche la sicurezza che essi non periscano. Venga pure Dio a dirti dall'alto: Starai eternamente in mezzo a queste cose: esse saranno eterne come te; ma tu non vedrai il mio volto. Nessuno interroghi la carne! Interrogate lo spirito; e vi risponda il vostro cuore. Vi risponda la speranza, la fede, la carità, che già han cominciato ad essere in voi. Ebbene, quand'anche fossimo sicuri di poter essere per sempre nell'abbondanza dei beni terreni, ma Dio ci dicesse: Voi non vedrete il mio volto, potremmo, forse, allietarci di tali beni? E se qualcuno davvero preferisse tali godimenti e dicesse: Io godo dell'abbondanza di queste cose, sto bene, non desidero nulla di più? Costui non avrebbe ancora cominciato ad amare Dio, non avrebbe ancora cominciato a sospirare come un esule. Dio ce ne guardi! Lungi da noi tutto ciò che seduce; lungi da noi le false lusinghe e tutto quello che ogni giorno ci dice all'orecchio: Dove è il tuo Dio? 40 Effondiamo sopra di noi la nostra anima; confessiamo nel pianto, gemiamo nella confessione, sospiriamo nella miseria. Tutto quanto abbiamo, al di fuori del nostro Dio, non è dolce. Non sappiamo che farcene delle cose che Dio ci dà, se non ci darà anche se stesso, che ci ha dato tutto. Fissa nelle orecchie, Signore, la mia preghiera e ascolta la voce della mia supplica. Nel giorno della mia tribolazione ho gridato a te, perciò mi hai esaudito.
12. [v 8.] Non c'è tra gli dèi uno simile a te, Signore. Che cosa dice? Non c'è tra gli dèi uno simile a te, Signore. Si fabbrichino pure i pagani gli dèi che vogliono; si chiamino i fabbri più esperti in lavori di argento e di oro, i levigatori, gli scultori, e si fabbrichino degli dèi. Quali dèi? Dèi che hanno occhi e non vedono 41, e tutte le altre cose che in seguito dice il salmo. Ma - dice il pagano - noi non veneriamo queste cose; non le adoriamo: sono simulacri. E che cosa adorate? Adorate qualcosa di peggio: perché dèi delle genti sono i demoni 42. E allora? Rispondono i pagani: Non adoriamo neppure i demoni. Eppure nei templi non avete altro che il demonio, e nient'altro che il demonio ispira i vostri indovini. Ma che cosa dite? Veneriamo gli angeli; costoro riconosciamo come nostri dèi. Veramente non conoscete gli angeli. Gli angeli infatti adorano l'unico Dio e non proteggono gli uomini che vogliono adorare gli angeli e non Dio. Troviamo infatti degli angeli che, quando venivano adorati, proibivano agli uomini di prestar loro il culto e ingiungevano di prestarlo al vero Dio 43. Ma dicano pure che si tratti di angeli o che si tratti di uomini, dato che leggiamo: Io ho detto: Voi siete dèi, e voi tutti, figli dell'Altissimo 44, è certo che non c'è tra gli dèi uno simile a te, Signore. Qualunque cosa, diversa da sé, pensi l'uomo, un oggetto che è stato fabbricato non sarà mai simile a colui che lo ha fatto. Escluso Dio, tutto quanto esiste nella natura è stato fatto da Dio. E allora chi potrà adeguatamente calcolare la differenza che c'è tra il creatore e le cose create? Per questo il salmista dice: Non c'è, tra gli dèi, uno simile a te, Signore. Quanto poi Dio sia diverso, egli non lo ha detto, perché è cosa indicibile. Stia attenta la vostra Carità! Dio è ineffabile; più facilmente diciamo ciò che non è, anziché ciò che è. Pensi alla terra: Dio non è questo! Pensi al mare: Dio non è questo! Pensi a tutte le cose che sono sulla terra, agli uomini e agli animali: Dio non è questo! A tutte le cose che sono in mare o che volano nell'aria: Dio non è questo! A ciò che splende nel cielo, alle stelle, al sole, alla luna: Dio non è questo! Pensi al cielo: Dio non è questo! Pensi agli angeli, alle Virtù, alle Potestà, agli Arcangeli, ai Troni, alle Sedi, alle Dominazioni: Dio non è questo! E che cosa è? Questo solo ho potuto dire: ciò che non è. Mi chiedi che cosa è? Ciò che occhio non ha visto, né orecchio ha udito, né è penetrato in cuore d'uomo 45. Come pretendi che salga sulla lingua ciò che non è entrato nel cuore? Non c'è, tra gli dèi, uno simile a te, Signore, e non c'è altri che compia le tue opere.
13. [v 9.] Tutte le genti, quante ne hai create, verranno e adoreranno al tuo cospetto, Signore. Preannunzia la Chiesa: Tutte le genti quante ne hai create. Se c'è un popolo che Dio non ha creato, non lo adorerà; ma non c'è alcun popolo che non sia stato creato da Dio, perché Dio ha creato il ceppo originario di tutti i popoli, cioè Adamo ed Eva, da cui sono nate tutte le genti. Tutti i popoli, dunque, ha fatto Dio: Tutte le genti, quante ne hai create, verranno e adoreranno al tuo cospetto, Signore. Quando venivano pronunciate queste parole? Quando al vero Dio prestavano il culto soltanto pochi santi, nati nell'unico popolo degli ebrei. Allora furono dette queste parole; e ora si può riscontrare verificato quello che allora si diceva, e cioè: Tutte le genti, quante ne hai create, verranno e adoreranno al tuo cospetto, Signore. Quando queste cose venivano dette, non erano visibili, eppure erano credute. Perché negarle ora che sono evidenti? Tutte le genti, quante ne hai create, verranno, e adoreranno al tuo cospetto, Signore, e glorificheranno il tuo nome.
14. [v 10.] Perché tu sei grande e operi meraviglie; tu sei il solo Dio grande. Nessuno dica di essere grande. Ci sarebbero stati molti che avrebbero detto di essere grandi; e contro costoro è detto: Tu sei il solo Dio grande. Che gran cosa è dire a Dio che egli è il solo Dio grande? Chi non sa questo: che egli è il Dio grande? Ma siccome ci sarebbero stati alcuni che si sarebbero detti grandi e avrebbero fatto Dio piccolo, contro costoro è detto: Tu sei il solo Dio grande. Infatti si adempie ciò che tu dici non ciò che affermano costoro che dicono di essere grandi. Che cosa dice Dio mediante il suo Spirito? Tutte le genti, quante ne hai create, verranno e adoreranno al tuo cospetto, Signore 46. Cosa dice non so chi, che pur si picca di essere grande? Dio non è adorato tra tutte le genti. Sono in preda alla rovina tutte le genti; è rimasta soltanto l'Africa. Questo affermi, tu che dici di essere grande; ben altro però dice Dio, che è il solo grande. Cosa dice Dio, che è il solo grande? Tutte le genti, quante ne hai create, verranno e adoreranno al tuo cospetto, Signore. Vedo compiersi ciò che ha detto il solo Dio grande; taccia l'uomo falsamente grande! Falsamente grande, perché ha sdegnato di essere piccolo. Chi sdegna di essere piccolo? Colui che dice queste cose. Afferma il Signore: Chiunque vuol essere tra voi il più grande, sarà il vostro servo 47. Se costui volesse essere il servo dei suoi fratelli, non li separerebbe dalla loro madre. Ma siccome vuole esser grande, e non vuole essere salutarmente piccolo, Dio, che si oppone ai superbi e dà la grazia agli umili 48 (essendo lui il solo grande), adempie tutte le cose che ha predette e smentisce i calunniatori. Costoro infatti bestemmiano Cristo, dicendo che la Chiesa è scomparsa da tutto il mondo ed è rimasta soltanto in Africa. Se tu gli dicessi: " Perderai la tua villa", forse non saprebbe trattenere la mano dal colpirti; e lui dice che Cristo ha perduto la sua eredità, riscattata col suo sangue! Vedete, fratelli, quale ingiuria arreca a Cristo. Dice la Scrittura: Nel popolo numeroso è la gloria del re; nella diminuzione del popolo è il dispiacere del principe 49. E tu vuoi recare a Cristo questa ingiuria: dire che il suo popolo si è ridotto a tali misere, proporzioni? Per questo sei nato e per questo ti dici cristiano, per sminuire cioè la gloria di Cristo, il cui segno asserisci di portare in fronte, mentre l'hai perduto dal cuore? Nel popolo numeroso è la gloria del re. Riconosci il tuo re! da' a lui la gloria! da' a lui un popolo numeroso! Replichi: Quale popolo numeroso gli darò? Non darglielo secondo l'inclinazione del tuo cuore, e glielo darai come si conviene. Ma, dove lo raccoglierò? chiederai. Ecco! Tutte le genti, quante ne hai create, verranno e adoreranno al tuo cospetto, Signore 50. Se questo dici, se questo confessi, gli hai dato un popolo numeroso. Perché tutte le genti nell'unico [Signore] sono una sola gente e costituiscono l'unità. Come ci sono la Chiesa e le chiese, e le chiese sono la Chiesa, così quel " popolo " è lo stesso che i popoli. Dapprima erano popoli vari, genti numerose; ora è un popolo solo. Perché un popolo solo? Perché una sola è la fede, una sola la speranza, una sola la carità, una sola l'attesa. Infine, perché non dovrebbe essere un solo popolo, se una sola è la patria? La patria è il cielo, la patria è Gerusalemme. Chiunque non è suo cittadino non appartiene a questo popolo; ma chiunque è suo cittadino appartiene all'unico popolo di Dio. E questo popolo si estende da oriente ad occidente, da settentrione fino al mare, nelle quattro parti del mondo intero. Lo dice Dio: Da oriente e da occidente, da settentrione e dal mare date gloria a Dio. Questo aveva predetto, e questo ha realizzato colui che solo è grande. Cessi dunque di parlare contro il solo grande, colui che non ha voluto essere piccolo. Poiché non possono esserci due grandi, Dio e Donato.
15. [v 11.] Guidami, Signore, nella tua via, e camminerò nella tua verità. La tua via, la tua verità, la tua vita è Cristo. Dunque, il corpo va da lui; e il corpo viene da lui. Io sono la via, la verità e la vita 51. Guidami, Signore, nella tua via. In quale via? E camminerò nella tua verità. Una cosa è condurmi alla via, un'altra è guidarmi nella via. Eccoti degli uomini poveri e bisognosi di aiuto: sono fuori della via, cioè non sono cristiani oppure non sono ancora cattolici. Siano condotti alla via! Ma quando saranno stati condotti sulla via e in Cristo saranno divenuti cattolici, siano da lui guidati durante la via affinché non cadano. Già camminano nella via, certo: eppure, guidami, Signore, nella tua via! Sono già sulla tua via, ma tu guidami lungo la via, e camminerò nella tua verità. Se tu mi guidi, non andrò errando; se invece mi abbandoni, sbaglierò strada. Prega, dunque, perché non ti abbandoni ma ti guidi sino alla fine. In qual modo ti guida? Ammonendoti sempre, dandoti sempre la sua mano. E il braccio del Signore a chi è stato rivelato? 52 Dandoti il suo Cristo, ti dà la sua mano; e dandoti la sua mano, ti dà il suo Cristo. Ti conduce alla via conducendoti al suo Cristo; ti guida lungo la via guidandoti mediante il suo Cristo: perché Cristo è la verità. Guidami dunque, Signore, nella tua via e camminerò nella tua verità. Camminerò cioè in colui che dice: Io sono la via, la verità, la vita. Difatti, se mi guidi nella via e nella verità, dove mi guidi se non alla vita? Mi guidi dunque in lui e a lui. Guidami, Signore, nella tua via, e camminerò nella tua verità.
16. Si allieti il mio cuore, temendo il tuo nome. Nella gioia c'è dunque del timore. Ma come può esserci gioia se c'è il timore? Di solito il timore non è forse amaro? Verrà il tempo in cui la letizia sarà senza timore; ma ora la letizia è mista al timore. Infatti non abbiamo ancora completa tranquillità e neppure perfetta letizia. Se non ci fosse alcuna letizia, verremmo meno; se assoluta fosse la tranquillità, esulteremmo male. Sparga, dunque, il Signore la letizia e incuta timore, onde guidarci mediante la dolcezza della letizia alla sede della sicurezza; ma ci incuta anche il timore, per impedire che noi esultiamo malamente e ci allontaniamo dalla via. Per questo un salmo dice: Servite il Signore nel timore ed esultate a lui con tremore 53. E l'apostolo Paolo aggiunge: Con timore e tremore operate la vostra salvezza; perché è Dio che opera in voi 54. Pertanto ogni prosperità che ci capita, fratelli, è piuttosto da temersi. Le cose che voi considerate liete sono piuttosto tentazioni. Viene un'eredità, viene l'abbondanza delle ricchezze, si riversa su di voi un'immensa fortuna: sono delle tentazioni. State in guardia, se volete che non vi corrompano! Ma ci sono, oltre questi godimenti, delle riuscite felici, in tutto conformi alla volontà di Cristo e al duplice precetto della carità cristiana. Tu, ad esempio, hai convertito alla Chiesa la tua sposa che apparteneva alla setta di Donato; hai condotto alla fede i tuoi figli che erano pagani; hai convinto il tuo amico che voleva condurti al teatro e lo hai condotto alla chiesa. Oppure, tu avevi un nemico blasfemo e feroce come un arrabbiato e sei riuscito a fargli deporre la sua rabbia, ad ammansirlo e a portarlo a Dio, sicché ora non latra più contro di te, ma insieme con te grida contro il male. Ebbene tutte queste cose sono le nostre gioie. Di che cosa ci dovremmo infatti allietare, se non di questo? E quali altre gioie potremmo avere? Ma poiché abbondano le tribolazioni, le tentazioni, i dissensi, gli scismi e tutti gli altri mali dai quali non può andare esente questo mondo, finché non passa il male non sentiamoci completamente sicuri nella nostra esultanza, ma il nostro cuore si allieti in modo da mantenersi nel timore del nome di Dio. Non si allieti in altri, per non essere da altri ferito. Non aspettatevi la sicurezza nell'esilio! Se la pretenderemo quaggiù, essa sarà pania per il nostro corpo, non sicurezza per tutto l'uomo. Si allieti il mio cuore, temendo il tuo nome.
17. [vv 12.13.] Ti confesserò, Signore mio Dio, con tutto il mio cuore, e glorificherò il tuo nome in eterno: perché la tua misericordia è grande verso di me e hai liberato la mia anima dall'inferno più basso. Non vi seccate, fratelli, alle nostre parole, se non ci sarà dato spiegarvi il testo con ogni certezza. Sono un uomo, e tanto mi azzardo a dire quanto mi è concesso ricavare dalle sante Scritture: nulla voglio dirvi che sia soltanto mio. Quanto all'inferno, non ne abbiamo esperienza né io né voi. E forse ci sarà un'altra via, che non passerà per l'inferno. Tutte queste cose sono incerte. Ma poiché la Scrittura, che non può essere contraddetta, dice: Hai liberato la mia anima dall'inferno più basso, queste parole dobbiamo intenderle come se ci fossero due inferni: uno più alto e uno più basso. Come infatti si può dire che c'è un inferno più basso, se non perché c'è un inferno più alto? Non si menzionerebbe quell'altro inferno, se non lo si potesse paragonare con quello che sta più in alto. Sembra dunque, o fratelli, che le cose stiano così: c'è una dimora celeste, destinata agli angeli. Ivi la vita è piena di gioie ineffabili, ivi c'è l'immortalità e l'incorruttibilità, e ogni cosa è immutabile, conforme al dono e alla grazia di Dio. È la parte superiore dell'universo. Se pertanto quella è la parte superiore, credo che in nessun modo possa esserle paragonata questa nostra terra, dove ci sono la carne e il sangue, la corruttibilità, la nascita e la mortalità, la morte e gli avvicendamenti, la mutevolezza e l'incostanza, le paure, le cupidigie, gli orrori, le gioie incerte, la speranza fragile, i beni caduchi. Se dunque questo nostro mondo non può essere paragonato a quel cielo del quale parlavo poco prima, vuol dire che l'una parte costituisce il mondo superiore e quest'altra invece il mondo inferiore. E dopo la morte, dove andremo noi, partendoci da questo mondo, se non ci fosse un mondo ancora inferiore, cioè più basso di questo " inferno " nel quale siamo con la nostra carne e la nostra condizione mortale? Dice infatti l'Apostolo: Il corpo è morto a cagione del peccato 55. Dunque anche qui ci sono i morti, e allora non stupirti se la terra è detta inferno, se è vero che è piena di morti. Non dice: " Il corpo morrà ", ma: Il corpo è già morto. Ha certamente ancora vita il nostro corpo; e tuttavia, paragonato a quel corpo che sarà uguale al corpo degli angeli, il nostro corpo umano lo si può dire morto, anche se ha ancora l'anima. Ma, oltre a questo inferno (cioè oltre a questa parte dell'inferno), ce n'è un altro ancora più basso, ed è là ove vanno i morti. Da esso Dio ha voluto liberare le nostre anime, mandando anche laggiù il suo Figlio. Infatti, fratelli, per questi due inferni fu mandato il Figlio di Dio: per liberarci da ambedue. A questo nostro inferno venne mandato nascendo; in quello scese morendo. Ecco perché, non come congettura un qualsiasi uomo ma come spiega l'Apostolo, è sua la voce di quel salmo ove si dice: Tu non abbandonerai l'anima mia nell'inferno 56. È dunque sua anche la voce che qui dice: Hai liberato l'anima mia dall'inferno più basso. Oppure è la nostra voce che parla per mezzo di Cristo nostro Signore. Difatti per questo egli si spinse fino nell'inferno, affinché noi non restassimo nell'inferno.
18. Voglio prospettarvi anche un'altra interpretazione. Forse nello stesso inferno una parte più bassa, ove sono gettati gli empi che maggiormente hanno peccato. Non possiamo infatti chiaramente definire se nell'inferno Abramo si trovasse o no in un luogo suo particolare. Il Signore non era ancora disceso all'inferno per liberarne le anime di tutti i santi che erano vissuti prima e, tuttavia, Abramo era in pace là nell'inferno. E quel ricco, mentre era torturato all'inferno, quando vide Abramo, sollevò gli occhi. Non avrebbe potuto guardare sollevando gli occhi, se Abramo non fosse stato in alto ed egli in basso. E che cosa rispose Abramo a lui che diceva: Padre Abramo, manda Lazzaro affinché intinga il suo dito e faccia cadere una goccia sulla mia lingua, perché ardo in questa fiamma? Gli rispose: Figlio, ricordati il bene che hai ricevuto nella tua vita, mentre Lazzaro ha ricevuto il male; ma ora qui egli riposa, mentre tu sei torturato. E, oltre a tutto questo, tra noi e voi si è formato un grande abisso, tanto che noi non possiamo venire a voi, né da voi può alcuno venire a noi 57. Orbene, il salmista che qui prega, forse guardava a questi due, " inferni ", in uno dei quali riposavano le anime dei giusti e nell'altro erano torturate le anime degli empi. Egli si sentiva nel corpo di Cristo e, pregando con la voce di Cristo, diceva che Dio aveva liberato la sua anima dall'inferno più basso, in quanto lo aveva liberato da quei peccati per i quali poteva essere trascinato ai supplizi dell'inferno più basso. Come quando un medico vede che sta per colpirti una malattia, magari a causa di qualche fatica, e ti dice: " Risparmiati, trattati bene, riposati e nutriti con questi cibi! Se non farai così, ti ammalerai". Se tu lo ascolti e conservi la salute, dici giustamente al medico: Tu mi hai liberato dalla malattia. Non dalla malattia nella quale eri già caduto, ma da quella nella quale stavi per cadere. Ancora: ecco un tale che aveva una causa pericolosa e stava per essere gettato in carcere. È venuto un tizio e lo ha difeso. Ringraziandolo, che cosa dice? Hai liberato l'anima mia dal carcere. Ecco un debitore che doveva essere impiccato. Qualcuno paga per lui; e lui riconosce di essere stato liberato dall'impiccagione. Non che fossero, tutti costoro, già colpiti da tali sciagure; ma, poiché per quelle colpe stavano per esserlo se non fossero stati aiutati, giustamente dicono di essere stati liberati dai mali da cui i loro liberatori li hanno tenuti lontani. Orbene, fratelli, sia questa o sia quella la spiegazione, consideratemi qui un osservatore della parola di Dio, non un temerario sostenitore delle proprie opinioni. E hai liberato l'anima mia dall'inferno più basso.
19. [v 14.] O Dio, i trasgressori della legge sono insorti contro di me. Chi chiama trasgressori della legge? Non i pagani, che non hanno ricevuto la legge, e nessuno trasgredisce ciò che non ha ricevuto, come dice chiaramente l'Apostolo: Dove non c'è la legge non c'è neppure prevaricazione 58. Chiama dunque trasgressori della legge coloro che hanno violato la legge. Chi sono costoro, fratelli? Se è del Signore in persona la voce che ascoltiamo, i trasgressori della legge furono i giudei. Sono insorti contro di me i trasgressori della legge. Non osservavano la legge e accusavano Cristo, quasi che trasgredisse la legge. I trasgressori della legge sono insorti contro di me. E il Signore subì i patimenti che ben conosciamo. Credi che il suo corpo non soffra ora niente di tal genere? Come potrebbe essere possibile? Se hanno chiamato Beelzebub il padrone di casa, quanto più i suoi familiari? Non c'è discepolo da più del maestro, né servo da più del suo padrone 59. Subisce anche il corpo gli attacchi dei trasgressori della legge e di quanti insorgono contro il corpo di Cristo. Chi sono, allora, questi trasgressori della legge? Sono forse i giudei che ancor oggi osano insorgere contro Cristo? No! Non sono loro che ci infliggono le maggiori tribolazioni: essi non hanno ancora creduto né hanno conosciuto la salvezza. Contro il corpo di Cristo insorgono propriamente i cattivi cristiani, dai quali ogni giorno subisce tribolazioni il corpo di Cristo. Tutti gli scismi, tutte le eresie, tutti coloro che dentro la Chiesa vivono male e vogliono imporre i loro costumi a quanti vivono bene e li trascinano con sé, tutti quelli che con cattivi discorsi corrompono i buoni costumi 60: ecco chi sono i trasgressori della legge insorti contro di me. Parli l'anima pia; parli ogni anima cristiana. Non parli chi non subisce persecuzioni. Ma se un'anima è cristiana, sa che le tocca subire delle tribolazioni. E se ammette di avere delle sofferenze, saprà riconoscere in questo salmo la sua voce. Che se invece non conosce la sofferenza, questa voce non fa per lei. Per non essere, poi, esclusa dalla sofferenza deve camminare per la via angusta 61; deve cominciare a vivere piamente in Cristo, e necessariamente subirà questa persecuzione. Perché, dice l'Apostolo, tutti coloro che vogliono piamente vivere in Cristo subiscono persecuzioni 62. O Dio, i trasgressori della legge sono insorti contro di me; e la sinagoga dei potenti ha attentato alla mia anima. La sinagoga dei potenti insorse contro il capo, cioè contro il Signore nostro Gesù Cristo. Essi gridavano e dicevano a una sola voce: Crocifiggilo! crocifiggilo! 63 Di costoro è detto: I figli degli uomini! I loro denti sono armi e frecce, e la loro lingua è spada tagliente 64. Non colpivano con le mani ma gridavano con la lingua. E gridando ferivano e crocifiggevano. Finché, quando il Signore venne crocifisso, la volontà di coloro che gridavano non fu soddisfatta! La sinagoga dei potenti ha attentato alla mia anima. E non ti hanno tenuto al loro cospetto. In qual modo? Essi non compresero che era Dio; ma avessero almeno risparmiato l'uomo! Si fossero almeno regolati secondo quello che vedevano! Ammesso anche che non fosse stato Dio e fosse stato un semplice uomo, forse che per questo doveva essere ucciso? Non infierire contro l'uomo, e riconosci Dio!
20. [v 15.] E tu, Signore Dio, sei pietoso e misericordioso: longanime, pieno di misericordia e verace. Perché longanime e pieno di misericordia e pietoso? Perché, mentre era inchiodato alla croce, disse: Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno 65. Chi invoca? Per chi lo invoca? Chi è il richiedente? Dove si trova? Il Figlio invoca il Padre; il crocifisso supplica per gli empi. Prega mentre è coperto di ingiurie (fatte non di parole ma con la pena di morte); prega mentre pende dalla croce. Quasi che per questo avesse distese le mani: per pregare per loro e far salire la sua preghiera come incenso al cospetto del Padre; quasi che l'elevarsi delle sue mani costituisse il sacrificio della sera 66. Longanime e pieno di misericordia e verace.
21. [v 16.] Se dunque tu sei verace, volgiti a me e abbi pietà di me! Da' potere al tuo servo. Perché sei verace, da' potere al tuo servo. Passi il tempo della pazienza, venga il tempo del giudizio. In che modo darai potere al tuo servo? Il Padre non giudica nessuno; ma ha dato al Figlio ogni potere di giudicare 67. Colui che risorse verrà in terra per giudicare. Apparirà terribile colui che apparve degno di disprezzo. Mostrerà la sua potenza colui che fece mostra di sua pazienza. Sulla croce c'era la pazienza; nel giudizio ci sarà la potenza. Nel giudizio apparirà come uomo, ma nella gloria. Come lo avete visto andarsene, dissero gli angeli, così verrà 68. Con la stessa sua natura umana verrà al giudizio; perciò lo vedranno anche gli empi, i quali non vedranno la natura di Dio. Beati infatti i puri di cuore perché essi vedranno Dio 69. Mostrandosi nella natura di uomo dirà: Andate nel fuoco eterno, onde adempiere le parole di Isaia: Sia tolto di mezzo l'empio, perché non veda la gloria del Signore 70. Sia tolto di mezzo onde non veda la natura di Dio. Gli empi vedranno, quindi, la sua natura di uomo, ma non vedranno colui che nella forma di Dio era uguale a Dio 71. In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio 72; questo non vedranno gli empi. Se infatti il Verbo è Dio e i puri di cuore sono beati perché essi vedranno Dio, gli empi, che non sono puri di cuore, senza dubbio non vedranno Dio. E che significano le parole: Vedranno colui che hanno trafitto 73, se non che ad essi si mostrerà solo la natura dell'uomo al fine di essere giudicati, mentre la natura divina la vedranno soltanto coloro che saranno collocati a destra? Infatti, dopo che saranno stati collocati a destra, egli dirà loro: Venite, benedetti del Padre mio! Ricevete il regno che è stato preparato per voi fin dall'origine del mondo. E che cosa dirà agli empi collocati a sinistra? Andate nel fuoco eterno, che il Padre mio ha preparato per il diavolo e gli angeli suoi. Terminato il giudizio, come conclude? Allora gli empi andranno nel fuoco eterno; i giusti invece nella vita eterna 74. Dalla visione della natura dell'uomo i giusti passano così alla visione della natura di Dio. Dice il Vangelo: Questa è la vita eterna: che conoscano te, unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo 75. È sottinteso che anche Cristo è l'unico vero Dio; perché il Padre e il Figlio sono un unico vero Dio. Per cui questo è il senso: affinché conoscano che tanto tu quanto colui che tu hai mandato, cioè Gesù Cristo, sono l'unico vero Dio. I giusti infatti non andranno alla visione del Padre senza vedere in essa anche il Figlio. Se non ci fosse anche il Figlio nella visione del Padre, non direbbe il Figlio ai suoi discepoli che il Figlio è nel Padre e il Padre è nel Figlio. Gli dicono i discepoli: Mostraci il Padre e ci basta. Egli risponde: Da tanto tempo sono con voi e non mi conoscete? Filippo, chi vede me vede anche il Padre. Vedete dunque come nella visione del Padre c'è anche la visione del Figlio, e nella visione del Figlio c'è anche la visione del Padre. Per questo aggiunge: Non sapete che io sono nel Padre e il Padre è in me? 76 Cioè: vedendo me, si vede anche il Padre e, vedendo il Padre, si vede anche il Figlio. La visione del Padre non può essere separata da quella del Figlio. Dove non può essere separata la natura né la sostanza, neppure può essere separata la visione. A questo infatti, come sapete, occorre preparare il cuore: alla visione della divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Quella divinità, cioè, in cui noi crediamo pur senza averla veduta e, credendo, purifichiamo il cuore onde poterla vedere. Ne parla lo stesso Signore quando dice: Chi ha i miei comandamenti e li osserva, costui mi ama; e chi ama me, è amato dal Padre mio: e io lo amerò e mi manifesterò a lui 77. Non lo vedevano forse coloro con i quali egli parlava? Lo vedevano e non lo vedevano. Una cosa vedevano e un'altra cosa credevano: vedevano l'uomo, credevano Dio. Quanto al giorno del giudizio, là i giusti vedranno il nostro Signore Gesù Cristo come uomo insieme con gli empi; dopo il giudizio però essi soli vedranno Dio, a differenza degli empi. Da' potere al tuo servo.
22. E salva il figlio della tua ancella. Il Signore è figlio dell'ancella. Di quale ancella? Di colei che, quando le fu annunziata la prossima nascita di un tal figlio, rispose dicendo: Ecco l'ancella del Signore! sia fatto di me secondo la tua parola 78. Dio, dunque, ha salvato il Figlio della sua ancella e il Figlio suo: figlio, suo nella natura di Dio, figlio della sua ancella nella natura di servo. Il Signore nella natura del servo nacque da un'ancella di Dio; e così poteva dire: Salva il figlio della tua ancella! Venne pertanto salvato da morte quando, come sapete, la sua carne che era morta venne risuscitata. Ma voi sapete ancora che egli è Dio, e non venne risuscitato dal Padre senza essersi risuscitato anche da se stesso (egli stesso infatti risuscitò la sua carne), come leggete nel Vangelo: Distruggete pure questo tempio e in tre giorni io lo riedificherò. Ove, per evitare che noi sospettassimo qualcos'altro, l'evangelista aggiunge: Questo diceva a proposito del tempio del suo corpo 79. È stato dunque salvato il figlio dell'ancella. Ripeta ora ogni cristiano che si trova nel corpo di Cristo: Salva il figlio della tua ancella! E non potrà anche dire: Da' il potere al tuo servo? Difatti quanto a quel Figlio, egli ha già ricevuto il potere. Ma perché non dovrà dire anche questo? Forse che non erano servi coloro ai quali fu detto: Sederete sopra dodici troni per giudicare le dodici tribù d'Israele 80? E non sono servi quelli che asseriscono: Non sapete che giudicheremo gli angeli? 81 Ha ricevuto dunque la potestà ciascuno dei santi, e ciascuno dei santi è figlio dell'ancella di Dio. Ma, se uno è nato da donna pagana e solo più tardi è diventato cristiano, come potrà costui, figlio di pagani, essere figlio della sua ancella? Lo sarà perché, sebbene secondo la carne sia figlio di donna pagana, tuttavia secondo lo spirito egli è figlio della Chiesa. E salva il figlio della tua ancella.
23. [v 17.] Dammi un segno di buon augurio. Quale segno, se non quello della resurrezione? Dice il Signore: Questa generazione perversa e provocatrice chiede un segno; e non le sarà dato altro segno, se non quello del profeta Giona. Come infatti Giona fu per tre giorni e tre notti nel ventre del mostro marino, così anche il figlio dell'uomo sarà nel cuore della terra 82. Orbene, nel nostro capo già s'è verificato il segno di buon augurio; e ora tocca a ciascuno di noi dire: Dammi un segno di buon augurio, in quanto al suono dell'ultima tromba, nell'avvento del Signore, anche i morti risorgeranno incorrotti e noi muteremo 83. Sarà questo il segno di buon augurio. Dammi un segno di buon augurio, affinché lo vedano coloro che mi odiano e siano confusi. Nel giudizio saranno confusi a loro condanna quelli che ora non vogliono confondersi a salvezza. Siano dunque confusi ora! Detestino le loro vie malvagie e battano la via buona; perché nessuno di noi sfuggirà alla confusione se non ci saremo confusi in modo da poter rivivere. È adesso che Dio offre al peccatore lo scampo mediante una confusione salutare. Basta però che non disprezzi la medicina della confessione. Ma se ora si rifiutano di essere confusi, saranno confusi allora, quando verranno fuori le loro colpe e li trascineranno per vie traverse 84. In qual modo saranno confusi? Diranno: Questi sono coloro che un tempo noi deridevamo e schernivamo. Noi, insensati, stimavamo follia la loro vita. In qual modo sono ora annoverati tra i figli di Dio? Che cosa ci ha giovato la superbia? 85 Così diranno allora. Lo dicano ora, se vogliono dirlo a loro salvezza! Ciascuno si rivolga umilmente a Dio e dica ora: Che cosa mi giova la superbia? E ascolti dall'Apostolo le parole: Quale gloria conseguiste con quelle cose delle quali ora vi vergognate? 86 Vedete che vi è, anche ora, una confusione, una confusione salutare, e la si ha nella penitenza. Allora invece essa sarà tarda, inutile, infruttuosa. Che cosa ci ha giovato la superbia? E qual profitto ci ha recato il vantarci delle ricchezze? Tutte queste cose sono passate come ombra 87. Ma come? Quando vivevi quaggiù, non t'accorgevi che tutte queste cose passavano come ombra? Allora avresti dovuto abbandonare l'ombra e passare nella luce. Non saresti stato costretto a dire più tardi: Tutte queste cose sono passate come ombra; quando cioè dall'ombra sei dovuto passare nelle tenebre. Dammi un segno di buon augurio, affinché lo vedano coloro che mi odiano, e siano confusi.
24. Perché tu, Signore, mi hai aiutato e consolato. Mi hai aiutato, nella battaglia; mi hai consolato, nella tristezza. Nessuno infatti cerca la consolazione se non è nella miseria. Non volete essere consolati? Dite che siete felici. E ascolterete le parole: Popolo mio... (già rispondete, e io ascolto il bisbiglio di coloro che bene ricordano la Scrittura. Dio, che ha scolpito le parole nei vostri cuori, le confermi nelle vostre azioni! e notate, fratelli, come coloro che vi dicono: " Siete felici ", vi ingannano). Ascoltate dunque le parole: Popolo mio, coloro che vi dicono: " Voi siete felici", vi gettano in errore, e turbano i passi dei vostri piedi 88. Del pari si legge nella lettera dell'apostolo Giacomo: Siate miseri e piangete; il vostro riso si converta in lutto 89. Comprendete ciò che avete udito! E perché mai ci si direbbero queste cose, se fossimo nella sicurezza? Invece questa è, purtroppo, la regione degli scandali, delle tentazioni, di tutti i mali: per cui, se qui gemiamo, meriteremo di godere lassù; se qui soffriamo, meriteremo d'essere consolati lassù e potremo dire: Poiché hai preservato i miei occhi dal pianto e i miei piedi dalla caduta, sarò gradito al Signore nella regione dei viventi 90. Questa è invece la regione dei morti. Scompare la regione dei morti, viene la regione dei viventi. Nella regione dei morti c'è la fatica, il dolore, la paura, la sofferenza, la tentazione, il gemito, il sospiro. Qui ci sono i felici all'apparenza e gli infelici nella realtà; perché falsa è quaggiù la felicità, mentre vera è la miseria. Chi pertanto riconosce di essere ora nella vera miseria, sarà poi nella vera felicità. E tuttavia, ora che sei misero, ascolta il Signore che dice: Beati coloro che piangono! 91 Sì, veramente, beati quelli che piangono! Niente è tanto affine alla miseria come il pianto; nulla è tanto lontano e contrario alla miseria quanto la beatitudine; eppure tu parli di piangenti e li chiami beati. Comprendete - dice - ciò che intendo dire. Dico che sono beati coloro che piangono. Ma perché sono beati? Per ciò che sperano. Perché invece piangono? Per ciò che sono attualmente. Infatti piangono in questa vita mortale, nelle tribolazioni della vita presente, nel loro esilio; ma, siccome riconoscono di essere in tali miserie e ne gemono, per questo sono beati. Perché piangono? Il beato Cipriano era afflitto durante la passione; ora che è coronato, prova consolazione. È consolato, eppure è ancora triste. Difatti, come il Signore nostro Gesù Cristo, il quale ancora intercede per noi 92, così tutti i martiri, che sono con lui, intercedono per noi. Non cesserà la loro intercessione, se non quando sarà passato il nostro gemito. Quando però sarà passato il nostro gemito, tutti, a una sola voce, in un solo popolo, in una sola patria, saremo consolati; e saremo migliaia, uniti agli angeli osannanti, ai cori delle potestà celesti, nell'unica città dei viventi. Chi geme lassù? Chi sospira lassù? Chi soffre? Chi è nel bisogno? Chi muore? Chi esercita la misericordia? Chi spezza il pane all'affamato, là dove tutti sono sazi del pane della giustizia? Nessuno ti dirà: Accogli l'ospite, perché non ci sarà alcun esule, ma tutti vivranno nella loro patria. Nessuno ti dirà: Metti d'accordo i tuoi amici che litigano! Tutti in quella pace eterna godranno della visione del volto di Dio. Nessuno ti dirà: Visita l'ammalato! Vi saranno infatti, immutabili, la salute e l'immortalità. Nessuno ti dirà: Seppellisci il morto! Tutti vivranno della vita eterna. Cesseranno le opere di misericordia, perché non ci sarà più miseria. E che cosa faremo lassù? Dormiremo forse? Se ora, sia pur lottando con noi stessi (in quanto portiamo in questa nostra carne la sede del sonno), riusciamo a stare svegli a queste luci, e la presente solennità ci dà la forza di vegliare, quali veglie non faremo in quel giorno? Dunque veglieremo, non dormiremo. E cosa faremo? Non ci saranno più da compiere opere di misericordia, perché non ci sarà più miseria. Ci saranno forse ancora le opere che i vari bisogni ci impongono di compiere qui, come il seminare, l'arare, il cuocere, il macinare, il tessere? Non ci sarà nulla di tutto ciò, perché non ci sarà più alcuna necessità. Così non ci saranno più le opere di misericordia perché sarà cessata la miseria, e dove non ci sarà né necessità né miseria, non ci saranno più né le opere imposte dalla necessità né quelle richieste dalla misericordia. Che cosa ci sarà dunque? Quale sarà il nostro lavoro? Quali le nostre occupazioni? Oppure, non faremo nulla perché saremo nella quiete? Staremo dunque seduti, e ci intorpidiremo nel non far nulla? Solo se si raffreddasse il nostro amore, potrebbe cessare anche la nostra attività. Ma quando saremo giunti alla presenza di Dio, come non ci infiammerà quell'amore senza inquietudine che proveremo dinanzi al suo volto, che ora desideriamo e cui aneliamo? Se ora noi aneliamo a lui pur senza vederlo, quando lo avremo raggiunto, come ci illuminerà! Come ci muterà! E che' cosa farà di noi? E noi, o fratelli, di che cosa ci occuperemo? Ce lo dice il salmo: Beati coloro che abitano nella tua dimora. Perché? Essi ti loderanno nei secoli dei secoli 93. Questa sarà la nostra occupazione: lodare Dio. Amerai e loderai. Potrai smettere di lodare se potrai smettere di amare. Ma non cesserai di amare perché colui che vedrai è tale che non ingenera in te alcun fastidio. Ti sazia e non ti sazia. È strano ciò che dico. Eppure, se dirò che ti sazia, temo che ti prenda la voglia di andartene ritenendoti sazio, come [accade] dopo un pranzo o una cena. Che cosa dirò, allora? Che non ti sazia? Temo di nuovo che, dicendoti che egli non ti sazia, tu pensi di dover restare nel bisogno: come se ti restasse ancora della fame o qualche altra esigenza che debba essere soddisfatta. Cosa dirò dunque, se non ciò che può, sì, essere detto a parole ma solo a stento può essere pensato? Ti sazia e non ti sazia; perché ambedue le cose trovo nella Scrittura. Infatti, da una parte dice il Signore: Beati gli affamati, perché saranno saziati 94; dall'altra, invece, la Sapienza afferma: Coloro che ti mangiano avranno di nuovo fame, e coloro che ti bevono avranno di nuovo sete 95. Anzi, non dice: Di nuovo; ma: Ancora. Infatti " ha di nuovo sete " vorrebbe dire che uno prima si è saziato, poi se ne è andato, ha digerito e ritorna a bere. Invece afferma: Coloro che ti mangiano, avranno ancora fame. Cioè: avranno fame anche mentre ti mangiano; e coloro che ti bevono, anche durante il bere, avranno sete. Che vuol dire " aver sete pur mentre si beve "? Vuol dire: non stancarsi mai di bere. Se, dunque, ci sarà data un giorno questa dolcezza ineffabile ed eterna, che cosa, o fratelli, essa esige ora da noi se non una fede sincera, una speranza salda, una carità pura, e che ognuno cammini nella via che Dio gli assegna, sopporti le tentazioni e accolga le consolazioni?