SULLE PAROLE DEL VANGELO DI MT 15, 21-28:
"GESÙ USCITO DA GENEZARET, RIPARÒ DALLE PARTI DI TIRO E SIDONE,
ED ECCO UNA DONNA CANANEA" ECC.
1. 1. Questa donna cananea di cui il brano del Vangelo letto poc'anzi fa un grande elogio, ci offre un esempio d'umiltà e una condotta ispirata alla fede e ci mostra come innalzarci dall'umiltà fino al cielo. Essa però, com'è chiaro, non apparteneva al popolo d'Israele, al quale appartenevano i Patriarchi, i Profeti, i parenti di nostro Signore Gesù Cristo e la stessa Vergine Maria, madre di Cristo. Questa donna non era di questo popolo, ma era pagana. Il Signore infatti, come abbiamo sentito, s'era ritirato nella regione di Tiro e Sidone. La donna cananea era venuta di lì e con insistenza petulante implorava la grazia della guarigione per la figlia ch'era crudelmente straziata dal demonio 1. Tiro e Sidone erano città dei pagani e non del popolo d'Israele, anche se vicine a quel popolo. La cananea dunque, bramosa di ottenere la grazia, gridava e picchiava con forza alla porta, ma Cristo si mostrava indifferente verso di lei, non per rifiutarle la misericordia, ma per infiammarne il desiderio; e non solo perché fosse più ardente il suo desiderio, ma - come ho detto prima - fosse messa in risalto la sua umiltà. Gridava come se il Signore non la sentisse, mentre invece egli disponeva in silenzio ciò che aveva intenzione di fare. I discepoli pregarono per lei il Signore e dissero: Mandala a casa perché ci vien dietro e continua a gridare 2. Ma egli rispose: Io sono stato mandato solo alle pecore sperdute del popolo d'Israele 3.
2. 2. A questo punto sorge un problema a proposito di queste parole. In qual modo noi siamo venuti all'ovile di Cristo dai pagani, s'egli è stato mandato solo alle pecore sperdute del popolo d'Israele? Che significa il piano provvidenziale di questo mistero tanto profondo? Perché mai il Signore, pur sapendo lo scopo per cui era venuto, per formarsi senza dubbio la Chiesa tra tutti i popoli, disse d'essere stato inviato solo alle pecore sperdute del popolo d'Israele? Noi comprendiamo dunque ch'egli doveva mostrarsi presente col suo corpo tra quel popolo, nascere, compiere i miracoli e risorgere per proprio potere; comprendiamo che così era stato disposto, così era stato dichiarato fin dall'inizio, così era stato predetto, così era stato compiuto; poiché il Cristo doveva venire in mezzo al popolo dei giudei per essere visto, essere ucciso allo scopo di riconciliare in tal modo con Dio coloro ch'erano l'oggetto della sua prescienza. Quel popolo infatti non fu condannato ma passato al vaglio. In mezzo ad esso c'era una gran quantità di paglia, ma anche una certa quantità di buon grano nascosto; vi era ciò che doveva essere bruciato ma anche ciò di cui si sarebbe riempito il granaio. Da dove vennero gli Apostoli se non da quel popolo? Donde Pietro? Donde tutti gli altri fedeli?.
2. 3. Donde proveniva lo stesso Paolo, dapprima Saulo, cioè prima superbo e poi umile? Poiché quando si chiamava Saulo, il suo nome derivava da Saul. Ora Saul era un re superbo e durante il suo regno perseguitava l'umile Davide 4. Quando dunque era Saulo colui che poi fu Paolo, allora era certamente superbo, persecutore di persone innocenti, uno che cercava di distruggere la Chiesa 5. Egli infatti, infiammato, per così dire, di zelo per la sinagoga e di odio verso la religione cristiana, aveva ricevuto lettere di presentazione dai sacerdoti per deferire [al Sinedrio] tutti i cristiani che avesse trovati e far infliggere loro il supplizio. Cammin facendo, aspirando con tutta l'anima di fare strage, mentre era assetato di sangue, dalla parola di Cristo scesa dal cielo venne abbattuto come persecutore, e fu rialzato come banditore del Vangelo. Si adempì a suo riguardo quanto sta scritto nel Profeta: Sarò io a colpire e sarò io a guarire 6. Dio colpisce ciò che nell'uomo s'innalza contro Dio. Non è cattivo il medico che taglia una tumefazione, che amputa un membro cancrenoso o lo cauterizza. Procura dolore, sì, ma lo procura per far riacquistare la sanità. È molesto, sì, ma se non lo fosse, sarebbe inutile. Cristo dunque atterrò con una sola parola Saulo ma rialzò Paolo; vale a dire abbatté il superbo e innalzò l'umile. Quale fu in effetti il motivo di cambiarsi il nome, per cui mentre prima si chiamava Saulo, dopo volle chiamarsi Paolo, se non perché riconobbe che il nome di Saulo ch'egli aveva quando perseguitava la Chiesa, era un nome di superbia? Preferì quindi chiamarsi con un nome umile come quello di Paolo, cioè "il più piccolo". Paulum (un'inezia) non vuol dire altro che parum, cioè: "cosa di poco conto". Vantandosi ormai di un tal nome e mettendo in risalto l'umiltà: lo - dice - sono il più insignificante degli Apostoli 7. Donde proveniva dunque egli se non dal popolo dei giudei? Da quel popolo provenivano gli altri Apostoli, da esso proveniva Paolo e tutti quei discepoli i quali, come lo stesso Paolo ricorda, videro il Signore dopo la risurrezione. Dice infatti che fu visto da più di cinquecento discepoli riuniti insieme, la maggior parte dei quali è ancora in vita mentre alcuni sono già morti 8.
2. 4. Appartenevano inoltre a quel popolo anche coloro che ascoltarono il discorso in cui Pietro mise in evidenza la passione, la risurrezione e divinità di Cristo e ciò dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, allorché tutti coloro sui quali era disceso lo Spirito Santo parlarono nella lingua di tutti i popoli; quelli del popolo giudaico i quali stavano ad ascoltarlo, si sentirono come trafitti nel cuore e chiesero consiglio per sapere che cosa dovessero fare per salvarsi; avevano infatti compreso d'essere colpevoli dell'uccisione del Cristo, poiché erano stati proprio essi a crocifiggerlo, ucciderlo, e ora vedevano tanti miracoli compiuti nel nome di Colui ch'essi avevano ucciso e vedevano la presenza dello Spirito Santo.
3. 4. Avendo chiesto dunque che cosa dovessero fare, ebbero questa risposta: Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di nostro Signore Gesù Cristo e riceverete il perdono dei vostri peccati 9. Chi avrebbe perduto la speranza che potessero ricevere il perdono dei peccati, dal momento che ricevevano il perdono coloro ch'erano colpevoli d'aver ucciso Cristo? Si convertirono molti appartenenti allo stesso popolo giudaico; si convertirono e si fecero battezzare. Si accostarono alla mensa del Signore e, divenuti credenti, bevvero il sangue che avevano versato nel loro furore. In qual modo, quanto interamente e perfettamente si fossero convertiti lo indicano gli Atti degli Apostoli. Poiché vendevano tutto ciò che possedevano e i soldi ricavati dalle loro proprietà li mettevano a disposizione degli Apostoli e venivano distribuiti a ciascuno secondo le proprie necessità, e nessuno chiamava alcunché proprietà privata, ma tutto quel che avevano lo mettevano in comune 10. Essi inoltre vivevano unanimi e concordi tesi verso Dio 11. Queste sono le pecore a proposito delle quali diceva: Non sono stato inviato se non alle pecore sperdute del popolo d'Israele 12. A essi egli si mostrò presente e quand'era inchiodato alla croce per essi pregò dicendo: Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno 13. Il medico sapeva bene ch'erano dei furiosi e dei forsennati che uccidevano il medico senza sapere quello che facevano, e con l'uccidere il medico si procuravano la medicina. Infatti tutti siamo stati guariti dal Signore ucciso, siamo stati riscattati con il suo sangue, siamo stati liberati dalla fame con il pane di quel corpo. In tal modo Cristo mostrò dunque ai giudei la sua presenza fisica. Dice: Non sono inviato se non alle pecore sperdute del popolo d'Israele, per mostrare loro la sua presenza fisica e non per disprezzare e trascurare le pecore che aveva tra i pagani.
4. 5. Egli non si recò di persona ai pagani ma inviò loro i discepoli. Allora si adempì quanto aveva predetto il Profeta: Mi servì un popolo che io non conoscevo 14. Vedete quanto è profonda, quanto è evidente, quanto è precisa questa profezia. Mi servì un popolo che io non conoscevo, cioè al quale non mi mostrai presente. In qual modo mi servì? Così, come continua la profezia: Mi ubbidì al solo udirmi 15, cioè credettero senza vedere, ma solo udendo. Per questo motivo i pagani meritano lode maggiore, poiché i giudei videro il Cristo ma lo uccisero; i pagani invece lo udirono soltanto e credettero in lui. Ma per chiamare alla fede e radunare i pagani perché così si adempisse la profezia che abbiamo cantato poco prima: Radunaci da tutte le nazioni, perché possiamo lodare il tuo santo nome e gloriarci nella tua lode 16, fu inviato l'apostolo Paolo. Il minimo tra gli Apostoli, diventato grande non per virtù propria, ma grazie a Colui ch'egli perseguitava, fu inviato ai pagani, da brigante divenuto pastore, da lupo diventato pecora. Il più piccolo degli Apostoli fu inviato ai pagani 17, e molto si affaticò tra i pagani, e per opera sua i pagani abbracciarono la fede, come attestano le sue Lettere.
4. 6. Questo fatto si trova prefigurato simbolicamente e in modo assai profondo anche nel Vangelo. Era morta la figlia di un caposinagoga e suo padre pregava il Signore di recarsi da lei; l'aveva lasciata inferma e in grave pericolo. Il Signore stava recandosi a visitare e a guarire l'inferma, ma nel frattempo un tale recò la notizia che quella figliola era morta e disse al padre: La ragazza è morta; non disturbare più il Maestro 18. Ma il Signore, che sapeva di poter risuscitare i morti, non tolse la speranza a chi l'aveva perduta e disse al padre: Non temere, ma abbi soltanto fiducia 19. Proseguì il cammino verso la casa della ragazza; lungo la strada in mezzo alla folla s'introdusse a spintoni, come le fu possibile, una donna che soffriva di perdite di sangue: a causa di quella malattia che l'affliggeva da lungo tempo aveva speso tutto il suo denaro con i medici senza alcun risultato. Appena riuscì a toccare l'orlo del suo mantello rimase guarita. E il Signore: Chi mi ha toccato? 20, chiese. I discepoli, all'oscuro dell'accaduto e vedendo ch'era premuto dalla folla e che s'era preoccupato solo d'una donna che lo aveva toccato leggermente si stupirono e risposero: La folla ti opprime e tu chiedi chi ti ha toccato? Ma Gesù replicò: Qualcuno mi ha toccato 21. Era vero: quelli spingono, questa invece lo ha solo toccato. Molti dunque opprimono molestamente il corpo di Cristo, solo pochi lo toccano salutarmente. Qualcuno - disse - mi ha toccato; poiché mi sono accorto che un'energia è uscita da me. Ma appena quella vide che non era rimasta nascosta, si gettò ai piedi di Gesù e dichiarò davanti a tutti che cos'era avvenuto. Dopo questo fatto Gesù proseguì il cammino verso il luogo ove era diretto e risuscitò la figliola del capo-sinagoga da lui trovata morta 22.
5. 7. Il fatto fu compiuto veramente così com'è raccontato, ma tuttavia anche le stesse azioni compiute dal Signore avevano un significato simbolico, come se fossero parole, se così può dirsi, visibili e aventi un loro significato. Ciò è chiaro soprattutto nel fatto che andò a vedere se trovava dei frutti in un albero quando non era la stagione e, poiché non ve li trovò, maledisse l'albero e lo fece seccare 23. Se questo fatto non fosse inteso in senso figurato, sarebbe riconosciuto stolto; sarebbe anzitutto sciocco il fatto d'essere andato a vedere se si trovavano frutti su quell'albero, quando non era la stagione di frutti in alcun albero; in secondo luogo, pur ammesso che fosse già la stagione dei frutti, che colpa avrebbe commesso quell'albero di non portare frutti? Ma la cosa aveva un significato simbolico, che cioè egli cercava non solo delle foglie ma anche dei frutti, ossia non solo le parole ma anche le azioni degli uomini; per questo col far seccare l'albero in cui trovò solo delle foglie volle indicare il castigo per coloro che sono capaci di parlare del bene, ma si rifiutano di compierlo. Così dunque è anche per il fatto qui narrato. Si tratta evidentemente d'un fatto simbolico. Colui che prevede ogni cosa dice: Chi mi ha toccato? 24. Il Creatore ha l'aria di non sapere e domanda, proprio lui che non solo sapeva quello che domandava ma sapeva in antecedenza tutte le altre cose. Si tratta certamente di qualcosa d'importante che Cristo vuol dirci mediante un fatto che ha un suo significato simbolico.
5. 8. La figlia del capo-sinagoga era simbolo del popolo giudaico per il quale era venuto il Cristo, che disse: Non sono stato inviato se non alle pecore sperdute della casa d'Israele 25. Al contrario la donna che soffriva perdite di sangue era figura simbolica della Chiesa formata dai provenienti dal paganesimo, ai quali Cristo non era stato inviato con la sua presenza fisica. Egli si recava dalla ragazza malata perché voleva salvarla; quella sopraggiunge, tocca l'orlo del mantello di Gesù che sembra non sappia chi lo tocchi, cioè viene guarita come da uno ch'è lontano. Egli chiede: Chi mi ha toccato? 26. Cioè: non conosco questo popolo. Mi servì un popolo che non conoscevo. Qualcuno mi ha toccato, poiché mi sono accorto che un'energia è uscita da me 27, cioè che il Vangelo è stato diffuso in tutto il mondo e lo ha riempito. Viene poi toccato l'orlo ch'è la più piccola ed ultima parte d'un vestito. Fa' conto che la veste di Cristo siano gli Apostoli. In esso Paolo era come l'orlo, cioè l'ultimo e il più piccolo. Infatti affermò di se stesso l'una e l'altra cosa. Io sono il minimo degli Apostoli 28. Infatti era stato chiamato, aveva creduto dopo tutti gli altri ma guarì più anime che tutti gli altri Apostoli. Il Signore non era stato inviato se non alle pecore sperdute della casa d'Israele, ma poiché lo avrebbero servito e gli avrebbero ubbidito, dando ascolto alla predicazione, anche popoli ch'egli non conosceva, non passò sotto silenzio neppure quelli mentre si trovava lì. Poiché il medesimo Signore dice in un passo: Ho anche altre pecore che non sono in questo ovile. Anche quelle devo condurle dentro in modo che vi sia un unico gregge e un solo pastore 29.
6. 9. Una di tali pecorelle era questa donna; per questo motivo non veniva trascurata ma la sua aspettativa veniva solo ritardata. Non sono stato inviato - dice Cristo - se non alle pecore sperdute della casa d'Israele 30. Ma quella insisteva gridando, continuava a pregare, a bussare, come se già avesse sentito dire: "Domanda e riceverai, cerca e troverai, bussa e la porta ti verrà aperta". Insistette e bussò. Infatti anche il Signore disse: Domandate e riceverete, cercate e troverete, bussate alla porta e vi sarà aperta 31, ma egli prima aveva detto: Non date ai cani ciò ch'è santo e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e, rivoltandosi contro di voi, vi sbranino 32; vale a dire: perché, dopo aver disdegnato le vostre perle, non vi siano anche molesti. Non gettate quindi loro ciò che disprezzano.
6. 10. "E come faremo a distinguere - così possiamo immaginare che replicassero - quali sono i porci e quali i cani?". La cosa appare evidente nella risposta data a quella donna. Poiché alle sue insistenze il Signore rispose così: "Non sta bene portar via il cibo ai figli e buttarlo ai cani 33. Tu sei un cane, sei una pagana, adori gl'idoli ". Ma che cos'è tanto abituale ai cani quanto leccare i sassi? Non è dunque giusto portar via il pane ai figli e buttarlo ai cani. Se dopo aver sentito queste parole quella se ne fosse andata via, si sarebbe avvicinata come un cane e come un cane si sarebbe allontanata, ma con il bussare, da cane che era divenne una persona umana. Poiché insistette nel chiedere e, con l'accettare quello che poteva sonare come un rimprovero offensivo, diede prova d'umiltà e ottenne misericordia. In effetti non si turbò né si adirò d'essere stata chiamata "cane" mentre chiedeva una grazia, domandava misericordia. "È vero, Signore 34; mi hai chiamata cane, sono davvero un cane, riconosco il mio nome; è la Verità che parla, ma non per questo devo essere esclusa dal ricevere una grazia. Sono proprio un cane, ma anche i cani mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni 35. Desidero una grazia piccola piccola, non voglio stare per forza a tavola, cerco solo delle briciole".
7. 11. Vedete come è messa in risalto l'umiltà. Il Signore l'aveva chiamata cane; essa non lo negò ma disse di esserlo. E poiché riconobbe d'essere un cane, subito il Signore le disse: "O donna, grande è la tua fede. Accada come tu vuoi 36. Tu ti sei riconosciuta un cane, io perciò ti riconosco ormai come una persona umana. O donna, grande è la tua fede; hai chiesto, hai cercato, hai bussato alla porta; ora ricevi, trova, ti sia aperta la porta". Vedete, fratelli, come soprattutto l'umiltà è stata esaltata nei confronti di questa donna ch'era cananea, che cioè proveniva dal paganesimo ed era prefigurazione, cioè simbolo, della Chiesa. In realtà il popolo giudaico, per essere escluso dal Vangelo, s'era gonfiato di superbia per il fatto d'aver ricevuto la Legge, per il fatto che da esso erano discendenti i Patriarchi, erano usciti i Profeti, e Mosè, il servo di Dio, aveva compiuto nell'Egitto i grandi miracoli che abbiamo sentito ricordati nel salmo 37, aveva condotto il popolo attraverso il Mar Rosso mentre le acque si ritiravano, ricevette la Legge che diede allo stesso popolo. Il popolo giudaico aveva bene dei motivi per vantarsi ed esaltarsi, ma a causa della stessa superbia avvenne che non volle umiliarsi a Cristo, maestro d'umiltà, repressore dell'orgoglio, medico divino, il quale perciò, pur essendo Dio, si fece uomo affinché l'uomo si riconoscesse uomo. È una medicina molto efficace. Se questa medicina non cura la superbia, non so che cosa può curarla. È Dio e si fa uomo: mette da parte la divinità, cioè in qualche modo la depone, ossia nasconde la propria natura e appare la natura assunta. Si fa uomo pur essendo Dio, mentre invece l'uomo non si riconosce uomo, cioè non si riconosce mortale, fragile, peccatore, malato, in modo da ricercare il Medico almeno perché è malato; ma ciò ch'è più pericoloso, gli sembra d'esser sano.
8. 12. Quel popolo dunque non si avvicinò al medico per questo motivo, cioè per la superbia. Si parla dei giudei come di rami naturali tagliati via dall'albero dell'ulivo, cioè dal popolo generato dai Patriarchi, rami tagliati giustamente perché sterili a causa dello spirito di superbia; in quell'ulivo fu poi innestato un ulivo selvatico 38. Quest'ulivo selvatico era il popolo dei pagani. Afferma l'Apostolo che l'ulivo selvatico fu innestato nell'ulivo domestico, ma i rami naturali furono tagliati via. Quelli furono tagliati a causa della superbia, l'ulivo selvatico fu invece innestato a causa dell'umiltà. Quest'umiltà era mostrata dalla donna quando diceva: "È vero, Signore 39; sono un cane, desidero solo mangiare le briciole". Per questa umiltà piacque anche il centurione; questo desiderava che il suo servo fosse guarito dal Signore e poiché il Signore gli disse: Verrò io stesso e lo guarirò, egli rispose: Signore, non sono degno che tu entri in casa mia, ma di' solo una parola e il mio servo sarà guarito 40. Non sono degno che tu entri netta mia casa. Non lo accolse nella sua casa ma lo aveva accolto già nel proprio cuore. Quanto più era umile, tanto più ne era capace, tanto più n'era pieno. Alla stessa maniera i colli respingono l'acqua mentre se ne riempiono le valli. Dopo che il centurione aveva detto: Non sono degno che tu entri in casa mia, ecco quanto disse il Signore a quelli che lo seguivano: Vi assicuro che non ho incontrato nessuno in Israele che avesse tanta fede 41; cioè non ho trovato tanta fede tra il popolo al quale sono venuto. Che significa: "Tanta"? "Tanto grande". Che cosa la rendeva così grande? Ciò che vi è di più piccolo, cioè l'umiltà. Non ho trovato tanta fede; simile al granello di senape che quanto più è piccolo, tanto più è fervente. Il Signore innestava già l'ulivo selvatico in quello domestico. Faceva ciò quando diceva: Vi assicuro che non ho trovato tanta fede in Israele.
9. 13. Considera infine ciò che segue. Perciò io vi dico (poiché non ho trovato tanta fede in Israele, cioè tanta umiltà accompagnata dalla fede), perciò io vi dico che verranno molti dall'Oriente e dall'Occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli 42. Sederanno a tavola - è detto - cioè riposeranno. Orbene, non dobbiamo immaginare che lì ci siano delle vivande materiali né desiderare qualcosa di simile in quel regno perché in tal caso scambieremmo i vizi con le virtù invece di sostituire le virtù ai vizi. Sono infatti due cose diverse desiderare il regno dei cieli per la sapienza e la vita eterna, e desiderarlo per la felicità terrena, come se lassù potessimo averla più splendida e più ampia. Se tu reputi che in quel regno tu sarai ricco, tu non amputi la cupidigia ma soltanto la muti; ma ciononostante sarai veramente ricco, e lo sarai soltanto lassù. Mi spiego: moltissime cose ammucchia quaggiù chi è bisognoso. Perché i ricchi hanno molti beni? Perché hanno bisogno di molte cose. Chi ha più bisogno si procura più sostanze, ma lassù scomparirà lo stesso bisogno. Tu sarai veramente ricco solo quando non avrai bisogno di nulla. Poiché non è che tu sia ricco e un angelo sia povero perché non ha bestie da soma e carrozze e molti servi. Perché? Perché non ne ha bisogno, perché quanto più è forte tanto meno ne ha bisogno. Sono dunque lassù le ricchezze, le vere ricchezze. Non devi immaginare vivande materiali. I cibi di questa terra sono rimedi necessari ogni giorno, sono indispensabili per la malattia con cui tutti noi veniamo al mondo. Ciascuno sperimenta questa malattia se passa l'ora della refezione. Vuoi vedere quanto pericolosa è questa malattia? È come una febbre acuta che in sette giorni può condurre alla morte. Non ti credere sano. La vera sanità sarà l'immortalità. La sanità di quaggiù è solo una lunga malattia. A te sembra di essere sano perché sostieni questa malattia con rimedi giornalieri; sopprimi questi rimedi e vedrai cosa sarai capace di fare.
10. 14. Fin dalla nascita siamo esposti a una morte inevitabile. È inevitabile che la malattia, di cui parliamo, conduca alla morte. Così dicono certamente i medici quando visitano i malati. Così dicono, per esempio: "Costui è idropico, è vicino alla morte; è una malattia incurabile. È lebbroso, anche questa malattia è incurabile. Questo è malato di etisia, chi lo può guarire? È inevitabile che perisca, è inevitabile che muoia". Ecco, il medico ha già detto: "È tisico, non può far altro che morire"; eppure talora né l'idropico né il lebbroso né il tisico muore di quella malattia, ma ciononostante è inevitabile che chiunque è nato, in seguito muoia. Muore per questa malattia, non può essere diversamente. Ciò lo dichiara non solo il medico, ma anche un ignorante in medicina; ma se anche muore più tardi forse per questo non morrà? Quando avremo allora la vera sanità, se non quando avremo la vera immortalità? Se dunque ci sarà la vera immortalità e non ci sarà nessuna corruzione, nessun deperimento, che bisogno avremo di nutrirci? Quando dunque senti: Sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe 43, non devi preparare il ventre ma la mente; in essa troverai il tuo appagamento: ha le sue vivande anche lo stesso a "ventre" dell'anima. In rapporto a questo ventre è detto: Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati 44. E saranno veramente saziati da non aver fame.
10. 15. Il Signore dunque innestava già l'ulivo selvatico quando affermava: Molti verranno dall'Oriente e dall'Occidente e sederanno a tavola con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, cioè saranno innestati nell'ulivo, le cui radici sono Abramo, Isacco e Giacobbe, mentre i figli del regno, cioè i giudei increduli, andranno a finire fuori, nelle tenebre 45. Saranno tagliati i rami naturali affinché venga innestato l'ulivo selvatico. Ma perché mai i rami naturali hanno meritato d'essere tagliati se non a causa della superbia? e l'ulivo selvatico d'essere innestato se non per l'umiltà? Per questo motivo anche quella donna disse: È vero, Signore; ma anche i cani mangiano le briciole che cadono dalla mensa dei loro padroni 46. E per questo sentì dirsi: O donna, grande è la tua fede! 47. Così anche il centurione: Non sono degno che tu entri in casa mia 48. Io vi assicuro [- rispose il Signore -] che non ho trovato tanta fede in Israele 49. Impariamo ad essere o a mantenerci umili. Se non abbiamo ancora l'umiltà, impariamola; se invece l'abbiamo già, non perdiamola. Se non l'abbiamo ancora, cerchiamo d'averla, per essere innestati; se l'abbiamo già, manteniamola per non essere tagliati via.